In attesa del gran finale della fiction Vostro Onore, Camilla Semino Favro, interprete del personaggio di Ludovica ha raccontato qualcosa del suo personaggio e della sua costruzione. Ma anche qualcosa della sua carriera.
Camilla Semino Favro in Vostro Onore
Com’è stato prendere parte alla fiction Vostro onore?
Non conoscevo il progetto quando sono andata a fare il provino. Non sapevo che fosse tratto da una serie israeliana né che ci fosse una versione americana piuttosto famosa che stava uscendo di lì a poco. All’inizio ricordo di essere stata incredula perché, ancora, non riesco a vedermi inserita in ruoli come quello dell’avvocata oppure quello del medico. È come se fossi rimasta legata a una visione di me più da ragazzina.
Quello di Ludovica in Vostro Onore, invece, alla fine, si è rivelato essere un ruolo che sono riuscita a trovare grazie al regista e alla sceneggiatura. Sono stata molto contenta perché finalmente era qualcosa di grosso. Nel mio percorso di lavoro ho avuto tanti ruoli, ma sono sempre stati più secondari, con meno pose. Qui, per la prima volta, mi sono dovuta confrontare con un ruolo che aveva un numero di pose più alto rispetto ad altri progetti più recenti. E poi con un personaggio che aveva un arco dalla prima all’ultima puntata e che, di conseguenza, doveva essere costruito cercando di trovare un animo che non fosse lo stesso delle due serie che già erano uscite. Ma, da questo punto di vista, non potevano esserci problemi perché sono molto diversa dai due personaggi e dalle due attrici.
In generale si può dire che il tuo personaggio è buono. Un buono quasi universale: alla fine Ludovica è una dei pochi personaggi che agisce senza secondi fini.
Sì, è vero. Ma lo fa all’inizio in maniera inconsapevole. La cosa bella di questo personaggio è che apparentemente può rischiare di sembrare un personaggio bidimensionale. Ludovica è la figura femminile ignara, inconsapevole, positiva, che vuole andare avanti con il suo lavoro solo per fare il bene del ragazzo che segue, che ha la storia con il protagonista che ammira ed è il suo mentore. Ecco che la sfida era riuscire a dare una profondità (anche se già questi sono elementi abbastanza consistenti). Una profondità che la rendesse più reale e anche più vicina a quello che è una ragazza di 30 anni che si affaccia al mondo dell’avvocatura, che si è laureata da non tantissimo tempo, che fatica a trovare lavoro, che si deve fare spazio in un mondo spesso molto maschile.
Ed è questo il lavoro che ho cercato di fare con Alessandro Casale. Ma anche con tutti i miei colleghi, con Riccardo Vicardi (interprete di Nino Grava) ed era la cosa più interessante, divertente e difficile: dare una tridimensionalità e non solo dei tratti positivi. In ogni scena abbiamo cercato di trovare delle parti che potessero andare a inquinare questo tipo di personaggio per non farla diventare l’eroina inconsapevole che va dritta per la sua strada.
Il ruolo di Ludovica
Secondo te è corretto considerare quello di Ludovica un personaggio chiave?
Sì, però direi più che lei è un personaggio chiave inconsapevole. Sta facendo una caccia al tesoro alla cieca, al buio. Ludovica usa la sua disposizione per fare il suo lavoro e si rende conto che si sta andando a complicare sempre più. Sta diventando tutto più scuro all’interno del percorso che sta facendo con Nino Grava. In qualche modo lei, appunto inconsapevolmente, detona delle piccole bombe, fa da detonatore di piccoli nodi che si sciolgono di puntata in puntata. E questo parallelamente al lavoro che fa Sara Vichi (interpretata da Barbara Ronchi). Loro sono le due ricercatrici di questo percorso. Ricercando, una in una direzione e una in un’altra, con due metodi di ricerca completamente diversi, è come se questi due personaggi femminili dessero un colpo al cerchio e uno alla botte, mettendo Vittorio Pagani nell’angolo.
E trovo che questo sia bellissimo, soprattutto il fatto che siano due personaggi femminili. Sono entrambe forti, ma sbagliano anche perché fanno supposizioni sbagliate, si fidano troppo. Ludovica è un personaggio che si fida troppo, completamente annebbiata dall’ammirazione per Vittorio Pagani e anche dall’innamoramento che ha per lui. E anche la Vichi si fida. Tutti e due i personaggi hanno degli scivoloni, degli errori di ingenuità che li rendono molto umani.
Ludovica secondo Camilla Semino Favro
Dovendo descrivere il personaggio di Ludovica, cosa direbbe Camilla Semino Favro?
Ludovica è una giovane avvocata che si affaccia al mondo del lavoro e che vive e sopravvive tra la sua goffaggine e la sua grande intuizione e intelligenza. Si fida più della sua parte razionale e pratica, ma capisce, nell’arco delle puntate, che deve fare affidamento alla sua parte istintiva, animale e viscerale che è il nucleo di questa serie, di tutti i personaggi. Quando arrivi nelle viscere del personaggio, nelle decisioni più difficili, alla fine ti fidi e ti affidi completamente al tuo istinto ed è quello che fa Ludovica. La cosa bella di questo personaggio è che è una donna che permette di cambiare opinione e punto di vista, cioè di scardinarsi dalle sue consapevolezze e sicurezze. Nelle prime puntate si fida costantemente e ciecamente di Vittorio, però, col tempo, capisce che deve andare per la propria strada.
Quello di Ludovica è un personaggio nel quale ci si rispecchia molto. Forse è uno dei personaggi più veri e autentici.
Questa cosa che mi dici è molto bella. C’è da dire che abbiamo cercato di lavorare per non restituire la classica immagine stereotipata dell’avvocata con il tailleur, tutta impettita. Abbiamo cercato di andare oltre l’immaginario stereotipato, forse legato alle serie americane.
Il lavoro di Camilla Semino Favro per la costruzione del personaggio
Per costruire il personaggio di Ludovica, quindi, hai seguito le direttive registiche e di sceneggiatura? O c’è qualcuno a cui ti sei ispirata?
No, nessuno in particolare. Ho semplicemente fatto un giro fuori dalle università per guardare i ragazzi e le ragazze che si stavano laureando e che stavano studiando. Ho anche parlato tanto con un mio amico che è avvocato per farmi dire cos’è l’avvocatura in generale e cercare di legarmi a qualcosa di assolutamente realistico.
Quanto c’è di Camilla Semino Favro nel personaggio di Ludovica? E viceversa?
Di mio c’è l’essere un po’ pasticciata e un po’ goffa. Abbiamo, per esempio, scelto, insieme alla costumista Olivia, di avere sempre tante borse, proprio per rendermi più pasticciata e goffa.
E poi c’è un tratto che potrebbe essere simile: la faccia da dura che ha Ludovica quando è con Nino e che è la faccia del lavoro. Cioè Ludovica si fa vedere più grossa di quello che in realtà è. Poi, però, con Vittorio e in altre scene, si vede che è più insicura, fragile e spaventata anche del giudizio degli altri. Quindi quando è con il ragazzo più giovane che è anche il suo assistito, mette la faccia dell’avvocata che fa anche la sbruffona. Ma in realtà è tutta scena.
Il resto del cast e il gran finale
Che rapporto si è instaurato con il resto del cast? Com’è stato, per esempio, lavorare con Stefano Accorsi? Ci avevi già lavorato in altri progetti. Com’è stato ritrovarsi?
Sì, con Stefano avevamo lavorato nello stesso progetto, 1993 di Sky, ma io e lui non avevamo scene insieme e non ci eravamo mai incontrati se non sul set. Poi ci siamo incontrati sul set de Il campione e abbiamo lavorato un po’ insieme ed è stato bello e divertente. E poi ritrovarci qui, per me è stato bellissimo. Lui è un grande professionista, è molto piacevole e divertente lavorare con lui. Ti mette a tuo agio; è sempre in collaborazione con te. Non lavorerà mai da solo, è una persona che condivide, che chiede. E questo fatto mi fa sentire molto più sicura, e mi fa anche divertire di più. E poi ho lavorato benissimo con Riccardo Vicardi che è un attore eccezionale e ci siamo trovati molto bene.
In vista del gran finale, senza fare spoiler, cosa ti sentiresti di dire al personaggio di Ludovica?
Le direi abbi pazienza, da tutti i punti di vista. Vuol dire tutto e niente, ma ne avrà bisogno. Respiri profondi e training autogeno.
Camilla Semino Favro e il teatro
So che fai anche molto teatro. Quanto influisce nel tuo modo di fare cinema e televisione e viceversa?
Sicuramente il teatro, che è quello che ho fatto e faccio di più, mi fa portare sul set una grande disciplina e una grande attenzione, ma anche un ascolto verso gli altri. Sia nei confronti dei colleghi, ma anche degli operatori di macchina, dei tecnici e di tutti i reparti.
Dal cinema e dalla televisione e in generale dal set posso portare un coefficiente di rischio maggiore che a teatro, a volte, mi permetto meno e, invece, ho capito che sul set, anche avendo poco tempo, a volte per smuovere le scene e trovare cose nuove, devo un po’ buttarmi e rischiare per far uscire cose inaspettate. Anche perché sul set ci sono spesso imprevisti, a volte non c’è il silenzio o il buio che c’è in teatro. Poi, naturalmente, quello che dico non è facile farlo. Io stessa sto imparando a farlo adesso.
Del tuo progetto teatrale When the rain stops falling cosa puoi dire?
Siamo in tournée adesso con questo spettacolo. Si tratta di un testo che si è interrotto esattamente due anni fa a Prato. È un testo australiano, contemporaneo di un drammaturgo e sceneggiatore australiano che si chiama Andrew Bovell. Il testo è molto bello e ambientato dagli anni ‘50 al 2023, quindi cavalca la storia di una famiglia nell’arco di 80 anni. Si potrebbe quasi parlare di una saga familiare anche se in realtà non lo è.
Il cinema (e non solo) di Camilla Semino Favro
In generale, se potessi scegliere di collaborare o lavorare con registi o attori diversi da quelli con cui hai già lavorato, quali sceglieresti? Hai un cinema di riferimento?
A me piace molto scoprire nuovi registi e registe: mi piace il cinema indipendente. Non saprei darti uno o più nomi. Non mi dispiacerebbe sicuramente provare a fare un’esperienza lavorativa all’estero, quindi con registi stranieri. Sicuramente ho un interesse nei confronti del cinema indipendente, soprattutto per giovani registi emergenti: è sempre curioso lavorare con persone che non hanno ancora una storia cinematografica alle spalle e stanno provando a costruirla.
I progetti futuri
Presto sarai nuovamente impegnata con una fiction Rai, Sopravvissuti. Puoi anticipare qualcosa su questo, magari sul tuo personaggio?
Ancora è tutto un po’ top secret. Posso dirti che è stata posticipata l’uscita. Arriverà su Rai1 per 5/6 settimane. La storia è quella di un naufragio di un gruppo di persone che partono con una barca a vela di nuova generazione per un progetto di raccolta fondi e l’imbarcazione viene colpita da una grossa tempesta. Queste persone si trovano in mezzo al mare e dovranno affrontare per un bel po’ di mesi questo naufragio e tutto ciò che è conseguente agli avvenimenti nel corso di questo lasso di tempo, tra famiglie che aspettano a casa e simili. Il mio personaggio è quello di una ragazza che lavora all’interno di questo cantiere navale che ha costruito la barca a vela. Partirà con suo marito e poi succederanno cose.
Altri progetti futuri?
Oltre a Sopravvissuti, uscirà una serie, sempre Rai, sul generale Dalla Chiesa con Sergio Castellitto che andrà in onda probabilmente intorno a ottobre, novembre e sarà diretta da Lucio Pellegrini.