‘Dangerous’ action un po’ farlocco sull’isola in capo al mondo
Su Prime Video arriva Dangerous, un thriller con protagonista Scott Eastwood nei panni di un ex detenuto sociopatico che affronta un criminale ancor più problematico e folle di lui, presso un'isola nordica semideserta circondata dall'Oceano Pacifico.
Dangerous è una pellicola di David Hackl del 2021. Nel cast Scott Eastwood, Mel Gibson, Leanne Lapp. Brendan Fletcher, Ryan Robbins, Brenda Bazinet.
Dangerous – la trama
In Dangerous, appena uscito su Amazon Prime, Dylan Forrester è un ex detenuto che soffre da tempo di incapacità a relazionarsi con altri individui; circostanza, quest’ultima, che lo ha indotto a trasformarsi in un killer infallibile quanto spietato. Al momento l’uomo (lo interpreta Scott Eastwood, figlio somigliantissimo del mitico Clint, e da qualche anno attore abbonato a ruoli da protagonista in actions non proprio indimenticabili), scarcerato ma costretto ai domiciliari, si trova in cura presso un singolare psichiatra. Impersonato dal perennemente istrionico Mel Gibson, ultimamente “ospite” in diversi prodotti commerciali, in cui la celebre star australiana partecipa con apparente divertimento e un certo tutt’altro che celato spirito goliardico.
Questo stravagante medico prescrive al nostro impassibile protagonista somministrazioni periodiche di antidepressivi e un monitoraggio costante, via cellulare, con cui il dottore si prodiga ad impartire consigli per impedire al detenuto di pregiudicarsi in compromettenti passi falsi con la giustizia.
Il giorno in cui a Dylan giunge la notizia che il fratello minore e saggio, fino a quel momento suo unico contatto con il mondo esterno e con la sua famiglia, è morto in circostanze poco chiare nell’isola sul Pacifico ove si è rifugiato anni prima con madre e fidanzata, aprendo una sorta di solitario eremo per turisti desiderosi di quiete presso una ex colonia militare in disarmo, il ragazzo d’istinto viola la detenzione controllata, col proposito di recarsi in quel posto isolato e inospitale per presiedere ai cerimoniali funebri.
La polizia impiega poco tempo a capire la destinazione del fuggiasco, e, nella persona di una zelante e tenace poliziotta (Famke Janssen), si incarica di intervenire per catturarlo in loco in flagranza di reato.
Bloccato dallo zelante guardiano dell’isola (Tyrèse Gibson, qui impegnato in un superficiale ruolo “usa e getta”) poco dopo essersi presentato a casa del defunto fratello, e aver ricevuto una freddissima accoglienza da parte dell’anziana madre diffidente, da sempre sconcertata dal comportamento di quel ragazzo apparentemente insensibile ad ogni sfumatura emozionale, Dylan diviene suo malgrado l’elemento discriminante che consente, a quello sparuto gruppo di presenti alla cerimonia, di riuscire a sopravvivere, non appena nell’isola si manifesta un gruppo di spietati gangster, giunti lì per motivi inizialmente ignoti, ed anzi scambiati in un primo momento per la polizia.
Guidato dai consigli bizzarri dello psichiatra, l’ex detenuto comprenderà che la sua incapacità di provare sentimenti ora è la soluzione che permetterà, a lui e agli suoi parenti e ospiti, di sopravvivere al folle agguato di quei delinquenti armati ed assetati di vendetta, nonché motivati a cercare di impossessarsi del vero motivo per cui il fratello del protagonista decise anni prima di stabilirsi in quell’isola.
I dettagli di questo ultimo particolare si potranno comprendere seguendo l’esile e un po’ greve vicenda che anima questo ordinario action, tutto ambientato su una fotogenica quanto desolata isola immaginaria, ricostruita grazie ad una sapiente ma anche artificiosa sintesi tra efficaci effetti speciali e amene vedute aperte riprese chissà dove, affacciate su una ipotetica e desertica terra nordica che si immagina ubicata in mezzo al grande Oceano.
Dangerous – la recensione
Nel thriller Dangerous l’eventuale appiglio suggestivo rappresentato dal luogo isolato e accerchiato da un mare che costringe con le sue incognite a convivere su uno stesso limitato territorio due parti contendenti e rivali, si perde purtroppo inesorabilmente man mano che il film si concentra sui suoi personaggi, quasi tutti sopra le righe ed eccessivi, costruiti in modo bizzarro, poco plausibile, nonché approssimativo e poco convincente. Insomma, l’atmosfera malata e il mistero sapientemente ricostruiti nel seducente noir Shutter Island del grande Scorsese, sono tratti che qui in Dangerous possiamo inesorabilmente e con gran malincuore dimenticare di poter scorgere.
Se poi Scott Eastwood non possiede la verve mimica sufficiente per rendere i tratti suggestivi di uno psicopatico alla Jack Nicholson che, suo malgrado, si impegna a controllarsi e a guarire da quella apatia di sentimenti che lo ha reso in passato una perfetta macchina per uccidere, viceversa i cattivi veri appaiono bozzetti caricaturali e scontati, oltre che macchiette insopportabili.
E Kevin Durand, in sé bravo attore, ma troppo avvezzo ad abusare di ruoli di “méchant” tutto tic fuori controllo, sadismo e moine (si pensi ai suoi ruoli commerciali in Primal in cui affronta Nicholas Cage o anche in pezzi d’autore come The Captivedi Egoyan), non fa che ripetersi nei cliché più scontati.
Allo stesso modo il ruolo della nota attrice ed ex-Xmen Famke Janssen risulta inizialmente sufficientemente tratteggiato, ma poi improvvisamente abbandonato a se stesso, fino a un epilogo frettoloso e banale che la riporta in pista, ma non riesce minimamente a valorizzarne la presenza.
La sceneggiatura poi si rivela sin troppo titubante nel giostrarsi tra azione serrata, lotte e sparatorie e momenti di ironia bislacca e fuori controllo, compromessa ulteriormente da scenette di famiglia grottesche degne di una sitcom di poco valore che suscitano imbarazzo.
Quanto alla regia, infine, la direzione un po’ qualunque e senza grandi tocchi personali a cura di David Hackl, sceneggiatore e regista canadese specializzato in titoli tra l’horror della serie Saw e l’azione più pura e scontata di altri titoli che conviene non menzionare, contribuisce a rendere questo modesto thriller come un prodotto di pura routine usa e getta, destinato ad essere dimenticato subito dopo una visione tutt’altro che coinvolgente. 3/10
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