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Reviews

Festival di Roma 2011: “Nuit blanche” di Frédéric Jardin (Extra – Fuori Concorso)

Regia e montaggio sostengono l’azione con uno stile da capogiro che inchioda alla sedia e toglie il respiro. Completano l’armonia di una messinscena così ben architettata la fotografia caratterizzante di Tom Stern e la verosimiglianza di un cast che non poteva essere più azzeccato

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Una breve regressione prima di procedere con la recensione di Nuit blanche. Sabato 5 novembre 2011, sospiri di sollievo hanno accolto le repliche dei film vincitori a conclusione del Festival capitolino. Possiamo dirlo, l’edizione appena passata della kermesse cinematografica romana non ha fatto breccia nei cuori degli avventori, spesso tornati a casa con scarsa soddisfazione e pochi numeri su cui puntare. Il tema dell’imprevedibilità del caso (Un cuento chino) si è aggiudicato la vittoria e l’originale autore argentino Sebastián Borensztein ha portato a casa con onore e merito il Marc’Aurelio d’Oro. L’imprevedibilità del caso ha voluto anche che quest’anno il concorso ufficiale si presentasse decisamente sottotono. Non è un mistero che la fetta più interessante e più seguita della programmazione festivaliera fosse contraddistinta da quel ‘bollino blu’ diventato ormai negli anni garanzia di qualità. La sezione Extra – Concorso e Fuori Concorso – a cura di Mario Sesti è l’angolo più soddisfacente del festival in termini di varietà tematica, approfondimento e abilità stilistica. È per questa ragione che, a festival finito, vogliamo segnalarvi le recensioni di alcuni film meritevoli dalla distribuzione italiana incerta, fortunatamente adocchiati dall’oculato Sesti.

Con questa predisposizione d’animo vi parliamo di Nuit Blanche, thriller-noir francese dal ritmo adrenalinico firmato da Frédéric Jardin con una sceneggiatura a quattro mani scritta insieme a Nicolas Saada. Una coppia promettente quella di Jardin figlio d’arte – il padre Pascal è stato sceneggiatore di molti film e lui ha affiancato registi come Godard e Sautet – e Saada, critico dei Cahiers du Cinéma negli anni ’80. Dal sodalizio artistico siglato in nome del cinema prende vita un inseguimento mozzafiato tra buoni e cattivi dove non sempre i ruoli sono chiari. Due poliziotti rapinano un corriere della droga, recuperano il bottino e uccidono uno dei malavitosi. Ma il malloppo è del boss Marciano, invischiato in affari con turchi e giamaicani, e non è facile fregarlo. Intuisce la firma del colpo e rapisce il figlio di uno dei due autori (Tomer Sisley, il protagonista) per imporgli uno scambio equo: la droga in cambio del ragazzo. A parte la scena iniziale girata in una Parigi diurna, il resto del film è ambientato nei dedali della claustrofobica e affollata discoteca del boss. Tra piste di musica elettronica stracolme di gente, cucine i cui arnesi si trasformano all’occorrenza in efficaci armi da combattimento, poliziotti tanto ligi al dovere da intralciare un’indagine delicata, la notte in discoteca di Sisley è tutt’altro che da sballo e quella che sembrava una missione semplice si complica a ritmi vertiginosi.

Regia e montaggio sostengono l’azione con uno stile da capogiro che inchioda alla sedia e toglie il respiro, (attenzione, spoiler in arrivo) fino all’imprevedibile twist con cui guardie e ladri si danno il cambio. Nel giro di una notte e nella limitatezza degli spazi di una discoteca, Jardin e Saada hanno concentrato la tensione di un’azione vissuta fino all’ultimo respiro, dando prova di grande abilità nel gestire la suspense, nell’affermare la credibilità narrativa e nel catturare ogni vibrazione con equilibrati e veloci movimenti di macchina.

Completano l’armonia di una messinscena così ben architettata la fotografia caratterizzante di Tom Stern (proprio quel Tom Stern da cui Clint Eastwood non si è più separato dopo avervi lavorato in Debito di Sangue , 2002), che dà il giusto colore all’anima di ogni spazio attraversato dall’ansimante protagonista, e la verosimiglianza di un cast che non poteva essere più azzeccato. Nel contesto ristretto della discoteca e in un perimetro tonale ‘nero’, Jardin non rinuncia allo humour, iniettandolo nella cucina del locale dove con un etto di creatività, uno di alta tensione e due di irrefrenabile violenza si preparano gli scontri più pittoreschi. Ci piacerebbe potervi consigliare la visione di Nuit Blanche al cinema ma, al momento, possiamo solo augurarci che tra un ‘vampiro’ e un ‘idiota’ l’azione francese trovi la sua distribuzione.

Francesca Vantaggiato

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