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‘I Mitchell contro le macchine’ di Mike Rianda e Jeff Rowe, la distopia animata sull’intelligenza artificiale

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I Mitchell contro le macchine di Mike Rianda e Jeff Rowe è il nuovo film di animazione prodotto da Sony Pictures Animation, Lord Miller, Columbia Pictures e One Cool Film Production e distribuito in Italia da Netflix. Candidato agli Oscar 2022 nella sezione animazione, il film è un esordio al lungometraggio CG per entrambi i registi.

Con una tecnica straordinariamente creativa, che ottiene il meglio, sia dalle possibilità del bidimensionale che dalla computer grafica, questa storia di legami famigliari è un riscatto per i creativi incompresi, per le donne dai fianchi larghi e i padri dallo spirito scout. E i cani storpi.

I Mitchell contro le macchine di Mike Rianda e Jeff Rowe, la trama

Katie è un’adolescente con una sfrenata passione per il cinema; tutto nella sua vita si disegna come un film: dai pensieri all’outfit, dai giochi col fratellino alle aspirazioni future. Ammessa alla scuola di cinema, il padre Rick decide di accompagnarla in auto in un grottesco road trip famigliare, nel tentativo di ricucire il rapporto dalle reciproche incomprensioni.

In viaggio verso il college, la famiglia viene colta da un’invasione di robot intelligenti, capitanati da una AI sulla falsariga di SIRI. Incazzata dura con il suo creatore egoista, Pal, la voce dal telefono, ha preso il controllo di tutti questi robot di ultima generazione e li spara in giro per il mondo a catturare gli esseri umani. Dal canto loro, sempre più rimbambite dagli schermi e dalla dipendenza alla connessione, le persone si lasciano intrappolare o oppongono relativa resistenza.

Allora fai quello che fai sempre, fissa lo schermo a bocca aperta.

Così non rimangono che i Mitchell, il loro cane deforme e due robot reietti e difettosi, a fermare il gigantesco piano distruttivo di Pal. Ma in questi protagonisti meno accreditati, si nascondono potenzialità e risorse impensabili: è così che da babbo con la pancia e con la passione per la natura, risorge un Rick Mitchell che sembra MacGyver ai tempi migliori. Da mamma Linda, ecco una Uma Turman in versione Kill Bill mossa da puro spirito materno feroce. E la mitica Katie, che si nutre di film d’azione horror e polizieschi con un black humor esilarante, non potevano che emanare piani geniali e futuristici per sconfiggere la mente criminale di Pal (che insomma, avrà pur qualcosa di famigliare con quell’Hal di 2001: Odissea nello Spazio).

Metacinema spassosissimo

Denso di citazioni a Steve Jobs, al Dream Team e a diversi altri simboli del mondo 3.0, I Mitchell contro le macchine di Mike Rianda e Jeff Rowe è la saga in versione animata della distopia del mondo soverchiato dalla tecnologia.

Ora sento un’emozione: ho creato acqua oculare come voi

Ma ciò che lo rende stimolante e spassoso, è l’approccio meta-cinematografico che pervade tutto il film. Giustificato dalla passione sfrenata della talentuosa Katie che, non solo si ciba di film da brava cinefila, ma nutre il proprio canale Youtube di meraviglie creative. Da L’alba dei morti viventi ai Gremlins (il buon Furby posseduto!); una falsa somiglianza con Big Hero 6 (molto meno cool), Batman nel serial televisivo retro, piuttosto che un piccolo omaggio grafico ai Pink Floyd. Non c’è tregua, è una maratona non stop per cinefili, tra cui non mancano i poster ai film mito (Taxi Driver) o le citazioni dirette dai film di Katie stessa.

La famiglia, ciò che salva dall’invasione tecnologica

In questi anni, in cui l’eroismo è  declinato sempre o al femminile, I Mitchell contro le macchine di Mike Rianda e Jeff Rowe ci racconta del rapporto padre-figlia. E restituisce un po’ di credito ai personaggi imperfetti, che “si fanno” durante il viaggio dell’eroe. Questi Mitchell sono veramente strampalati, sformati, eccentrici, un tantino emarginati. Guardano con invidia ai vicini di casa. Ma il momento in cui si sentono più veri è quello in cui finalmente si staccano dallo schermo.

Il padre, non a caso, è colui che sente il legame più forte con la natura; la figlia, invece, è solidamente connessa al suo lato creativo. Ma è soprattutto il loro connubio a dimostrarsi letale per la forza tecnologica. Quest’ultima, asettica e difettosa, non può nulla contro il risveglio della passione e il motore dell’amore.

“Mamma non pensavo te la cavassi così bene nell’apocalisse”

“Sono una maestra elementare, questa è la mia giornata tipo”

Computer grafica e libertà creativa

Freschissima la tecnica fusion con cui i registi si sbizzarriscono a dare forma ai pensieri della giovane regista. Come se la sua vita fosse uno storyboard; come se ci muovessimo nella Tv asiatica dove le interruzioni grafiche sono la normalità; come se… tutto dipendesse dai social.

Mi dispiace aver causato questa rivolta delle macchine. Come se rubare i dati personali e darli ad una super intelligenza artificiale come monopolio tecnologico senza regole, fosse un male.

La velocità stessa con cui la storia passa sotto ai nostri occhi è a tratti intimidente, con gli effetti strobo quasi fastidiosi per lo sguardo dei piccoli. Ma obiettivamente I Mitchell contro le macchine di Mike Rianda e Jeff Rowe non può che essere un film per giovani e adulti: i bambini si spaventerebbero di fronte a quel terrore appositamente costruito per richiamare il genere. Poi la tensione si rilassa via via che anche le macchine falliscono e gli imperfetti protagonisti diventano Mel Gibson e Uma Turman in una botta sola.

Così il predominio tecnologico si sconfigge con una grassa risata, un cacciavite a punta quadra numero 3, ma soprattutto, il geniale “scudo cane”. E contro quello non potrete nulla, si incollerà al vostro sistema operativo cerebrale come l’ennesimo tormentone: canemaialepaneincassetta.

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