Ananda è il film documentario che segna l’esordio alla regia di Stefano Deffenu, che ne ha curato la direzione della fotografia, il montaggio e ha scritto la sceneggiatura con Bonifacio Angius e Pierre Obino. Il documentario, una produzione di Monello Film, è stato presentato in anteprima internazionale alla 55° edizione del Karlovy Vary International Film Festival.
Ananda un percorso interiore, spirituale e poetico alla ri-scoperta di sé stessi.
Non può essere considerato un documentario convenzionale. Stefano Deffenu, classe 1978, regista, autore e attore del film, evita di offrire immagini patinate di un’India esotica, tipica delle guide turistiche. Il regista, piuttosto, utilizza la sua esperienza per indagare la giungla del suo animo, interrogandosi e interrogandoci sulla nostra reale condizione nell’universo.
La trama
Il personale diario di viaggio di un ingenuo sognatore alla ricerca di un’antica leggenda raccontata da un cialtrone. Un vagabondaggio nell’antica India, dove il tempo che passa, porterà lo sguardo del viaggiatore a confondersi tra l’illusione di false verità e la consapevolezza di una bugia che pare più vera del vero. La ricerca di una tribù di bambini fantasma, gli Ananda, che appare e scompare lungo la strada densa di magia e di primitiva superstizione condurrà alla ricerca di un sogno perduto.
Un viaggio doloroso
“Ananda è una mia personale ricerca verso una pace che probabilmente non troverò mai”.
Sono queste le parole del regista, che, partito dalla sua Sardegna, giunge fino ai piedi dell’Himalaya. Una ricerca che non è finita con il ritorno a casa, ma è continuata in un viaggio doloroso che ha trovato la sua catarsi in un misto di sorriso e lacrime, musica e immagini, divinità, maestri e fantasmi.
Di Ananda restano bene impressi i volti sorridenti e spensierati dei bambini di Malana, uno sperduto villaggio situato ai piedi dell’Himalaya. Ma si percepisce una certa angoscia mista a rabbia, causata da una preziosa perdita.
La ricerca degli ananda, la tribù di bambini che vivono nella giungla, i quali comunicherebbero attraverso una lingua ancestrale, appare un pretesto usato dal regista per ritrovare una parte di sé: suo fratello gemello morto.
“Non sono mai stato solo. Abbiamo fatto tutto insieme. Una notte è andato via di casa e nessuno sa dove sia”.
La ricerca del fratello
La perdita del fratello diventa il tema principale di Ananda e la morte assume un profilo mistico. La magia dell’India, dove tutto è sacro, la proietta in un’altra dimensione, vera e falsa allo stesso tempo e modo.
Il film è composto da dieci capitoli, con un prologo e un epilogo. Ogni capitolo, con un proprio titolo, assume l’aspetto di un poemetto, con parole, immagini, gesti, danza e musica.
La voce narrante è quella del regista, il quale non si preoccupa affatto della dizione accademica, e non nasconde la parlata sarda che con la sua naturalezza rende tutto ancora più poetico.
“Nel 2011 ho fatto un viaggio in India. Credevo che cambiando mondo avrei cambiato me stesso”.
Il prologo e i primi capitoli di Ananda ci mostrano l’India di oggi, sospesa tra progresso e antiche tradizioni, dove l’odore di benzina e fritto si confonde con quello delle vacche. Le città sono popolate da veri e finti Guru; pellegrini e mendicanti si mescolano tra la folla.
Qui, poi, viene presentata la leggenda della tribù dei bambini che hanno sovvertito le regole dell’infanzia e si sono ribellati.
L’infanzia
L’infanzia è il leitmotiv del documentario che proietta lo spettatore nella vita dei bambini incontrati dal regista nel suo viaggio, che gli ricorda l’infanzia, vissuta insieme al fratello perduto.
Ma questa e i bambini sono utilizzati anche come strumenti rivoluzionari per lottare contro il Sistema e realizzare un film davvero innovativo, come del resto è Ananda.
È Bathi Baba, un vecchio Guru, capelli e barba lunga, che ci racconta la leggenda della tribù dei bambini, che durante i giorni di festa arrivano in città, seguendo il corso del fiume Gange.
Melana
Il viaggio di Stefano Deffenu, poi, prosegue fino a Melana, lontana dal mare più vicina alle nuvole. La tradizione vuole far risalire la nascita di questo sperduto villaggio ad Alessandro Magno e a un suo fidato guerriero.
Qui tutto è sacro e i suoi abitanti, con pelle chiara e occhi blu, cosi diversi dal resto della popolazione indiana, non possono essere toccati. Questo luogo che appare come la meta, l’inizio e il percorso del viaggio di Stefano Deffenu. Qui, dove la nebbia magicamente avvolge la natura, tutto ha inizio e tutto ha fine.
Il finale tra sogno e realtà
Il documentario, poi, percorre la strada del sogno. Le immagini appaiono appositamente sovraesposte e un uso particolare delle musiche, curate da Francesco Simula e Luigi Frassetto, ci proiettano nella giungla sconfinata dell’anima dell’autore.
L’essere umano non è solo, è un tutt’uno con l’universo. Ma il paradiso è perduto e solo gli ananda l’hanno compreso.
Il film documentario diretto e scritto da Stefano Deffenu sarà al cinema dal 23 marzo, con il supporto della Regione Sardegna.
‘Ananda’ Il documentario d’esordio di Stefano Deffenu
ANANDA di Stefano Deffenu – Trailer Ufficiale HD