Ispirato al film francese Tout le Monde Debout, scritto e diretto da Franck Dubosc, in collaborazione con Gaumont e la sceneggiatura di Furio Andreotti, Giulia Calenda, Riccardo Milani che ne cura anche la regia, Corro da te, su Netflix, è una commedia romantica per così dire ‘non tradizionale’.
E diremmo riuscita. Forse anche grazie al supporto dell’idea francese che quando si tratta di esplorare tematiche sociali e trasformarle in motivo di riflessione, coadiuvate da qualche onesta risata, sa fare da maestra. Per esempio si pensi a un’altra ‘sedia a rotelle epocale’, quella di Quasi amici, e al capolavoro creato sia per i temi trattati che per le spassose scene generate da accostamenti improbabili.
Prima del film Corro da te, la parola a Franck Dubosc, un film nato da un caso personale
Per capire questo film è interessante innanzitutto capire cosa voleva dire Franck Dubosc.
«Tout le Monde Debout (Tutti in piedi) si basa fondamentalmente su un equivoco. Un uomo finge di essere disabile, ma finisce con il creare un rapporto intimo con una donna che disabile lo è veramente. Lo spunto iniziale della storia è dovuto a un episodio occorso nella mia vita. Un giorno, a causa dell’età e perché non poteva muoversi bene, mia madre si è ritrovata su una sedia a rotelle. La sedia, simbolo della disabilità, era per lei l’unico modo per tornare a spostarsi e a uscire. Aveva trasformato un’opportunità in un ostacolo e mi ha spinto a pensare a tutti coloro che, portatori di un handicap fisico, si trovano di fronte a situazioni per loro impossibili. D’altra parte, ho sempre voluto raccontare una storia d’amore basata non sulla differenza culturale o sociale ma su quella fisica».
Le domande interessanti
Mi sono allora chiesto, prosegue Dubosk: «cosa accadrebbe se ti innamorassi di qualcuno che è disabile? Quali sarebbero le complicazioni? Sarebbe l’amore più forte della ragione e degli ostacoli? Gran parte del film si basa dunque sulla differenza fisica, un tema che mi ha sempre interessato e attratto. Da bambino, ero innamorato di una ragazzina che aveva una forma di strabismo molto evidente. Tutti la prendevano in giro: io no, la guardavo con altri occhi. La differenza aveva un suo fascino anche se ero consapevole che ci vuole molto coraggio ad accettare qualcuno di diverso e a viverci insieme. Parlare di disabilità con toni leggeri è un rischio che mi sono voluto prendere. Nella vita di tutti i giorni, quando incontriamo per la prima volta un disabile, tendiamo a prestare attenzione a tutto ciò che diciamo ma con il passare del tempo facciamo cadere ogni barriera: ciò significa che accettiamo la differenza e finiamo per non notarla più. Questo era un aspetto che mi premeva sottolineare: Tutti in piedi non prende in giro nessuno. Anzi, è il mio personale modo per annullare ogni distanza».
Il regista Milani (Come un gatto in tangenziale) qui ben si cimenta con il tema ispirato dal francese appunto: l’importanza della diversità e di mantenere punti di vista diversi, al di là delle apparenze (fisiche) di ciascuno.
Corro da te, il cast del film
Il film vede innanzitutto l’amichevole e ultima partecipazione della brava Piera degli Esposti,prima della sua recente scomparsa e la partecipazione straordinaria di Michele Placido. Prodotto da Vision Distribution e Wildside, Corro da te annovera tra gli interpreti: Pierfrancesco Favino, Miriam Leone, Giulio Base, Vanessa Scalera, Mario Todeschini, Cesare Capitani tutti ben diretti e credibili.
«In Corro da te si parla di un argomento delicato, in maniera onesta, senza proiettare il nostro senso di colpa sulle difficoltà dei protagonisti come Miriam Leone» racconta Favino.
Dice Miriam Leone: «Mantenere vivo il dubbio, per conoscere qualcosa che non conosciamo. Per questo è importante andare al cinema». Dobbiamo imparare a difenderci dalle guerre con l’arte il cinema, la cultura.
La sinossi
Gianni (Pierfrancesco Favino) è attratto da qualsiasi essere umano che indossi una gonna, si muova e sia in grado di inspirare ed espirare profondamente. Quasi cinquantenne in carriera, auto-jaguard-rossa munito, un po’ sfigato, un po’ sborone, forse per il ruolo di ceo di un importante brand di scarpe darunning, forse per la villa hollywoodiana di proprietà, forse perché il fisichetto ancora “je regge” è disposto a tutto pur di conquistare la donna (meglio se under 30) di turno.
Insomma il classico medioman italiano di berlusconiana memoria.
Per una serie di circostanze, disoneste e consapevoli, si trova a fingere di essere costretto su una sedia a rotelle.
Puntando tutto sulla pietà, per lui l’unico sentimento ottenibile nei confronti di un disabile, quando incontra la bella Chiara, (Miriam Leone), inizia a provare per lei tutt’altro tipo di emozioni, forse e per una volta più profonde!
Donna solare e dinamica, musicista per lavoro e tennista per passione, nonostante l’incidente che l’ha resa paraplegica, Chiara lo colpisce al cuore. Attraverso lei e i suoi amici, sportivi e vitali almeno quanto lei, Gianni non potrà far altro che cambiare prospettiva su molte cose: la vita, l’amore, la disabilità in sé.
Imparerà che l’unico vero handicap è la non accettazione della diversità, l’assenza di forza d’animo, per ritrovarsi infine totalmente cambiato sia come uomo che come businessman.