Vi riproponiamo la recensione di Licorice Pizza di Paul Thomas Anderson. Presentato in anteprima al Festival di Cannes nel 2021, ha suscitato l’interesse della critica e del pubblico per la sua narrazione unica e il suo stile distintivo. La produzione è curata da Focus Features, Ghoulardi Film Company e MGM, mentre la distribuzione è gestita da Focus Features. Nel cast principale troviamo attori come Alana Haim, Cooper Hoffman, Sean Penn, Tom Waits e Bradley Cooper. Attualmente è visibile su Netflix.
Candidato a tre nomination tra cui quelle per il miglior film e regia, Licorice Pizza è una lettera d’amore alla giovinezza del tempo andato in cui Paul Thomas Anderson si conferma poeta di un’anticonvenzionalità capace di regalarci due personaggi/attori indimenticabili.
Prima della recensione di “Licorice Pizza”, la prefazione
L’amore non va spiegato. Innamorarsi è lecito
Nei lungometraggi di Paul Thomas Anderson succede spesso qualcosa di inaspettato che chiama in causa ciò che sta al di fuori dell’inquadratura. Se Ubriaco d’amore ci aveva stupito regalandoci un Adam Sandler come non l’avevamo mai visto, mentre Il filo nascosto si era avvalso del mistero legato alla scelta di abbandonare le scene da parte di Daniel Day Lewis, per offrire al personaggio di Reynolds Woodcock un’aurea ancora più insondabile di quella già assegnatagli dalla sceneggiatura, Licorice Pizza non è da meno, presentandosi ai nastri di partenza con due interpreti, la cui prima volta davanti alla mdp, cosa di per sé eccezionale, è doppiata dalla particolarità del casting, poiché non solo Cooper Hoffman (Gary Valentine) è figlio del compianto e indimenticabile Philip Seymour, tra i prediletti del regista americano con ben tre titoli all’attivo, ma perché Alana Haim (Alana Kane), prima del debutto cinematografico era conosciuta per essere un membro del gruppo musicale Haim nel quale suonano le stesse sorelle che assieme ai genitori figurano nel film come componenti del nucleo famigliare della protagonista. Tutto questo a conferma di una dialettica, quella tra finzione e realtà, in cui la seconda contribuisce non poco a costruire l’immaginario della prima.
Vizio di forma
È un vizio di forma quello che sulle prime ci fa percepire Licorice Pizza come qualcosa di insolito nella filmografia di Paul Thomas Anderson. Venendo da una storia tormentata e complessa come quella raccontata ne Il filo nascosto. L’’amore costretto a pagar dazio ai rovelli psicologici e al retaggio ancestrale del protagonista. La levità dei sentimenti presente nella sua ultima fatica coglie in contropiede.
Paragoni autoriali
Succede che un regista dopo la realizzazione di un film complesso e strutturato senta la voglia di rifugiarsi in qualcosa di più leggero anche dal punto di vista produttivo. In realtà quella di Anderson è sempre stata una cinematografia dalla doppia natura in cui dramma e commedia, mente e cuore, si alternano e si mescolano (Ubriaco D’amore) con intermittente costanza. Laddove il dramma è accompagnato in maniera coerente da una messinscena che volge al metafisico, con un processo di interiorizzazione in cui la componente formale diventa decisiva nella creazione del significato (The Master, Il Petroliere). Abbiamo diversi titoli in cui la commedia assume una struttura più classica ed estroversa. Un affresco epocale e collettivo (ancora una volta la San Fernando Valley degli anni 70) nel quale, come succede in Licorice Pizza, il punto di vista dei protagonisti è centrale ma non unico. Corrisponde in qualche modo a quello del regista che rimembra sullo schermo immagini della propria gioventù.
La forma necessaria
Mai come in questo caso la mdp di Paul Thomas Anderson si mette a disposizione della storia. Se in altri casi l’occhio del regista mostrava la sua presenza nella particolarità delle riprese così come nell’organizzazione dello spazio cinematografico, in Licorice Pizza il linguaggio punta sempre all’essenziale. Fa delle scelte di campo e dei movimenti di macchina la diretta conseguenza delle azioni/intenzioni di Gary e Alana e non di uno stile da perseguire.
Così succede nella lunga sequenza iniziale in cui è l’importanza del momento – il primo incontro dei protagonisti – a dettare la scelta del piano sequenza. Tecnica che traduce al meglio il desiderio dei ragazzi di non venire meno alla presenza dell’altro. Staccare il meno possibile dall’”attimo fuggente”. Una priorità confermata poco dopo nella scena del primo appuntamento. La serie di campi e controcampi risulta la soluzione più efficace per immortalare la magnifica presenza di Alana. Con il primo piano a cui spetta il compito di riassumere la centralità del volto nella prima fase dell’innamoramento. La faccia dell’amato/a è l’unico appiglio materiale per evitare di trasformare quell’istante in un tempo di pura astrazione.
Agente segreto
In un quadro del genere il massimo dell’allusione presente in Licorice Pizza lo si ha nella sequenza dell’abbraccio finale, al termine della corsa disperata che porta gli amanti uno nelle braccia dell’altro. La leggerezza dell’età giovanile prevale sull’afflato amoroso quando a campeggiare sopra i corpi di Gary e Alana sono i titoli della sala cinematografica dedicati a una rassegna di James Bond, riferimento scherzoso alla battuta con cui Alana per prendere giro Gary gli chiede se per caso tra le sue tante doti non ci sia anche quella di agente segreto. Il fatto che il ricongiungimento tra i due avvenga in armonia con un tale contesto serve a Anderson per chiudere il cerchio sulle ritrosie di Alana, finalmente disposta a lasciare da parte ogni scetticismo a proposito di quell’amore, e dunque a credere nei sentimenti di Gary. Nonostante la sua giovane età.
La recensione di “Licorice Pizza”: amori impossibili
Licorice Pizza è un’altra storia di amore impossibile, come lo sono stati molti di quelli raccontati fin qui da Paul Thomas Anderson. A cominciare da quello filiale/incestuoso/pornografico di Julian Moore per Mark Wahlberg in Boogie Nights, oppure dall’altro, altrettanto proibito, del Maestro verso l’allievo in The Master; e ancora da quello prevaricatore e per certi tratti sadico di Daniel Day Lewis nei riguardi di Vicky Krieps ne Il filo nascosto. Se in Licorice Pizza a ostacolare il sentimento del minorenne Gary nei confronti di Alana è innanzitutto la differenza anagrafica, per il tipo dinamiche che si instaurano tra i due protagonisti (destinati a riunirsi dopo aver lottato contro un mondo che preferirebbe tenerli lontani) e soprattutto per il ricorso a un amore pronto a negare ogni evidenza pur di vedere trionfare il suo sogno, il nuovo lavoro di Paul Thomas Anderson si può considerare come l’ideale seguito di Ubriaco D’amore.
Anderson e Baker
Peraltro più di altri, questi due film rappresentano ai massimi livelli l’anticonvenzionalità del cinema di Paul Thomas Anderson. Quest’ultima risulta così forte proprio perché il regista non se ne compiace neanche per un attimo, ma anzi ne fa un tratto comune e addirittura ordinario dei suoi personaggi. Una caratteristica, questa, che unita alla volontà di raccontare l’altra America avvicina Paul Thomas Anderson a Sean Baker, altro grande cantore dell’alterità americana. Il fatto che in Italia Red Rocket sia uscito la settimana prima di Licorice Pizza permette allo spettatore di verificarne in prima persona il paragone.
Intrattenitore di talento
Dietro le quinte di Licorice Pizza intravediamo anche una riflessione sul cinema se è vero che il personaggio di Gary passa dal set cinematografico alla vendita di letti ad acqua con la disinvoltura di chi sa che il segreto di quei mestieri sta nel saper vendere sogni.
Sono uno showman, dice Gary, consapevole che il cinema non si ferma sullo schermo, ma continua nella vita, a patto che anche in questa si riesca a dispensare la stessa dose di meravigliata innocenza. Una condizione che fa da propulsore a quella anticonvenzionalità del regista americano di cui abbiamo appena detto, con Anderson pronto a non fare distinzioni tra cinema alto e basso, tra culture e subculture: a patto, però, di non venire meno al mestiere di intrattenitore di talento.
Post Fazione alla recensione di “Licorice Pizza”
Licorice Pizza è un film molto particolare. Si inserisce con rafforzata specificità in quel filone sentimentale amoroso che in qualche modo ne affianca la filmografia più conosciuta e premiata in sede critica. Quella in cui dramma e tragedia la fanno da padrone. Un indirizzo ritenuto da molti minore rispetto al principale, con il secondo capace di annoverare titoli come Il petroliere, The Master e Il filo Nascosto. Anderson è l’unico che si può permettere di fare “Scorsese”, pensando all’amore in termini non divisivi e con tanto di lieto fine. Senza perdere la qualità e le prerogative del proprio cinema. Complice due personaggi strepitosi – Gary Valentine e soprattutto Alana Kane, quest’ultima destinata a svettare nel panorama delle figure andersiane. Licorice Pizza è una commedia giovanile a cui la romantica leggerezza del contesto non impedisce di andare dritto al punto. Un film che parla al cuore degli adulti.
Prima o dopo la recensione di Licorice Pizza Quattro film di Paul Thomas Anderson