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5 film ‘indie’ da non perdere. Una piccola guida

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Si fa presto a dire cinema indipendente. Ma quali caratteristiche ha un film indie, per essere definito tale? Proviamo a districarci tra le definizioni di genere portando ad esempio 5 film indie da non perdere.

5 film indie da non perdere. Una piccola guida, tra recensioni e curiosità

Al di là del budget relativamente contenuto, quello che fa di un titolo un prodotto indie è sicuramente la volontà di non rispondere ai canoni prestabiliti del mercato. Una visione di cinema in grado di raccontare con forza una storia, con una fotografia essenziale e senza fronzoli. La proposta di soluzioni stilistiche insolite o addirittura surreali.

Storie on the road, ma anche di denuncia sociale o commedie. Il registro non conta; l’importante è la capacità di mettere a nudo i soggetti trattati. Fra le produzioni che rientrano in questa descrizione, che ovviamente è un tentativo di definire un genere senza alcuna presunzione di verità assoluta, vogliamo proporvi cinque titoli recenti che hanno lasciato il segno. E registi che sono sicuramente da tenere d’occhio.

L’ingrediente segreto

Regia di Gjorce Stavreski, Macedonia, Grecia 2017, 104′. Con Blagoj Veselinov, Anastas Tanovski, Aksel Mehmet, Aleksandar Mikic, Miroslav Petkovic.

Una commedia amara, commovente e imprevedibile. Ricca del tipico umorismo dell’Est e con un buon ritmo. Film vincitore del Bergamo Film Meeting nel 2018. Siamo in Macedonia, e il protagonista è un meccanico ferroviario che deve barcamenarsi fa i ritardi dello stipendio e i problemi del padre malato e bisognoso di medicine. La situazione economica del paese è grave e la recessione rende le cose più difficili. Tutto cambia quando l’uomo trova su un treno un pacchetto di marijuana e se ne impossessa furtivamente. Comincia a venderla in modo maldestro e ad utilizzarla per il padre che avrà subito un miglioramento “miracoloso”. Inizia così la classica commedia degli equivoci in salsa balcanica. Tra i gangster alle calcagna per recuperare la merce e il vicinato che lo crede un guaritore, si susseguono scene esilaranti senza mai cadere nelle banalità. Riaffiorano vecchi amori e in un finale on the road si affrontano anche rancori di famiglia irrisolti. Una storia d’evasione, in cui l’ingrediente segreto è una comicità stupefacente.

L

Regia di Babis Makridis, Grecia 2012, 92’. Con Aris Servetalis, Makis Papadimitriou, Lefteris Matthaiou, Nota Tserniafski, Thanassis Dimou.

Makridis, che più recentemente tornerà su temi esistenziali, come in Miserere, ci propone una favola grottesca e angosciosa sulla disgregazione sociale. Dopo la grave crisi economica della Grecia iniziata nel 2009, un quarantenne divorziato vive in auto e consegna miele a un uomo scorbutico, con l’ossessione della puntualità. Una vita di routine, fino a quando la perdita del lavoro segnerà una rapida evoluzione, mettendo ancora più in crisi i rapporti familiari ed un futuro già incerto. Seguiranno duelli con altri automobilisti e motociclisti, esplosioni di rabbia… Sullo sfondo di questa vicenda surreale c’è tutto il disagio di una generazione sospesa nella crisi. Un film magnetico che, senza avere ritmi frenetici, trattiene lo spettatore in un susseguirsi di eventi imprevedibili. Nel cast attori azzeccati e un regista che ha qualcosa da dire.

Dio è donna e si chiama Petrunya

Regia di Teona Strugar Mitevska, Macedonia, Belgio, Francia, Croazia, Slovenia 2018, 100′. Con Zorica Nusheva, Labina Mitevska, Stefan Vujisic.

Acclamato al Festival di Berlino nel 2019, prende spunto da una storia realmente accaduta. Quella di Petrunya è una vicenda insolita quanto emblematica. Durante una cerimonia religiosa ortodossa, un gruppo di fedeli si getta nel fiume per recuperare la croce sacra lanciata dal prete di un piccolo villaggio macedone. Sono generalmente gli uomini a gareggiare per raccoglierla ed avere così un riconoscimento agli occhi della comunità. Petrunya ha avuto una giornata difficile. Dopo aver fallito un colloquio di lavoro e già esasperata da un rapporto deleterio con sua madre, vaga in una sorta di trance fino a ritrovarsi nel bel mezzo della cerimonia. Sarà proprio lei ad impossessarsi della croce, sconvolgendo le usanze ed attirandosi l’odio degli altri partecipanti. Verrà fermata dalla polizia locale e trattenuta in commissariato. Intanto fuori infuriano le polemiche e l’odio degli integralisti. Denuncia femminista, favola surreale e persino testimonianza di amori inaspettati. Questa eroina indie verrà ricordata dal pubblico.

Technoboss

Regia di João Nicolau, Portugal 2019, 108′. Con Miguel Lobo Antunes, Luísa Cruz, Mick Greer.

Technoboss è stato in concorso al 72esimo Locarno Film Festival. Luìs, è il direttore di una ditta di impianti di sicurezza. Divorziato e prossimo alla pensione, passa le sue giornate di lavoro viaggiando da un’azienda all’altra. É messo alla prova dal progresso tecnologico, dalle tensioni con i colleghi, dalla morte del gatto e dai malesseri dell’età. Eppure mantiene sempre una certa serenità, e tenta di risolvere tutto cantando una bella canzone. Il suo personaggio, però, non ci offre solo uno spunto per raccontare una storia inusuale. Sembra una forma di resistenza a quell’efficienza occidentale che ottimizza i processi lavorativi e trasforma tutto in business. Luìs rappresenta infatti un uomo dai valori di una volta, che ha sempre tempo per le relazioni sociali e non intende affannarsi per seguire i più elevati standard di qualità imposti dal mercato. Vive la storia d’amore con la receptionist Lucinda, con cui da tempo ha un conto in sospeso. Surreale e poetico, girato in pellicola, con trovate scenografiche uniche e divertenti. Un film malinconico che lascia di buon umore.

El Planeta

Regia di Amalia Ulman, U.S.A. 2020, 80’. Con Saoirse Bertram, Zhou Chen, Ale Ulman, Amalia Ulman, Nacho Vigalondo.

Il film dell’esordiente regista Amalia Ulman, qui anche attrice protagonista, ha ottenuto il Premio Speciale della Giuria alla 39sima edizione del Torino Film Festival. La vita difficile della giovane Leonor e di sua madre appena trasferitesi da Londra a Gijón, in Spagna, è l’occasione per raccontare la crisi economica e per criticare una società consumista, legata al culto dell’immagine. Un sistema che crea bisogni superficiali e non offre alle nuove generazioni prospettive solide. Girato in bianco e nero, con inquadrature di interni che sembrano omaggiare Cassavetes e dialoghi esilaranti che ricordano il primo Almodòvar, risulta un film decisamente indie. Leonor è una amabile e cialtrona ragazza che sogna un futuro nella moda e prende continue cantonate in amore. Anche sul lavoro, le cose non vanno meglio. Deve fare spesso i conti con progetti che non decollano ed obiettivi fuori portata. Sua madre, cleptomane e dedita alle piccole truffe, sembra trascinarsi in un’esistenza faticosa, fingendosi una donna ricca e influente, finché non viene fermata dalla polizia. Amalia Ulman fotografa le incertezze di un Europa e di una Spagna in difficoltà e ci regala personaggi comici e decadenti al tempo stesso.

Sundance Film Festival 2022

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