La locandina
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È stato sorprendente e molto emozionante vedere nel film la mia vita scorrermi davanti in immagini di molti anni fa, come un flash. È una storia straordinaria, la mia. Roberto (Faenza n.d.r) ha ritratto perfettamente questa storia, in particolare nei caratteri espressi in maniera realistica e negli attori scelti che li rappresentano. Quando ero ragazzino per strada ero come un animale, vivevo di percezioni, di sensazioni, di intuizioni. Osservavo, annusavo, sentivo, proprio come un animale. Ho dovuto imparare a proteggermi e divenni un ladro esperto, perché osservavo le persone e come si muovevano. Ho imparato a vedere gli schemi degli esseri umani e li copiavo.
Questa capacità l’ho poi replicata anche nella scienza. Sono diventato autosufficiente, ma sono stati molto importanti anche gli altri bambini. L’amicizia tra esseri umani come è stata quella con la bambina Frenck, è stata fondamentale per sopravvivere: abbiamo imparato a diventare leali uno con l’altro e a proteggerci.
Ecco un altro tema che emerge del film: è la fedeltà verso se stessi e altri esseri umani, come avvenne con Frenck. E quindi anche un film sull’empatia, umano, senza spari, o aggressioni. Si parla di sopravvivenza.
Hill of vision parla di realizzazione, di obiettivi, della saggezza di voler continuare e prosperare, esortando alla propria capacità di continuare nella formazione, di fare una scuola.
“Io ero partito dal nulla, non sono andato a scuola da piccolo e ho poi ottenuto dei traguardi. Spero che possa insegnare agli altri ad avere fiducia in se stessi, che tutto si può recuperare. Alla fine sono le persone a cui stai vicino che ti creano la vita.
E’ anche una storia sulle persone. Spesso siamo noi stessi i primi nostri nemici e questo film può essere di ispirazione.
Prima di andare negli USA non avevo alcuna educazione, non ero mai stato a scuola, non avevo studiato niente. Poi ho capito quanto importante fosse studiare. Non si smette mai di imparare e le cose che ho imparato nella strada, mi sono poi servite nella scienza. Noi tutti facciamo continuamente esperienze che poi introiettiamo
Innanzitutto ho imparato ad osservare. I nostri occhi sono sorprendenti e li dobbiamo allenare a vedere. Come succede poi nella scienza dove impari a osservare
Poi ho imparato a contare su me stesso. Gli altri non ti daranno niente. Devi essere tu sicuro di te e procurarti ciò che ti serve, fidandoti delle tue conoscenze, della tua capacità personali”.
Mi aspettavo di vedere strade lastricate d’oro in America ma ho trovato molto di più: opportunità. Le persone che hai intorno sono quelli che poi emulerai. In USA ho trovato una comunità, un gruppo su cui contare e confrontarmi per scoprire e crescere.
Mario Capecchi
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Hill of vision: la sinossi
Mario Capecchi, futuro premio Nobel per la medicina, nasce in Italia da madre americana, poetessa e attivista politica, arrestata dai fascisti nel 1941 e successivamente internata in un campo di concentramento tedesco. Con quell’arresto inizia per Mario, all’età di cinque anni, una vita che diventa ben presto selvaggia, violenta e avventurosa. Quando la madre lo ritroverà miracolosamente nel 1947, inizierà per entrambi un percorso di rinascita che porterà Mario, per usare le sue stesse parole, “dagli stracci alla ricerca”.
Info e biglietti