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‘Rimini’ di Ulrich Seidl dalla Berlinale 2022 alla sala

La recensione del film di Ulrich Seidl

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Prima mondiale per il film di Ulrich Seidl, Rimini, in concorso alla 72a Berlinale. E adesso finalmente in sala. Scritto dallo stesso Seidl insieme a Veronika Franz, è prodotto da Ulrich Seidl Filmproduktion, ARTE e Albolina Film, distribuito da Coproduction Office. Tra gli interpreti: Michael Thomas, Tessa Göttlicher, Hans-Michael Rehberg, Inge Maux, Claudia Martini, Georg Friedrich.

Rimini – La storia

Il maturo cantante di canzonette pop, nome d’arte Richie Bravo, si divide tra Rimini, sua città adottiva, e la bassa Austria, suo luogo d’origine, dove il padre molto anziano risiede in una casa di riposo. Si guadagna da vivere cantando negli alberghi cittadini per le comitive di anziani d’Oltralpe in vacanza. E per arrotondare si prostituisce con qualcuna delle anziane signore. L’equilibrio precario della sua vita viene minacciato dall’arrivo della figlia, abbandonata con la madre, e mai più rivista, quando era ancora bambina. La figlia, che vive tra roulottes ed edifici abbandonati insieme a una comitiva di profughi siriani, vuole da Richie denaro, tanto quanto le è dovuto da un padre che non si è mai preso carico del suo mantenimento. Richie troverà il modo di soddisfare la sua richiesta ma ha bisogno di tempo. E intanto riesce a recuperare un rapporto affettivo con la figlia.

Rimini – Il regista Ulrich Seidl

Ulrich Seidl si fece conoscere in Italia principalmente con il film Canicola (Hundstage), Gran premio della giuria a Venezia 2000 e poi con i film Import/Export e con la trilogia Paradise che comprende Love, Faith e Hope. La sua cinematografia è sempre stata caratterizzata da uno stile asciutto che avvicina le sue opere al documentario. Seidl tratta soggetti che si riferiscono sempre all’universo dell’intimo e del personale.

Personaggi “veri” in un ambiente irreale

Con Rimini Seidl mette in scena personaggi iperbolici che mostrano aspetti della loro sfera emotiva e sessuale, ma anche della sfera etica, con naturale crudezza. In una vertigine d’iper-realismo, il regista solleva il velo da un’umanità sordida ma sincera e genuina alla quale non si può addebitare nessuna colpa specifica o nessuna mancanza. L’ambiente umano viene sterilizzato da qualsiasi germe di giudizio morale rendendoci degli spettatori passivi e accondiscendenti, come assorti nella visione di una verità.

La Rimini del film di Seidl non è la ridente e rutilante località balneare del nostro immaginario collettivo, ma una fredda teoria di alberghi vuoti che affacciano su un mare in tempesta e su spiagge innevate. Un paesaggio spesso avvolto da una nebbia luminosa che sfuma i contorni desaturando i colori. Unici punti di chiaroscuro a giacere in angoli e strade deserte come oggetti del paesaggio urbano, gruppi di uomini di colore che stanno semplicemente fermi, inerti.

I personaggi che agiscono nel film, estremamente “veri”, sono gli unici a muoversi in questo ambiente paradossalmente irreale.

L’alto livello di sincerità dei personaggi viene suggellato in una scena dove il protagonista Richie, in  un boccaccesco gioco della verità fatto con due donne, racconta il suo primo orgasmo, avuto da ragazzino nel letto, accanto alla madre dormiente.

Richie è un prostituto-casanova non vecchio ma molto avanti con l’età, che tratta le sue clienti-amiche con rispetto e affetto. Ed è ricambiato allo stesso modo, con l’aggiunta di una sorta di venerazione da groupie. La sessualità di questi maturi o anziani esseri umani è passionale e giocosa anche quando la realtà, per esempio, ti pone accanto alla stanza dove scopi, la madre morente.

Assorti nell’osservazione dei comportamenti umani

Niente della realtà trattata appare stabilire il tema principale del film, che invece sembra risiedere su un altro livello, comprensibile solo con una visione generale dei movimenti dei personaggi nel film, un livello etologico.

Non diventa tema neanche nel momento in cui il personaggio.Richie si rivela padre e si mette al lavoro per stare in un ruolo che non ha mai assunto. E la figlia a stare nel ruolo della figlia. Riuscendoci a modo loro, ma senza determinare un tema “rapporto padre-figlia”.

Il film si conclude con il saluto dell’anziano padre nella casa di riposo, divorato dalla demenza senile, che canticchia marce militari. Un saluto a braccio teso.

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