Leonora Addio è il nuovo film di Paolo Taviani, presentato in Concorso alla 72esima edizione di Berlino Film Festival, dopo che nel 2012 aveva vinto con Cesare deve morire l’Orso d’oro. Leonora Addio, diretto appunto da Paolo Taviani, ora novantenne in splendida forma, per la prima volta è da solo, senza il fratello Vittorio, scomparso da più di tre anni.
La locandina di Leonora Addio a Berlino
L’incipit
Con un’apertura elegante in bianco e nero e originali inquadrature dall’alto in una camera da letto, come se fosse Dio in persona a guardare la fine di un premio Nobel, giace, sul punto di morte, Pirandello che affronta i tre figli, prima bambini, poi adulti e infine anziani, al suo capezzale.
Seppur in ottima forma Paolo Taviani, sente ancora il fiato sul collo del fratello scomparso, con cui aveva condiviso non solo una vita familiare, ma soprattutto la complicità lavorativa di un partner che ti conosce a fondo.
E con la perdita dei cari e l’avanzare dell’età, il tema della morte aleggia. Aleggia e incanta, nel vero e, di riflesso, nella finzione, soprattutto quando si parte da un racconto di Pirandello, dove la realtà supera la finzione. E viceversa. La morte è parte della vita.
In Leonora Addio, vi si racconta la bizzarra storia dei tre funerali fatti a Pirandello e le sue ceneri. Le ceneri dello scrittore dovranno attraversare l’Italia in un viaggio da Roma ad Agrigento, patria del poeta; infatti, dopo la sua morte, avvenuta nel 1936, è stato sepolto nel cimitero del Verano e solo nel ’47 è tornato nella sua terra natìa, grazie a un gruppo di studenti che ha esortato il sindaco di Agrigento. Il viaggio verso la Sicilia è stato travagliato, tanto quanto la sepoltura, non avvenuta subito, bensì quindici anni dopo la dipartita di Pirandello. Degna di uno dei suoi racconti, questa storia sembra finta.
Arricchito di inserti in bianco e nero, reperti di cinegiornali o spezzoni d’epoca, di impianto neorealistico, cinema italiano molto amato dai Taviani, il film incarna l’essenza di quell’epoca al punto da sembrare quasi un documentario o un rimpianto di un paese che non c’è più. L’elemento nostalgico è quindi un altro dei personaggi, assieme agli altri bravi attori.
Il secondo racconto
La storia si allarga poi dal bianco e nero iniziale ‘ai colori’ quando il racconto, scritto da Pirandello 20 giorni prima di morire, dal titolo Il chiodo, prende forma nel film e diviene racconto cinematografico.
Nato da un articolo di giornale, il Chiodo racconta del giovane Bastianeddu, strappato in Sicilia dalle braccia della madre e costretto a seguire il padre al di là dell’oceano. Lì non riesce a sanare la ferita che lo spinge a un gesto insensato, mosso dall’estrema solitudine e forse lacerato dalla mancanza della mamma.
Anche in questo seconda parte di Leonora Addio, il tema è la morte, assieme alla privazione. Quella compiuta per mano del giovane ragazzo siciliano, immigrato a New York col padre, privato dell’affetto materno, egli uccide una bambina, spinto dall’occasionalità.
Il rimorso della morte si trascinerà nelle varie stagioni della sua vita. A indicare che l’una è forse parte integrante dell’altra, sia essa effimera o ricercata.
Il trailer di Leonora Addio a Berlino
La produzione
Leonora Addio interpretato da Fabrizio Ferracane, Matteo Pittiruti, Dania Marino, Dora Becker, ClaudioBigagli, esce in sala il 17 febbraio, distribuito da 01 Distribution. Il film è una produzione Stemal Entertainment con Rai Cinema – prodotto da Donatella Palermo – in associazione con Luce Cinecittà, in associazione con Cinemaundici realizzato con il sostegno della Regione Siciliana – Assessorato Turismo Sport e Spettacolo – Sicilia Film Commission con il contributo del MIC – DG Cinema e Audiovisivo.
Regia, soggetto e sceneggiatura sono di Paolo Taviani, montaggio di Roberto Perpignani, musiche di NicolaPiovani (edizioni musicali Ala Bianca Publishing), costumi di Lina Nerli Taviani, scenografia di EmitaFrigato, fotografia di Paolo Carnera e Simone Zampagni. Il film è stato girato in Sicilia e negli studi di Cinecittà.