L’assegnazione degli Oscar, con la sua cerimonia, è un fenomeno che emoziona cinefili e addetti ai lavori, sempre. Perché è il premio più prestigioso del cinema, e il più longevo: risale addirittura al 1929, tre anni prima del Festival di Venezia.
Le candidature vengono presentate quasi due mesi prima e riguardano i film usciti nell’anno solare precedente. E le grandi aspettative sulle nomination fanno sì che si spenda molto tempo sulle supposizioni. La notte degli Oscar quindi è il risultato di un anno di ipotesi e di lavoro (che precedono quello delle giurie, organizzate in un sistema piuttosto complesso).
In attesa dell’evento proponiamo una breve rassegna dei film che in passato hanno vinto più Oscar in assoluto.
Per comodità, e perché questa non è la sede di classifiche o competizioni, ne trattiamo in ordine cronologico. Anche per capire quanto si siano modificati nel tempo le scelte dei votanti e gli investimenti delle produzioni; per riflettere, poi, sui grandi cambiamenti dei film premiati, nella manifestazione più solenne, e carica di suggestioni, del cinema internazionale.
Via col vento (Gone in the wind), regia di Victor Fleming, 1939
Sono passati decenni dal film che ha ottenuto gli incassi maggiori e l’eco decisamente più lungo della storia del cinema. La Rai ogni tanto lo trasmette proponendolo in due serate, visti i suoi 238 minuti. Via col vento parla di guerra, di lutti, di amori infelici raccontati nel passaggio continuo dal dramma al melodramma, dal melodramma al dramma. Ma soprattutto ciò che oggi (con un termine sfruttatissimo) si ama definire resilienza. Rossella O’Hara attraversa i dolori più indicibili, ma la difesa della sua terra la rende sempre più forte.
Domani è un altro giorno e Francamente me ne infischio pronunciati da lei e da Rhett Butler alla fine del film sono sicuramente, da allora, le citazioni filmiche più ripetute a livello planetario.
Otto Oscar (e tredici nomination), compreso quello a Hattie McDaniel, nel ruolo di Mami, come attrice non protagonista: la prima afroamericana ad ottenere la statuetta, alla quale seguirà una densa carriera.
Naturalmente, i Nordisti sono cattivi e i Sudisti buoni; la schiavitù è nell’ordine delle cose. Ma è una storia ambientata a partire dal 1861, raccontata sulla carta nel 1936 (da Margaret Mitchell), e sullo schermo nel 1939 (arriva da noi nel 1948).
Una scena di ‘Via col vento’
La trama: Via col vento
Georgia. Prima della guerra di Secessione, Rossella O’Hara (Vivien Leigh) vive con la famiglia, proprietaria della piantagione di Tara. Ha tutto ciò che vuole; fa molte conquiste, ma non riesce ad entrare nel cuore di Ashley (Leslie Howard), che sta per sposare Melania (Olivia de Havilland). Durante la guerra, dovrà far fronte a problemi che sembrano più grandi di lei, soprattutto quello di salvare la tenuta e la casa. I matrimoni, le perdite dolorose, e l’amore non corrisposto attraversano la sua vita. Rhett Butler (Clark Gable) l’aiuta a risollevarsi e Rossella capirà di amarlo quando sarà troppo tardi. O forse no.
Ben Hur, regia di William Wyler (1959)
La guerra di Secessione c’entra ancora qualcosa, nel senso che il romanzo da cui è tratto Ben Hur è scritto da un reduce di quella guerra: Lew Wallace. E, siccome gli Americani degli anni Cinquanta e Sessanta, amano i kolossal, hanno attinto a piene mani dalla storia, arricchendola con effetti speciali, sbalorditivi per allora.
Ben Hur (212 minuti) esce tre anni dopo I dieci comandamenti (220 minuti). Niente di meno che la storia dell’Esodo: c’è qualcosa di più epico? Un film che affascina tuttora, se nel 2016 si è sentito il bisogno di farne un remake, con la regia di Timur Bekmambetov(125 minuti, per fortuna!).
Per saperne di più sulle location del film, si suggerisce la puntata di Ulisse: il piacere della scoperta, condotto da Alberto Angela, che inizia dal Circo Massimo di Roma, il luogo delle competizioni delle quadrighe, una delle scene più spettacolari del cinema.
Undici premi Oscar (e dodici nomination) , il Film più premiato insieme a Titanic e Il Signore degli anelli 3, per un film d’incredibile successo.
La trama: Ben Hur
Una scena da “Ben Hur”
Giuda Ben Hur (Charlton Heston), principe ebreo nel primo secolo dopo Cristo, vendica il tradimento subito dall’amico Messala, che l’ha ridotto in schiavitù. L’occasione è proprio la corsa delle quadrighe. Tutta la vicenda si svolge al tempo della storia di Cristo. Tanto che il sottotitolo è proprio A Tale of the Christ. Siamo in Palestina, anche se le riprese sono romane, per l’ottimo sfondo storico di cui la capitale dispone. Le scene più significative, oltre alla corsa: la fuga degli schiavi e l’incontro con Gesù (Claude Heater).
West Side Story, regia Jerome Robbins e Robert Wise, 1961
West Side Story: un grande musical, capolavoro e innovatore del genere. Per il qualeSteven Spielberg ha riproposto la sua versione, uscita in sala nel dicembre 2021, esattamente sessant’anni dopo l’originale.
È l’eterna storia di Giulietta e Romeo, anche nella sua drammaticità, che nel quartiere West Side di New York da sfondo si fa protagonista. “I due assi vincenti sono le canzoni di Bernstein-Sondheim e le coreografie del geniale Jerome Robbins, spesso girate dal vero nella 68° e nella 118° Strada prima della loro demolizione” (Morando Morandini).
Nuovo non solo nelle sonorità, ma anche nelle inquadrature, nei colori, e nelle coreografie, coi suoi 153 minuti di ritmo incalzante, West Side Story ottenne ben dieci Oscar su undici nomination.
Memorabile l’incipit del film che vede una ripresa dall’alto a volo d’uccello sui grattacieli, i ponti, i parchi, per scendere verticalmente e restringere la scena sui ragazzi nei bassifondi.
Una scena da ‘West Side Story’
La trama: West Side Story
Siamo negli anni Cinquanta. Nell’Upper West Side si consuma la rivalità tra gli Jets, bianchi, immigrati di seconda generazione, con a capo Riff (Russ Tamblyn) e gli Sharks, portoricani, capeggiati da Bernardo (George Chakiris). Maria (Natalie Wood), sorella di Bernardo, e Tony (Richard Beymer) del gruppo rivale, si innamorano, e la contesa tra le bande diventa ancora più forte.
Cabaret, regia di Bob Fosse, 1972
Un altro film in musica, un altro film tratto da un’opera letteraria: Addio a Berlino (dal 2013 nell’edizione Adelphi) di Christopher Isherwood.
Si incrociano, si sovrappongono, si integrano e si scontrano vicende individuali e storia collettiva, in brani musicali scanditi dai ritmi jazz che sono rimasti nella memoria di tutti. Destini in una Berlino fatta di contrasti, in cui il periodo d’oro dei cabaret sta tramontando, sia nel romanzo che nel film, e la realtà tedesca (ed europea) è rappresentata nell’incomprensibile passaggio al nazismo.
Una macchina fotografica con l’obiettivo aperto, dice di sé la voce narrante del libro; mentre Sally nel film afferma: “ Adoro i locali fuori del normale, le relazioni fuori del normale, perché sono io stessa una persona fuori del normale”. La trasgressione dei personaggi deve fare i conti con il declino di un’epoca, tra commedia e melodramma.
Otto premi Oscar; durata 123 minuti.
La trama: Cabaret
Sono quattro le vite che si incontrano, attraverso la lente della memoria: quella di Sally Bowles (Liza Minelli), Brian (Michael York), Max (Helmut Griem) e Fritz (Fritz Wepper). Lei è la cantante americana di un night (il Kit-Kat); Brian un giovane insegnante inglese; Max, l’amico ipocrita (ricco borghese che non condanna le prime manifestazioni naziste), Fritz l’amico ebreo che deve fare i conti con le sue origini.
Sally, Brian e Max sono coinvolti in un triangolo che non promette nulla di buono, perché Brian è innamorato di Sally, ma Max li userà entrambi coinvolgendoli nel suo cinismo. Sullo sfondo di queste relazioni aggrovigliate, la Germania che sta dicendo addio (come il titolo del romanzo) al breve sogno della sua democrazia.
Gandhi, regia di Richard Attenborough, 1982
Più che un film, una pagina di storia che accompagna ancora oggi gli studenti, nell’approfondimento scolastico sulla storia dell’India e su una figura unica, nel panorama mondiale del passato e del presente.
Nonostante il timore nell’avvicinarsi al mito di Gandhi, la Grande Anima, la ricostruzione del film è meticolosa, credibile, approfondita negli eventi e nelle psicologie, rispettosa della complessità individuale e collettiva. Le scene di massa come quella del funerale sono tra le più incisive del cinema internazionale; la resa del personaggio altrettanto intensa.
Otto premi Oscar meritatissimi, e altre tre nomination. Vent’anni per la sua realizzazione. Durata 188 minuti.
Una scena dal film £Gandhi”
La trama: Gandhi
Il film si apre con l’assassinio del Mahatma Gandhi (Ben Kingsley) nel 1948. Poi, dal 1893, in ordine cronologico, si racconta la sua vita sullo sfondo dell’India precoloniale e le battaglie per l’indipendenza. Da Pretoria, quando, giovane avvocato, fonda il suo movimento pacifico, alle manifestazioni non violente, il carcere, il ritorno in India (1915). Seguono i viaggi per diffondere le sue idee, lo sciopero con digiuno e preghiera, un secondo arresto, fino all’indipendenza del 1947.
Amadeus di Miloš Forman, 1984
Film dalle grandi pretese e di grande realizzazione, ha meritato ampiamente gli otto Oscar su 11 nomination. Tratto dall’opera teatrale di Peter Shaffer, non è una resa fedele della vita di Mozart. Bensì, la restituzione intensa (Vera? Romanzata?) della rivalità tra lui e Antonio Salieri, che, oramai anziano e in manicomio, rievoca il tormento del passato che ancora lo assilla.
Una grande pagina di cinema, che si avvale delle musiche mozartiane, inserendole magistralmente nel racconto. Ottime le interpretazione di Tom Hulce nella parte di Mozart (con tutte le sue stravaganze) e di F.Murray Abraham (premiato con l’Oscar e il Golden Globe come miglior attore), in quella di Salieri. Frustrato, vendicativo, disposto a tutto pur di non ammettere la sua mediocrità rispetto al grande genio.
Ambientato nella Vienna di fine Settecento, ma girato a Praga, il film risulta formalmente perfetto e intenso nei contenuti.
La trama: Amadeus
Antonio Salieri è ricoverato in manicomio, dopo aver tentato il suicidio chiedendo a gran voce il perdono di Mozart. Dallo spazio angusto del suo ricovero, rievoca tutto il passato. Da sempre invidioso nei confronti del rivale, quando Mozart arriva alla corte di Giuseppe II, presso la quale Salieri era il compositore ufficiale, la sua malevolenza diventa odio che non lo abbandonerà mai. A nulla sono valsi i suoi tentativi di scomodare Dio per avere giustizia. Il suo livore accompagnerà lui e amareggerà la vita di entrambi.
L’ultimo imperatore, regia di Bernardo Bertolucci, 1987
Primo film occidentale che riprende l’interno della Città Proibita, in Cina. Film kolossal di Bertolucci (163 minuti, ventimila comparse) precede di cinque anni l’altro affresco densissimo sulla civiltà orientale con Il piccolo Buddha (1993, 140 minuti).
Il soggetto de L’ultimo imperatore è l’autobiografia di Pu Yu, Sono stato imperatore, in cui si racconta cosa significa per il protagonista essere al centro della storia per finta, nella piena inconsapevolezza, manovrato dalla corruzione del potere in tutti i diversi capovolgimenti politici.
Il successo mondiale del film segna una svolta decisiva nella carriera di Bertolucci, con i nove premi Oscar e i nove David di Donatello.
Una scena da ‘L’ultimo Imperatore’
La trama: L’ultimo imperatore
Nel 1950, in Manciuria, l’ultimo imperatore cinese, Aisin-Gioro Pu Yi, è prigioniero tra altri deportati di guerra. Dopo il suo tentato suicidio, la scena si sposta nella Pechino del 1908 all’incoronazione di Pu Yi bambino e il conseguente suo isolamento nella Città Proibita. Da adolescente, manifesta idee moderne e vuole fuggire dalla sua situazione paradossale nella quale si trova con il titolo di imperatore, senza nessun potere. Tutta la narrazione alterna il presente in carcere e il passato, a rappresentare, insieme, la storia della Cina. E prosegue fino al 1967, anno della morte di Pu Yi.
Il paziente inglese, regia di Anthony Minghella, 1996
Dal romanzo di Michael Ondaatje, autore canadese di origini indiane. Storia sentimentale e avventurosa, ricordi strazianti, tra dramma e melodramma, con la fine della seconda guerra mondiale come sfondo. Grande successo di pubblico, soprattutto femminile, minore da parte della critica. Riportiamo un giudizio di Morandi Morandini.
“Ci si può trovare di tutto: Lean, Bertolucci, l’Indiana Jones di Spielberg, il bellico hollywoodiano, i melodrammi del corpo e del cuore di Sirk, spionaggio, amore interraziale, nazisti cattivi, inglesi con self-control (ma ribollenti dentro), erotismo, esotismo, suspense, emozioni d’arte figurativa (graffiti preistorici del Sahara, affreschi di Piero della Francesca), il Sahara, i colli toscani e il Cairo”.
Una scena da ‘Il paziente inglese’
La trama: Il paziente inglese
In un monastero della Toscana, l’infermiera franco-canadese Hana (Juliette Binoche) riceve un uomo ferito molto gravemente, il conte ungherese László Almásy (Ralph Fiennes). Lei se ne prende cura e, per alleviare il suo dolore, gli legge le pagine di un libro che lui ha con sé: le storie di Erodoto. Le letture lo aiuteranno a ritrovare la memoria, insieme al grande dolore per la perdita di Katharine, l’amore tragico della sua vita. Un altro canadese, Caravaggio (Willem Dafoe), arriva al monastero. Gli amori narrati nel film a questo punto sono due: quello perduto tra László e Katherine, quello presente tra Hana e Caravaggio. Su tutto, la compassione di Hana nei confronti del suo paziente. ) 9 gli Oscar ottenuti.
Bastano tre giorni per far innamorare Rose (Kate Winslet) e Jack (Leonardo Di Caprio) a bordo del Titanic a far emozionare il mondo intero. Una storia privata, struggente, si inserisce nella vicenda collettiva del piroscafo e del suo affondamento, rimasto nell’immaginario come una delle più grandi tragedie del passato.
Titanicè stato un enorme evento cinematografico. Film epico, spettacolo e melodramma, dramma e racconto popolare. Trascinante per le ambientazioni, la recitazione, la cura dei dettagli e dell’insieme, la narrazione potente.
Se Robert Altman ebbe a dire che è stato il lavoro più terribile visto nella sua vita, Janet Maslin del New York Times lo definì il primo spettacolo in decenni che invitava “onestamente al confronto con Via col Vento”.
Ventisette anni fa Titanic meritò 11 premi Oscar su 14 candidature, ed è decisamente un film sempreverde.
Con Titanic Cameron fa rivivere un mondo e celebra il potere demiugico del cinema di farlo inabissare e resuscitare ad ogni visione
Marianna Cappi Mymovies
La trama: Titanic
C’è una cornice alla lunga narrazione (il film dura 195 minuti). La ricerca di una collana con un diamante raro perduto durante il naufragio ci porta a conoscere l’anziana Rose, che racconta la sua storia. Nel 1912, all’età di diciassette anni, è imbarcata sul Titanic con la madre e il fidanzato, Caledon, che è costretta a sposare per salvare la famiglia dal fallimento. Non rassegnata, la sera del secondo giorno tenta il suicidio, e viene salvata dal giovane Jack Dawson. I due s’innamorano e si nascondono, vengono scoperti, fuggono, fino all’incarcerazione di Jack. Poi, le scene dell’affondamento che conosciamo tutti, fino alla raccomandazione di Jack a Rose, mentre lui sta morendo, di continuare a vivere serenamente. In chiusura, Rose, che ha davvero vissuto una lunga vita tranquilla, tranquillamente la lascia, dopo aver raccontato del suo vero e unico amore.
Il Signore degli Anelli-Il ritorno del re, regia di Peter Jackson, 2003
Altro film epico, fantasy questa volta, che conclude la trilogia de Il Signore degli Anelli, dopo Il Signore degli Anelli-La Compagnia dell’Anello e Il Signore degli Anelli-Le due torri. È tratto, come tutti sappiamo, dall’omonima terza e ultima parte del romanzo di J. R. R. Tolkien, tradotto integralmente in Italia nel 1970. Un epilogo in grande, che è valso al film undici nomination , undici statuette e incassi stratosferici.
La saga riprende i passaggi classici del romance, ma anche della fiaba. L’allontanamento e il viaggio, la lotta contro l’antagonista, il trionfo dell’eroe.
“Ci sarà un giorno, in cui il coraggio degli uomini cederà… Ci sarà l’ora dei lupi e degli scudi frantumati… ma non è questo il giorno! Quest’oggi combattiamo!
Per tutto ciò che ritenete caro su questa bella terra, v’invito a resistere!”
Dal discorso di Aragorn
La trama: Il Signore degli Anelli-Il ritorno del re
Quasi impossibile riassumere la trama del terzo capitolo della storia, tanti sono i collegamenti con i due che l’hanno preceduto, e tante le storie che si intrecciano tra loro, in un gioco fantastico unico nella storia del cinema, e della letteratura. Nei tre film si raccontano le avventure degli hobbit: Frodo Baggins (Elijah Wood) e Samvise Gamgee (Sean Astin). Devono distruggere l’Unico Anello dell’Oscuro Signore Sauron.
The Millionaire, regia di Danny Boyle, 2008
Il titolo del film non ha voluto ricalcare quello del romanzo da cui è tratto, Le dodici domande di Vikas Swarup. Dodici in effetti sono le domande a cui il protagonista deve rispondere per diventare milionario. Ma il titolo internazionale del film è Slumdog Millionaire (Milionario pezzente), da noi semplicemente The Millionaire, perché vuole insistere sul miraggio della vincita che diventa realtà.
Dieci nomination e otto premi Oscar a questo film struggente, e commovente, che fotografa le giornate dei minori abbandonati, sulle orme di Dickens e di tutte le altre narrazioni strazianti del cinema e della letteratura. Di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Ma con la particolare dolcezza, con cui Danny Boyle ha saputo avvolgere il racconto.
Una scena tratta da ‘The Millionaire’
La trama: The Millionaire
India. Jamal Malik (Dev Patel) decide di partecipare al gioco televisivo Chi vuol essere milionario, per conquistare il suo amore, Latika (Freida Pinto). Due ore di narrazione, in cui viene rievocato il passato di Jamal. Perde la madre uccisa dagli integralisti indù e diventa un bambino di strada. Con il fratello e Lakita, anche lei orfana, forma la banda dei Tre Moschettieri. Avventure, ma soprattutto disavventure, segnano la sua infanzia e l’adolescenza. Le risposte che nel presente deve dare al gioco a premi hanno tutte un legame con gli snodi importanti della sua vita. Diventato milionario, potrà coronare il grande sogno d’amore.
Gli altri film vincitori di più Oscar sono:
9 Oscar Gigi (1958)
8 Oscar Da qui all’eternità (1953)
8 Oscar Fronte del porto (1954)
8 Oscar My Fair Lady (1964)
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