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Mubi Film

‘La Bouche de Jean-Pierre ‘ su MUBI, la recensione

Un rispettoso racconto delle violenze subite da una bambina, trasportata in contesti inadeguati a lei e a contatto con persone non in grado di tutelare la sua fragilità e la sua formazione

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La Bouche de Jean-Pierre è il primo film scritto e diretto da Lucile Hadžihalilović (Évolution). Nel cast ci sono Sandra Sammartino, Denise Aron-Schropfer e Michel Trillot. Prodotto da Gaspar Noé, il film è su MUBI.

La Bouche de Jean-Pierre è vincitore del Sundance Film Festival nel 1997 e del Toronto International Film Festival nel 1996, oltre ad altri festival. È stato candidato al Festival di Cannes nel 1996 all’interno della categoria Golden Camera.

La storia è una silenziosa ed efficace denuncia sugli abusi verso i minori.

La Bouche de Jean-Pierre: la trama

Una ragazzina, Mimì, assiste al tentativo di suicidio della madre, la quale viene poi ricoverata in ospedale e la ragazza affidata alla zia Solange. Mimì conosce il fidanzato della zia, un uomo che disturberà in vari modi il suo soggiorno.

La Bouche de Jean-Pierre è tutto attraversato dalla presenza disturbante di un uomo che crede di avere tutto sotto controllo; invece, non è in grado di agire nemmeno sulla sua stessa persona. È un uomo che si prende la libertà di entrare in bagno mentre Mimì è sotto la doccia; di fare sesso con la sua compagna lasciando la porta aperta, consapevole della presenza della bambina nell’altra stanza; di insegnare il comportamento sociale a Mimì, appena arrivata in un altro posto della Francia. È un personaggio evidentemente scisso e la regia ci restituisce una inquadratura di Jean-Pierre allo specchio che suggerisce proprio l’idea di un uomo doppio.

La gabbia di Mimì

Mimì è una ragazza taciturna: ha appena visto la madre rischiare di moire, ha dovuto abbandonarla in ospedale ed è stata portata in una nuova casa con gente sconosciuta. Parla solo con le bambole e quelli sono, in effetti, i giochi adeguati alla sua età, ma Jean-Pierre crede di poterle insegnare anche questo.

“Non sei un po’ grande per giocare con le bambole”

Lei vede gli atri ragazzini giocare e può solo ammirarli da lontano. Le bambole sono le sue vere amiche: parla con loro, chiede a loro di uscire.

Solange è una donna del tutto incapace di empatizzare con la condizione della piccola e non può accorgersi dell’influenza di Jean-Pierre su Mimì. Caccia la bambina sul pianerottolo di casa perché deve passare l’aspirapolvere, chiede alla bambina di non disturbare perché non è a casa sua. È una donna sopraffatta da Jean-Pierre. Per curare la sua conseguente depressione, segue una terapia per audiocassetta. Una donna non in grado di badare a se stessa e del tutto inadeguata a prendersi cura di una ragazza così giovane.

Questo contesto diventa per Mimì una gabbia, una trappola dalla quale è impossibile uscire se non con i metodi che ha appreso fuori di lì. Prova a liberarsi dalla morsa delle persone che la ospitano, finendo nella casa dei vicini piena di ragazzi che suonano e si divertono con canzoni rap. Ma, trascurando il contesto visibilmente inadatto a lei – seppur occasione di evasione – viene bruscamente ricondotta all’ordine.

La regia

Il titolo, La Bouche de Jean-Pierre, ci viene spesso evocato dalla regia con i primissimi piani delle bocche dei personaggi: da quella della madre di Mimì a quella di Mimì stessa. E dalla bocca sembra passare l’illusione per le due donne di trovare la libertà. Questo elemento simmetrico è ricorrente e restituisce un’immagine immatura della bambina indotta da un ambiente per lei fortemente ostile: cercare la libertà nell’unico modo che ha appreso in passato fa di lei un personaggio impossibilitato al cambiamento.

I volti di madre e figlia vengono spesso sovrapposti nel corso del film. I primissimi piani sono molto frequenti, ma anche l’uso di un linguaggio poco narrativo e più di attrazione. Il momento in cui si passa ripetutamente dal volto di Mimì a quello della madre in ospedale è un passaggio quasi allucinato e serve certamente a tenere il legame tra madre e figlia, entrambe in una condizione compromessa. Ma è uno dei momenti in cui si va oltre il film e oltre la narrazione, senza mai scadere nel puro esibizionismo e virtuosismo stilistico.

Il lento avvicinamento alla profondità umana

La macchina da presa di Lucile Hadžihalilović in La Bouche de Jean-Pierre è usata come strumento di avvicinamento progressivo dello sguardo verso i punti focali della storia. All’inizio del film vediamo ambienti esterni deserti, immersi nella calma della notte e nessuna presenza li attraversa. All’interno dei locali, con i personaggi costretti nei loro spazi limitatissimi, come accade a Mimì che si trova a dormire in una stanza grande quanto il suo letto, succede invece di tutto: ci si picchia, si urla, si fa sesso davanti ai bambini. La stessa immagine leggermente distorta suggerisce un atteggiamento d’intrusione prima di tutto dell’occhio dello spettatore in quegli ambienti domestici, ma poi anche nei vari modi mostrati dal film, di un adulto nella vita di una bambina. L’avvicinamento progressivo, centrale nella narrazione, è replicato a livello visivo partendo dagli ambienti fino a giungere ai primissimi piani sui personaggi e persino penetrando nel profondo delle loro coscienze, pur dovendo accettare il limite fisico dei loro corpi.

I colori, in La Bouche de Jean-Pierre, vengono usati magistralmente: domina il giallo che si trova ovunque (la bambina stessa è vestita di giallo). Ma ci sono momenti in cui si creano triangolazioni di colori sapientemente gestiti. Questo contribuisce a bilanciare perfettamente e formalmente un’immagine che deve, nel suo ruolo comunicativo, restituire una storia dolorosa.
La regia è in grado di mostrarci l’abuso senza mai mostrarlo davvero: lo fa inquadrando Jean-Pierre e Mimì tagliando l’inquadratura in modo equivoco, lo fa stando con la macchina da presa vicina alle bocche e alle cose.

Conclusioni

La Bouche de Jean-Pierre è un ritratto della violenza, presente in varie forme, crudo e allo stesso tempo delicato, privo di stereotipi e di sensazionalità. Questo non impedisce l’emozione, ma favorisce l’accoglimento dei temi del film e la comprensione delle vicende dei personaggi, altrimenti a rischio di facile respingimento da parte dello spettatore.

Il trailer del film:

La Bouche de Jean-Pierre

  • Anno: 1996
  • Durata: 51'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Francia
  • Regia: Lucile Hadžihalilović

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