‘The Velvet Underground’, il film di Todd Haynes disponibile su Apple TV+

La forza eversiva di una delle band che scrisse la storia della musica rock, diretta da uno straordinario Todd Haynes. Il film The Velvet Underground è disponibile su Apple TV+.

Su Apple TV potete vedere il film The Velvet Underground

The Velvet Underground, la storia

Il regista Todd Haynes racconta le origini e lo sviluppo dei The Velvet Underground. Un gruppo che negli anni ’60 riuscì a trovare il suo sound fino a rivoluzionare l’intero genere musicale con alcuni brani che segneranno una generazione intera.

The Velvet Underground, la recensione

A Symphony of Sound. Andy Warhol racchiuse I The Velvet Underground & Nico in quattro semplici parole. Sufficienti a riassumere l’importanza di un gruppo che durante gli anni ’60 sconvolse il rock con le proprie canzoni. Per questo Todd Haynes non si è voluto soffermare su quello che hanno realmente fatto. Già su questo avrebbe avuto materiale a sufficienza per completare il suo documentario. Tuttavia l’autore ha scelto di ampliare lo sguardo. Certo, prima bisognava  omaggiare i suo grandi interpreti: Lou Reed e John Cale. Due artisti che con il loro talento erano riusciti a sintonizzarsi trovando una frequenza che li avrebbe portati lontano. Il sound di questo gruppo deve però essere contestualizzato al meglio per comprendere le origini, le influenze, e i successi ottenuti nel corso della loro carriera.

New York, New York

I The Velvet Underground devono moltissimo alla città di New York. Uno spazio che in quegli anni si stava riempiendo di arte, musica e cinema. Di fronte a questa trasformazione, qualunque artista sentiva quel bisogno di raggiungerla e di cambiarla con la propria impronta. In ordine cronologico Todd Haynes riporta al centro la rivoluzione culturale dell’epoca, che non solo passava per il suono, ma si definiva in base ai singoli comportamenti. La sperimentazione toccava la band così come altri grandi intellettuali di quel decennio, come il già citato Andy Warhol che fu il vero fautore di quel gruppo. La Factory era la fucina dei grandi talenti come Lou Reed e Bob Dylan (a cui Haynes dedicò il film Io non sono qui). Con il primo però cercò di andare davvero oltre, inserendo componenti che resero tutto ancora più eclettico: la presenza di Nico, lo storico primo album divenuto icona, gli spettacoli che univano suono e arte pop come l’Exploding Plastic Inevitable.

Improvvisazione e ricerca

Il documentario si stacca da quei racconti biografici, lasciando fuori la musica e concentrandosi sulle innumerevoli testimonianze che hanno vissuto l’esperienza dei The Velvet Underground. Un continuo scambio di battute su vari temi come l’omosessualità, la droga, e su come venivano composte le varie canzoni, dalla mania della perfezione di Lou Reed, all’improvvisazione e la ricerca di distorsioni sonore che andassero ad arricchire il loro spartito.

E in questo Todd Haynes riesce perfettamente a dare un quadro d’insieme di questa band che nel corso della sua attività era diventata il vero punto di riferimento della scena rock. Una storia fuori controllo come si vede anche nella scelta estetica dell’autore, per cui l’immagine si sdoppia fino a perdere il baricentro dello schermo, sfidando lo spettatore fino alla fine.

Per chi è riuscito strappare il tempo dai loro brani rendendoli immortali, un documentario dallo stile classico non era sufficiente. Ma con Todd Haynes alla guida di questo progetto, il film risulta l’incarnazione perfetta della loro musica.

Il film The Velvet Underground é stato prodotto da Polygram Entertainment, Motto Pictures, Killer Films e Federal Films.