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‘Assassinio sul Nilo’, il gioco kitsch del re dei narcisi

Hercule Poirot si trova in una crociera sul Nilo e si trova coinvolto in una serie di delitti

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Assassinio sul Nilo è un film di genere giallo e mistero diretto da Kenneth Branagh. Il film è basato sull’omonimo romanzo di Agatha Christie. Sebbene non ci siano informazioni specifiche sull’anno di presentazione o su eventuali festival, è stato distribuito nel 2022. La produzione è curata da 20th Century Studios, The Estate of Agatha Christie, Scott Free Productions, TSG Entertainment e Kinberg Genre. La distribuzione è gestita da 20th Century Studios. Nel cast principale figurano Kenneth Branagh, Gal Gadot, Armie Hammer, Letitia Wright, Annette Bening, Sophie Okonedo, Tom Bateman, e altri. Attualmente visibile su Disney+.

Uno dei problemi che da sempre caratterizzano il cinema di Kenneth Branagh è il suo narcisismo, evidente anche quando non appare come attore nel modo di muovere la macchina da presa, oppure di gestire e costruire certe inquadrature.

Nel bene e nel male, ovviamente, perché la gestione “muscolare” della regia può essere un valore aggiunto se si sta lavorando su Shakespeare, mentre invece danneggiare un film su Thor, per esempio.

La sua opera di adattamento dei romanzi di Agatha Christie, cominciata nel 2017 con Assassinio sull’Orient Express è un test perfetto per verificare la tenuta di questo narcisismo, perché il personaggio al centro dei romanzi è un detective vanesio, uno specchio ideale per un attore come Branagh.

Assassinio sul Nilo: Narciso e i baffi d’oro

Assassinio sul Nilo vede Poirot coinvolto, un po’ per caso e un po’ no, nella festa di matrimonio di una ricchissima ereditiera minacciata dall’ex-amante del marito. Una minaccia che ovviamente si tradurrà in omicidio, ma la realtà è molto più complessa di ciò che appare. Michael Green adatta l’omonimo romanzo di Christie prendendosi più di una libertà rispetto al testo e alle precedenti versioni (quella di Guillermin del 1978 o quella tv del 2004), soprattutto adattandola alla voglia di Branagh di creare un film su Poirot – e quindi tutto sulla sua persona – che ne esamini i lati della vita a cui la scrittrice inglese accennava solamente.

E in questo, il film è chiaro da subito: un prologo bellico in bianco e nero che mostra il soldato Poirot da giovane e introduce la ferita fisica ed emotiva che sarà il filo conduttore di tutto il film, la chiave grazie alla quale il detective potrà risolvere il mistero. Ed è chiaro anche nello stile: steadycam che occhieggia al piano sequenza di 1917, effetti visivi e movimenti di macchina stravaganti, deaging spintissimo a rendere Branagh un ventenne e via così. Talmente chiaro che chi non ama questo prologo, forse è meglio che lasci perdere il film, perché anche quando si sposta vent’anni in avanti mantiene questo tipo di sfoggio estetico puramente manierista.

Di più: rispetto al precedente film, che era un’operazione volta a svecchiare il genere del classico giallo per renderlo più vicino a un pubblico contemporaneo, qui si va proprio a cercare un confronto con il gusto hollywoodiano dei vecchi tempi, come a voler ricreare non lo spirito del libro, ma quello delle superproduzioni anni ’30, piene di attori, ricostruite in studio secondo un’idea del tutto peculiare dell’esotismo, in cui il confine tra cattivo gusto e sfarzo è ricercato, in cui sembra voler ritrovare un senso “post-moderno” degli sfondi e degli ambienti, con le scenografie digitali a sostituire i fondali dipinti.

La sottile linea kitsch

Assassinio sul Nilo è cosciente di essere sempre sopra le righe, di eccedere, di danzare in modo sfrontato a cavallo del ridicolo cadendoci in più di un’occasione, il che non lo salva da tutta una serie di problemi, ancora più gravi rispetto al predecessore, come l’incapacità di tenere la suspense e di coinvolgere il pubblico in un meccanismo meno appassionante, le stonature del racconto, un cast non all’altezza delle ambizioni, fatta eccezione per una favolosa Emma Mackey.

E allora, data questa debolezza di racconto e di cinema, Branagh ne approfitta per fare di Poirot quello che farebbe con un principe shakespeariano, lo modella a sua immagine, lavora proprio su quell’immagine (i baffi) e sulla sua iconografia per farne una propria creatura, con tanto di monologo finale e coda per dargli una vita oltre i romanzi.

È una scelta che farà arrabbiare e impallidire i fan della scrittrice, ma che è l’unico motivo di interesse di un film che non capisce del tutto la differenza tra camp e kitsch, tra arte che gioca con la bruttezza e cattivo gusto che si crede arte.

Assassinio sul Nilo con Peter Ustinov è sulla piattaforma Disney+ .

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