Sarà perché Leyla Bouzid conosce così bene il mondo arabo, con le sue tradizioni e i retaggi culturali, anche quello degli immigrati in Francia – lei stessa si è trasferita a Parigi da Tunisi per frequentare l’Università -, sarà perché descrive con raffinata abilità psicologica la vita giovanile e studentesca parigina, con la sua bramosia di vita e di relazioni che sembra a volte nascondere le differenze sociali e le difficoltà di vera inclusione: per questi ed altri motivi Una storia d’amore e di desiderio interpreta a meraviglia situazioni e contesti a molte dimensioni, fra le quali emergono i temi della sensualità, dell’amore e del desiderio, lasciando intendere molto altro.
Una storia d’amore e di desiderio di Leyla Bouzid
Una storia d’amore e di desiderio, il secondo lungometraggio di Leyla Bouzid – regista tunisina naturalizzata in Francia e già nota per il pluripremiato Appena apro gli occhi – Canto per la libertà (Une histoire d’amour et de desir) – arriva su Mubi. Film di chiusura alla 60esima Semaine de la Critique del 74° Festival di Cannes,
Il film tocca molti temi: la complessità delle relazioni e la fragilità di tanti giovani, la forza della sensualità e del desiderio, i blocchi inibitori causati da un’educazione conservatrice, i pregiudizi serpeggianti fra classi sociali distanti, pur nelle dichiarate ‘pari opportunità’, la libertà e l’emancipazione di molte giovani donne rispetto alle tradizioni patriarcali di origine, l’apertura mentale che possono offrire gli studi ed il confronto fra culture e generi.
La storia di Ahmed e Farah
Anche se il film evidenzia differenti elementi, facendo da specchio in particolare alle difficoltà culturali, sociali e generazionali di tanti ragazzi emigrati dal Maghreb in Francia, nell’infanzia o da più grandi (come avviene a Leyla/Farah, trasferitasi appena maggiorenne nella Parigi brulicante di vita), al tempo stesso si concentra sulla storia di Ahmed e Farah, due giovani fra tanti, il cui incontro segna per le loro vite un punto di svolta, quello della conoscenza ravvicinata con l’amore ed il desiderio; sentimenti così potenti da poter spaventare chi non li ha mai provati.
Ahmed, francese di origine algerina, ha diciotto anni, è cresciuto nella periferia parigina senza sapere quasi nulla del suo Paese, non ne conosce né la lingua né la cultura. I genitori di Ahmed sono fuggiti dalla guerra civile (1991-2002) e non sono più rientrati in Algeria. Appassionato di letteratura, Ahmed sceglie di studiare lettere alla Sorbona, ottenendo una borsa di studio e interrogandosi, più o meno consapevolmente, sulla sua legittimità e adeguatezza a seguire i corso nel prestigioso Ateneo.
Sui banchi dell’Università, a un corso monografico sulla letteratura araba erotica, Ahmed incontra Farah, una giovane tunisina piena di energia vitale, arrivata da poco a Parigi, che ama divertirsi e uscire con le sue nuove amiche. Mentre scopre un corpo di letteratura araba sensuale di cui non ha mai conosciuto l’esistenza, da ‘Le mille e una notte’ a molti altri saggi e libri di poesia, Ahmed si innamora follemente di questa ragazza e, sebbene letteralmente sopraffatto dal desiderio, cercherà in ogni modo di resistervi e di opporsi al sentimento e al piacere, fino alla catarsi finale.
Letteratura e sensualità
Il film è girato con grande attenzione per i volti, i corpi, gli sguardi dei protagonisti (bravi e intensi nei rispettivi ruoli, Zbeida Belhajamor e Sami Outalbali), in una Parigi dei giovani, dove centro e periferia, mélange culturale e sociale tendono ancora a fondersi, ad interagire. La fragilità e la resistenza del protagonista maschile a lasciarsi andare all’amore sono ben descritte nei dettagli psicologici e nelle sovrastrutture familiari. Nel film molto spazio è dato anche alla letteratura araba, erotica e non solo, alla scoperta della poesia e della sensualità che ne derivano. Traspaiono l’importanza e il ruolo che la regista attribuisce alla lettura, all’educazione ed agli studi, oltre che alle contaminazioni culturali, nell’emancipazione sentimentale, psicologica e sociale di ogni individuo.
“Volevo raccontare la storia di un giovane uomo che fatica a vivere con pienezza un sentimento d’amore” – afferma la regista Leyla Bouzid – “Ahmed è letteralmente sovrastato dal desiderio, ma cerca in tutti i modi di resistergli. È un ragazzo di cultura araba, perché è la cultura che conosco meglio, ed è pieno di dubbi, fragilità, difficoltà ad accettare i suoi slanci vitali. Avevo questa necessità di esplorare la vita intima di Ahmed, filmare la sua parte di mistero, e cercare di comprenderla. La sua resistenza mi sembrava risuonare particolarmente in questo territorio periferico, in cui il sentimento amoroso è spesso attraversato da non detti. Là dove domina l’immagine di una virilità esacerbata, ho voluto dare un autentico spazio alla fragilità maschile e accordare una parte significativa alla sua sessualità.”
Leyla Bouzid oltre Una storia d’amore e di desiderio
Figlia del grande regista e intellettuale laico tunisino Nouri Bouzid, da sempre impegnato contro la dittatura di Ben Ali e contro l’integralismo religioso, Leyla – classe 1984 – è nata e cresciuta a Tunisi. Nel 2003 si trasferisce a Parigi per studiare letteratura francese alla Sorbona e regia a La Fémis, nel settore produzione. Nel 2011 dirige il suo cortometraggio di diploma, ‘Shudders’’, e nel 2013 realizza ‘Zakaria’. Nel 2015 realizza il suo lungometraggio di esordio ‘Appena apro gli occhi – Canto per la libertà’, presentato e premiato alla 72esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia e in numerosi altri festival internazionali, che ottiene un grande successo anche di pubblico, sia in Francia che in Tunisia. Una storia d’amore e di desiderio è il suo secondo lungometraggio.