Passato in anteprima al Bifest arriva al cinema, distribuito da BIM, Gli Stati Uniti contro Billie Holiday.
Presentato alla serata finale del Bifest, scritto dal Premio Pulitzer Suzan-Lori Parks, Gli Stati Uniti contro Billie Holiday HA chiuso, dalla cornice splendida del Petruzzelli, un Festival unico, ricco e trasversale.
Billie Holiday. Una voce. Un’anima
Se la voce è espressione del nostro io, quello di Billie doveva essere profondissimo. Un abisso. Come quello in cui cadde: la droga.
La vita la spinse nel baratro e si impegnò a più riprese nel farlo.
Eleonor Fagan, diviene Billie Holiday. Vita e musica si fondono in un immenso dramma gigantesco, fatto di cadute e risalite, come in un ring. La sue voce risente di quei confini indefinibili che detta la sofferenza. La stessa che essa riversò a piene mani nel capolavoro di denuncia che è anche metafora della sua stessa vita: Strange Fruit.
New York, 1939: Il Cafè Society, al Greenwich Village, era uno dei pochi locali in cui i neri potevano sedere al fianco dei bianchi, grazie al proprietario convinto sostenitore dell’integrazione. In quel locale, si esibiva una giovane cantante di colore, dalla voce profonda e inquieta, dal passato difficile e dal carattere fiero.
Sensuale e sfrontata in pubblico, fragile e indifesa nella vita privata: stuprata da bambina, in cella per rissa, ex prostituta, tossicodipendente e tremendamente libera. Questa era Billie Holiday.
La storia di A strange fruit
Una sera Billie decise di cantare una canzone di Abel Meeropol, poeta, scrittore, compositore ebreo-russo, scritta per protesta contro il linciaggio di due lavoratori di colore di una piantagione. “Non c’era nemmeno un leggero applauso nell’aria all’inizio- scrive nella sua biografia la cantante– poi solo una persona ha iniziato a battere nervosamente le mani e così tutti gli altri l’hanno seguito”. Non era più intrattenimento, ma una protesta. Il brano divenne la conclusione di tutti i concerti e alla fine lei lasciava il palco. Non c’era bisogno di aggiungere altro.
A Strange Fruit, considerata da Time il monumento musicale del secolo scorso, hanno fatto seguito capolavori come Lover Man, ballata malinconica dal testo che sembrava scritto per lei, God bless the child, che parla dell’ipocrisia di un mondo in cui i musicisti neri vengono trattati come grandi artisti, ma devono entrare sempre dalla porta di servizio come i domestici, The man I love, il brano per antonomasia della grande Lady Day, cantato dai più grandi, la commovente I’ll be seeing you e I’m fool to want you, il suo brano di addio.
Semplicemente è stata, e rimane, una delle più belle e influenti interpreti vocali del Novecento. Nel 1959 dopo la sua ultima incisione, subisce un attacco di epatite e viene ricoverata in ospedale a New York, dove muore il 17 luglio, all’età di 44 anni. Era la fine della sua travagliata esistenza e l’inizio del mito.

Andra Day, la bellissima ed elegante protagonista di Gli Stati Uniti contro Billie Holiday
Andra Day, la candidata ai GRAMMY Awards, è Billie Holiday nel film Gli Stati Uniti contro Billie Holiday, scritto dal Premio Pulitzer Suzan-Lori Parks. Grazie alla sua ottima interpretazione, Andra Day ha vinto il Golden Globe come Migliore Attrice Protagonista.
La brava protagonista é una cantante alla sua prima esperienza da attrice. Nominata ai Grammy Awards nel 2015, Day ha così commentato:
“Billie Holiday è stata una combattente. Ha combattuto contro molte cose. Ma soprattutto contro se stessa e i suoi demoni. Madrina dei diritti civili, non si tirava mai indietro quando si trattava di combattere per la sua gente.
Aveva visto morire il padre perché nero e non aveva mai dimenticato le difficoltà vissute da donna nera. Per interpretarla, ho dovuto prendere peso e lavorare sulla mia voce. Interpreto un personaggio che fuma sigarette, dorme con molte persone (uomini e donne), fa uso di diverse droghe e beve: uno stile di vita del tutto lontano dal mio.
La sua vita è stata molto pesante. Nata da genitori adolescenti nel 1915 da una madre che, lavorando come cameriera, provvedeva al sostentamento della famiglia e da un padre che suonava in una squattrinata band jazz, stava spesso con la sorellastra della madre e suo marito. Stuprata a dieci anni e giudicata al pari di una prostituta nel processo che ne conseguì, venne mandata in un convento cattolico prima di finire in un bordello a 14 anni. Solo un arresto da parte della polizia la riportò sulla giusta strada e la spinse a dedicarsi alla musica”.
La sinossi di Gli Stati Uniti contro Billie Holiday
Negli anni Quaranta l’icona della musica jazz Billie Holiday collezionava successi in tutto il mondo, mentre il governo federale statunitense decideva di trasformare la Holiday nel capro espiatorio di una dura battaglia contro la droga prendendo di mira la sua fragile e complicata vita.
Il fine ultimo delle azioni intraprese contro la cantante era impedirle di eseguire la sua ballata “Strange fruit”, canzone di denuncia contro i linciaggi del governo degli U.S.A. e contributo essenziale per il movimento per i diritti civili.
La locandina

La regia di Lee Daniels
A dirigere Gli Stati Uniti contro Billie Holiday è Lee Daniels, regista e produttore statunitense. Nato nel 1959 a Philadelphia, ha frequentato la Lindenwood University nel Missouri prima di trasferirsi a Los Angeles e tentare la carriera nel mondo del cinema.
Grazie ai soldi guadagnati con la vendita della sua agenzia di babysitting, ha mosso i primi passi lavorando sul set dei videoclip Purple Rain e Under the Cherry Moon di Prince.
Fondando una propria compagnia di produzione, ha prodotto nel 2001 Monster ‘s Ball, titolo che ha fatto guadagnare un Oscar all’attrice Halle Berry. Il successo di critica e pubblico gli è finalmente arrivato nel 2009 grazie a Precious, vincitore del Sundance Film Festival. Sono poi seguiti The Paperboy, in concorso al Festival di Cannes, e The Butler.
Il cast di Gli Stati Uniti contro Billie Holiday
Ad arricchire il cast principale di Gli Stati Uniti contro Billie Holiday troviamo gli attori Rob Morgan (è Louis McKay, l’ultimo marito della cantante), Garrett Hedlund (è Harry J. Anslinger, funzionario che, proibizionista per eccellenza, negò a Holiday il permesso per esibirsi nei locali di New York).
A seguire Trevante Rhodes (è Jimmy Fletcher, l’agente nero che sotto copertura avrebbe dovuto incastrare Billie), Miss Lawrence e Da’Vine Joy Randolph (sono il costumista Miss Freddy e la parrucchiera Roslyn, amici intimi della cantante)
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