Parigi, 13Arr in uscita il 24 marzo è un film imperdibile, per la sua natura eziologica. In arrivo da Cannes 74, narra amore e complessità sessuale della gioventù, oggi alla ricerca di sé stessa. Ispirato dalla Graphic Novel di Adrian Tomine, il film diviso in tre parti, affronta per 4 giovani, seduzione, sicurezza e fragilità nel sesso e nella costruzione di rapporti, i loro blocchi o la troppa disinibizione.
Fratture emotive incagliate e inesprimibili, collegate a traumi del passato, a violazioni nel presente, o a identità sessuali non nette, portano a difficoltà nell’esprimere, vivere sia una sana fisicità che l’espressione verbale di essa. Super reale, super attuale.
Un tema raro, vivo, molto autentico e contemporaneo tra violenze, violazioni di privacy, identità digitale erotica, ricerca di sesso online con cam girl o il proliferare di app specializzate in appuntamenti pornografici, il sesso prende una nuova forma, come indifferente al sentimentalismo. L’esplorazione intima, elegante di Audiard in Parigi, 13Arr, avvalorata dalla sceneggiatura di Sciamma, ci restituisce attenzione verso il prossimo in uno sguardo nuovo, arroccato tra la morbidezza fotografica di bianchi e neri e la polarizzazione del colore nell’attimo di pornografia.
Parigi, 13Arr. La forma del film, la fotografia, il bianco e nero
Anche la fotografia in questo film è splendida e, assieme alla musica completa, plasma, ammorba. La fotografia infatti crea un’atmosfera soffice, spesso ovattata, quella che i sentimenti tra i protagonisti nascondono o non riescono a manifestare del tutto, almeno nella prima parte.
L’unico momento a colori è dato dalla pornografia rappresentata dalla bellissima cam girl, Amber Sweet ritratta a colori nella sua bellezza erotica, ma in quanto tale distante, in video, semi-reale, rappresenta il fake, qualcosa di irraggiungibile, fuori dalla realtà. Amber Sweet che pure è fondamentale come pivot nella storia, è vista solo attraverso gli schermi di un computer o di un telefono, resta a distanza, sullo sfondo, a colori appunto.
L’amore. Il sesso. Il dialogo. Qualcosa di pieno e totale si vede nel film, fatto di luci, ritmi, colori, suoni, tipi di personaggi e tematiche. Tutto si sposa e fluisce morbido di vita in vita, in un incastro visivo splendido, dai toni bianchi e neri che rende Paris, 13arr universale e gli conferisce un aspetto senza tempo.
La musica del film Parigi 13Arr è di Rone
La musica composta da Rone, è semplicemente stupenda. Fatta di ponteggi, arroccata su palafitte, sottolinea gli avvenimenti come fossero punti esclamativi. E separa gli episodi come spartitraffico di cemento in autostrada. Come un grosso e giallo evidenziatore è creata con un’intelligenza e un gusto senza eguali, serve a evidenziare, a rimarcare le dissonanze, i frastuoni che rimbombano nei corpi e anime dei protagonisti.
La colonna sonora di questo eccelso musicista ha un sapore di impalcatura, su ciò si reggono le storie. Come un trabattello, esplora e sorregge sia solitudine che condivisione e, anche da sola, vale tutto il film.
“Quando hai paura pensa intensamente a qualcuno che ami e il dolore sparirà”.
Una chiave quella di Audiard che apre la porta allo scambio, alla messa in discussione di noi stessi e al futuro (collettivo) che è ancora da scrivere.
La sceneggiatura del film Parigi, 13Arr
Firmata conCèline Sciamma e Léa Mysius che danno un indubbio valore aggiunto ad Audiard, la sceneggiatura è ispirata dall’adattamento di tre racconti di Adrian Tomine, autore di fumetti. Tomine propone storie concise, intrise di realtà, con personaggi problematici, alla ricerca di qualcosa che non riescono a definire appieno. Inoltre, il suo tratto molto semplice ed efficace non distoglie lo sguardo dall’azione e sembra già realizzato per il cinema, al pari di uno storyboard.
Un po’ come Rohmer, Tomine è un moralista: alla fine delle sue storie, i personaggi sembrano aver imparato qualcosa sulla vita e su loro stessi. Racconta il regista: “abbiamo provato tutta la sceneggiatura senza interruzioni sul palcoscenico di un teatro parigino e da li abbiamo cercato l’intimità anche in un periodo difficile come quello del COVID 19”.
I personaggi e i protagonisti: uno sguardo
Les Olympiades è un film sui giovani. Giovani, ma non più adolescenti, già un po’ adulti. Tutti i personaggi in qualche modo sperimenteranno in senso positivo la disillusione. In qualche modo mentivano a se stessi o si illudevano. Le esperienze che faranno apriranno i loro occhi su ciò che sono veramente, ciò che vogliono e ciò che amano davvero. Tutti hanno esperienza, si incontrano e si amano. Hanno un’esistenza sociale e non sono fuori dal mondo. Tre sono trentenni che stanno attraversando una crisi di intenti. Non riescono ad assestarsi in amore o sessualmente, e cambiano vita quando arrivano al punto di divenire autonomi.
Il personaggio di Camille (Makita Samba), un giovane insegnante di lettere di origine africana, intellettuale e fisicamente sicuro di sé è già disilluso dal sistema scolastico. È più in là con la sua vita e iniziamo a conoscere anche la sua famiglia: la sorella tenta di divenire una stand up comedian e il padre un insegnante di matematica. Possiamo capire che Camille ha una crisi di vocazione e da qui emerge netta una critica sociale di Audiard al mondo della scuola, agli insegnati sottopagati e mal gestiti, per cui molti perdono interesse e cambiano mestiere. Nel suo rapporto con gli altri, Camille tende ad essere arrogante e affascinante. Di sicuro è consapevole di entrambi i lati del suo carattere. Ama le donne, l’amore e la libertà. Per un po’.
Nora (Noémie Merlant) ha 33 anni, è bella e intelligente, ma insicura. Si crede noiosa. Personaggio interessante è fuggita dalla provincia e dal lavoro di agente immobiliare per riprendere gli studi a Parigi, dopo un passato familiare doloroso, ma una coincidenza ‘social’ le causa un blocco che si somma a un trauma pregresso. Solo attraverso Amber Sweet, un’altra bella donna, coraggiosa e franca, Nora capirà chi è e i suoi gusti, anche sessuali. Nora ne uscirà profondamente e definitivamente cambiata, se non altro libera.
Émilie (Lucie Zhang) è una giovane franco-cinese, nonostante abbia studiato Scienze Politiche sceglie, all’apparenza volutamente, di lasciarsi portare da un piccolo lavoro all’altro (operatrice in un call center, cameriera, ecc.,) senza una meta e nessuna ambizione, protesa più all’amore. È combattuta tra i piani richiesti dalla sua famiglia e la sua libertà di giovane donna. È brillante, originale intellettualmente, forse insicura, si perde in provocazioni di poco conto.
Cam girl, Amber Sweet (Jehnny Beth) sta per confrontarsi forse per la prima volta con sé stessa e capirà il suo profondo interesse sessuale.
I temi di Parigi, 13Arr
Perché i protagonisti, non solo del film, ma spesso della vita, alla fine, dopo che sono stati dedotti e attuati i segni della reciproca seduzione, quando dovrebbero abbracciarsi e amarsi, non lo fanno? Non esiste più il discorso amoroso? Quali sono i codici, gli attimi, le parole? Perché tutto è stato detto e la seduzione, l’erotismo e l’amore sono passati già oltre attraverso le parole. Il resto forse è superfluo. Come funziona oggi, ai tempi di Tinder e dell’andiamo a letto subito, la prima sera? Troppo veloce? Tutto scontato? Queste e molti altri i temi e le domande che si scatenano in chi guarda l’imperdibile Les Olympiades.
La locandina di Parigi 13Arr. Il titolo originale Les Olympiades
Les Olympiades, titolo originale di Parigi, 13Arr, è un quartiere di Parigi con 12 torri residenziali, costruite lungo un’enorme spianata. Situato nel XIII arrondissement tra rue de Tolbiac e l’avenue d’Ivry è parte di un piano di rinnovamento negli anni Settanta, presenta una omogeneità architettonica davvero notevole. In ricordo dei Giochi olimpici invernali di Grenoble del 1968, ogni torre porta il nome di una città olimpica: Sapporo, Città del Messico, Atene, Helsinki, Tokyo… e le strade nomi di discipline olimpiche: rue du Javelot, rue du Disque, e così via. “Filmando li, la città appare come qualsiasi altra città europea o metropoli asiatica – racconta il regista.
Les Olympiades è quindi un quartiere piuttosto originale, variopinto, socialmente e culturalmente misto. Gli eterogenei personaggi del film vivono e si incrociano lì. Il termine “Olympiades” del titolo si riferisce sia all’idea delle conquiste sportive sia alla vita amorosa dei personaggi che sono in ballo con identità, sessualità e conquista.
Il cast e la produzione
A Christel Baras, la direttrice del casting, va il merito di questi grandi attori ben coesi anche in scene intime e durante covid19. È a lei che si deve Lucie, Makita, Noémie e Jehnny. E poi è quello di una gioventù francese multietnica incarnata da Émilie (Lucie Zhang), Camille (Makita Samba), Nora (Noémie Merlant) e Amber Sweet (Jehnny Beth), le cui relazioni apparentemente molto fluide e quasi intercambiabili mascherano handicap relazionali (spirito di competizione, regole, dubbi, vuoto, schermi, immaturità, egocentrismo, cattiveria collettiva, ecc.).
Sembra tutto molto bello, fluido, per usare un termine in voga. Si va a letto molto facilmente, si passa da un lavoro all’altro, ma non sempre le cose sono rosee tra loro e non è sempre facile trovare e accettare il proprio/giusto posto nella vita, in società.
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