New World di Park Hoon-jung è un gangster movie prodotto da Sanai Pictures del 2013, presentato in questi giorni al Florence Korea Film Fest in seno alla rassegna omaggio a Lee Jung-jae, e disponibile fino a domenica 17 aprile su MyMovies.
Il film costruisce, nelle oltre due ore di intreccio, una densa riflessione sui tradimenti e sulla fiducia nel personaggio conteso di Lee Jung-jae. A lui si affianca un tenebroso Choi Min-sik nei panni di un poliziotto i cui buoni propositi sono stati infettati dallo stesso mondo corrotto che tenta di combattere.
New World di Park Hoon-jung, la trama
Dopo la morte dell’anziano Seok, avvenuta in circostanze non ben chiare, la grande società a delinquere Goldmoon resta con il trono vacante. Per intercettare il sostituto e smantellare il sistema, il capo della polizia Kang (Choi Min-sik) chiede al suo infiltrato speciale Lee Ja-sung (Lee Jung-jae) di aderire all’ultima missione, New World.
La situazione degenera quando le richieste sempre più brutali del Capo Kang si scontrano con la fedeltà al sistema della Goldmoon e l’amicizia sincera di suo “fratello” Jung (Jung-min Hwang).
Dallo sceneggiatore di I saw the devil, non potevamo che aspettarci un inizio con tortura e morte nel cemento armato. New World di Park Hoon-jung sfoggia un grande cast e disegna personaggi ambivalenti e tenebrosi. I cattivi hanno una classe incredibile e invidiabile. Così come i buoni non sono per niente buoni. Ma è onnipresente nel cinema coreano questa determinazione che sfascia i cliché e tramuta gli eroi in bestie.
Personaggi e tenebre
Ecco quindi che questi umano-tipi da gangster movie mostrano sfaccettature sorprendenti: il boss tenebroso che esce di scena quasi subito, contro quello più bullo e meno raffinato (che acquista puntualmente prodotti fake, a rappresentare perfettamente il suo stile e l’idea che ci si fa sul suo conto). Choi Min-sik, d’altronde, è un capo della polizia algido e indurito dal passato, accanito fumatore e impietoso sfruttatore di vite. E su tutto Lee che nasconde sentimenti sotto l’armatura, e cerca di restare a galla in mezzo alle minacce, non solo alla sua incolumità, ma anche alla sua dignità di uomo.
Per svelare questa profondità di pensiero, solo i primi piani, con i quali Lee Jung-Jae riempie lo schermo con invadenza. Non proferisce quasi parola: le battute che lo riguardano degli interi 135 minuti di film sono veramente poche. La maggior parte del tempo sono gli altri a descriverlo o a svelarne il profilo psicologico. Quel che ci viene concesso, profusamente, è il suo sguardo, la sua camminata ciondolante e l’atteggiamento, lungi dall’ essere quello di un boss malavitoso. Eppure… Memorabile quindi l’interpretazione che ci regala.
Lunghissima costruzione e intreccio tagliente
La scrittura è capace di attorcigliare un nodo alla gola del pubblico e tendere finemente l’atmosfera. Passo dopo passo, è una battaglia a chi resiste vivo e sotto la tensione di una clessidra che scorre inesorabile. Mentre la polizia stringe la morsa, i cattivi si annientano l’uno l’altro in un clima di diffidenza e odio vicendevole. Come tutti i gangster movie, la fiducia è un lusso che fa collassare il sistema, specialmente in Goldmoon, dove Seok, l’anziano leader, ha lasciato il trono vacante e i pretendenti famelici e arrabbiati.
Il film sedimenta l’intreccio minuto per minuto senza esagerare con l’azione e le bastonate, gettando così le fondamenta della ferocia che si scatena ed esplode nella lotta tra fazioni solo ben oltre la metà del film. Mentre la testa di Lee Jung-sa penzola nell’attesa di essere decapitata o risparmiata.
New World di Park Hoon-jung, tanto è una riflessione sulla spregiudicatezza che si raggiunge nel puntare l’obiettivo, quanto si dedica al valore della fraternità. Dei legami umani costruiti sulla fiducia reciproca che sono così forti da determinare il giusto anche nella parte cattiva. Avvolgente e torturante.