Entrambi disponibili nello store FanFactory (https://fanfactory.shop/) e corredati di booklet, approdano in limited edition blu-ray, nella collana Midnight Factory di Koch Media, Baby e Son. Rispettivamente datati 2020 e 2021, due horror che, in maniera curiosa, hanno entrambi a che vedere con la maternità. Partendo dal primo, infatti, si comincia con una giovane tossicodipendente che, interpretata da Rosy Day, dà alla luce un bambino. Una creatura che, al fine di acquistare eroina, la partoriente decide di vendere, per poi pentirsi dell’azione. La oltre ora e quaranta di visione che segue, non a caso, non mostra altro che i suoi tentativi attuati per riappropriarsene.
Ma, fin dall’incipit, è palese che Baby non rientri affatto negli schemi classici della Settima arte dell’orrore (e non solo).
Del resto, il cineasta spagnolo Juanma Bajo Ulloa parla chiaro: “Intendevo fare un film libero, che arrivasse all’essenza delle cose”. Un film in cui l’abolizione del dialogo mira a dimostrare come le parole oggi siano abusate. Perché, al di là di rare urla sparse, nessuno dei soggetti che vi compaiono pronuncia una sola parola, dall’inizio ai titoli di coda. A contribuire al tutto, poi, insieme al pianto del bimbo è esclusivamente la colonna sonora a firma di Bingen Mendizábal e Koldo Uriarte.
Mentre a contare sono solo le azioni dei personaggi; man mano che la protagonista precipita in un mondo oscuro e tenebroso. Un mondo rappresentato da tre proto-streghe residenti in una grande casa immersa nel bosco. Tre proto-streghe che, incarnate da Harriet Sansom Harris, Natalia Tena e Mafalda Carbonell, altro non simboleggiano che la maturità, la gioventù e la fanciullezza. Conferendo all’operazione il tono di un’atipica fiaba che, attraversata da una silenziosa tensione, s’immerge però nella realtà.
Tanto da evitare elementi soprannaturali per sguazzare, invece, in mezzo a sporcizia, cunicoli ciechi, ragni e topi.
E, passando a Son, si parte ugualmente da una situazione in cui una giovane donna partorisce; stavolta, però, si tratta di un bambino indesiderato. Il motivo? Lei, dal volto della Andi Matichak dell’Halloween 2018, è in fuga da una setta feroce. Nonostante ciò, sente da subito un legame profondo con il figlio e, di conseguenza, cerca di proteggerlo dal male da cui è nato. In particolar modo quando, otto anni dopo, manifesta i connotati del Luke David Blumm visto nella serie televisiva The walking dead.
È proprio allora che un inaspettato incontro coi membri del culto lo fa piombare al fianco della madre in un incubo senza fine. Prima ancora che ad aiutarli si ritrovi un poliziotto impersonato dall’Emile Hirsch del tarantiniano C’era una volta… a Hollywood di Quentin Tarantino. Che l’irlandese Ivan Kavanagh, qui dietro la macchina da presa, aveva già avuto modo di dirigere nel lungometraggio western Gli ultimi fuorilegge. Il Kavanagh che, supportato dalla fotografia di Piers McGrail, privilegia un’atmosfera perennemente cupa e grigia.
In modo da accentuare la sensazione d’inquietudine necessaria ad una vicenda che va ad inserirsi di pieno diritto nel filone dei bambini tutt’altro che rassicuranti.
Considerando che il ragazzino in questione non manchi di manifestare strani comportamenti e di rigettare sangue. Fornendo gli occasionali spargimenti di liquido rosso durante la lenta ma coinvolgente narrazione di Son, non privo di uccisioni. Con la sequenza del motel rientrante di sicuro tra le migliori e lo sguardo probabilmente rivolto al polanskiano Rosemary’s baby – Nastro rosso a New York. Sebbene, in verità, il prodotto, accompagnato dal trailer italiano nella sezione extra, possieda una sua originalità. Fino al colpo di scena conclusivo che i fan del genere, comunque, potrebbero tranquillamente intuire in anticipo.