Un piccolo approfondimento per conoscere meglio David Fincher e il suo cinema.
Biografia ed esordio nel Cinema di David Fincher
David Fincher, nato a Denver in Colorado e cresciuto a Marin County in California, prosegue i suoi studi in Oregon alla Ashland High School fino al conseguimento del diploma.
Inizia a lavorare all’età di diciotto anni per la Korty Films, in seguito viene assunto dall’industria di George Lucas, Light e Magic, come assistente degli effetti visivi collaborando in film importanti come Indiana Jones e il tempio maledetto, Il ritorno dello Jedi e La storia infinita.
Prima del suo esordio da regista cinematografico, con il suo film Alien³ (1992), Fincher ha diretto importanti videoclip musicali di artisti del calibro di Micheal Jackson, Sting, The Rolling Stones, Jay-z, Madonna, Justin Timberlake e Iggy Pop.
Famoso per i suoi undici film e due serie tv, Fincher è ritenuto uno dei più capaci e poliedrici cineasti statunitensi della sua generazione. Tra le sue opere spiccano numerosi titoli di successo, tra cui, oltre al già citato Alien³, anche Fight Club, Seven, Panic Room, The Game – Nessuna regola e The Social Network, grazie al quale, nel 2011, è stato premiato con il Golden Globe al miglior regista.
Fincher è stato candidato tre volte all’Oscar come miglior regista per Il curioso caso di Benjamin Button, The Social Network e Mank. È altresì famoso per alcune sue opere trasmesse sulla piattaforma Netflix, in particolare le serie tv House of Cards e Mindhunter.
Il punto di vista di David Fincher nel suo cinema
Gioco, turpitudine e ambienti grotteschi sono aspetti essenziali che accomunano il cinema di David Fincher. Il cineasta ammanta di enigmi i suoi film ed è fortemente attratto dalla mente contorta e dalla follia del genere umano, tanto da declinare queste caratteristiche nei suoi personaggi e destare maggiore interesse nello spettatore.
Legando e intrecciando i suoi film a un’unica tematica (quella del mistero), Fincher è riuscito a costruire una filigrana cinematografica forte e resistente.
La trama dei suoi film è sempre chiara e strutturata, non pecca mai di inezia, ogni elemento viene curato con estrema attenzione, difficilmente infatti vedremo un personaggio, in uno dei suoi film, vaneggiare senza uno scopo ben preciso.
Fincher, grazie alla sua capacità di dissimulare e mascherare le proprie intenzioni, riesce a creare labirinti mentali e rompicapi ostici e difficili da risolvere che permettono allo spettatore di non rimanere passivo durante la proiezione delle sue pellicole.
La veridicità delle figure umane nel cinema di David Fincher
Fincher è un stoico nei confronti dell’uomo ed esclude qualsiasi forma di morigeratezza delle persone. Racconta la natura umana con un occhio disincantato mostrando tutte le sue debolezze e atrocità. Disinganna più volte lo spettatore nel corso dei suoi film, depistandolo da più strade durante la narrazione e sconvolgendolo con finali inaspettati.
In Il curioso caso di Benjamin Button, la sconcezza di Benjamin da vecchio e la ripugnanza che provano gli altri personaggi nel vedere un bambino nelle sembianze di un vecchio, è un’astuta mossa da parte del regista che porta lo spettatore a desiderare di vedere il Benjamin ragazzo. Ma, una volta accontentato, il pubblico rimpiange il tenero anziano.
Per Fincher non esiste il ripensamento da parte dell’essere umano e in particolare modo degli uomini malvagi, infatti nelle sue pellicole, Millenium, Seven, Mindhunter raramente vediamo un assassino contrito. Nonostante i riferimenti religiosi all’interno dei suoi film, il regista mette in discussione la morale cristiana e più in generale, l’etica umana.
In Seven, il killer John Doe (Kevin Spacey) uccide le sue vittime seguendo l’ordine dei sette peccati capitali, ma non arriverà a una abnegazione, e tanto meno, il detective Mills (Brad Pitt) rinuncerà alla sua sete di vendetta.
In Mindhunter gli assassini interrogati dai due detective, Bill Tench e Holden Ford, interpretati rispettivamente da Holt McCallany e Jonathan Groff, non mostrano alcun segno di risentimento per gli omicidi commessi, ma al contrario, riescono a parlarne con estrema compostezza e tranquillità.
Persino in The social network, romanzo storico drammatico, Zuckerberg (Jesse Eisenberg), il protagonista, è addirittura sollevato e quasi divertito per aver tradito e fregato l’amico e collaboratore Eduardo Saverin (Andrew Garfield).
I poteri medianici di Fincher sono l’arma principale del suo cinema, un cinema capace di tenere incollato lo spettatore alla sedia fino alla fine del film.
Love, Death and Robots alla regia David Fincher
Terminate le riprese del film The Killer di David Fincher
Immagine di copertina: MANK (2020).David Fincher and Gary Oldman. .Cr: Gisele Schmidt/NETFLIX