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Taxidrivers Magazine

“Padiglione 22” di Livio Bordone

Viaggio alla scoperta del cinema indipendente di genere. Rubrica a cura di Luca Ruocco

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Prodotto nel 2006 dalla giovane Paco Cinematografica, il Padiglione 22  di Livio Bordone, alla sua opera prima, racconta la storia di Laura (Regina Orioli), giovane rigida e nevrotica perché cresciuta in una problematica famiglia con una madre depressa e aggressiva, un padre fanatico religioso e un fratello maggiore schizofrenico.

Divenuta adulta, Laura cerca di costruirsi un futuro normale, accanto ad un ragazzo che tenta di amare pur non possedendone pienamente le possibilità emotive (Arturo Paglia), e di dimenticare la sua triste infanzia. Ma a far ritornare a galla il passato fatto di nevrosi e shock emotivi ci penserà il fratello maggiore (Giuseppe Antignati), con cui la ragazza aveva deciso di tagliare definitivamente i rapporti dopo la morte di entrambi i genitori, che in una giornata di piogge torrenziali va a trovar rifugio nei resti del vecchio Padiglione 22, l’ospedale psichiatrico presso cui era stato ricoverato per anni e che poi era stato abbandonato nel 1978 per via della legge Basaglia, e, durante la notte, perde la vita.

L’incipit drammatico, carico di tensione, pone l’accento sulla situazione disperata di una famiglia flagellata dalle turbe della psiche di tutti i singoli componenti, ma Bordone architetta un brusco cambio di registro quando, subito dopo la morte del fratello malato, scaraventa Padiglione 22  all’interno dei canoni dell’horror.

Da subito, nei corridoi e nelle stanze in penombra della casa di Laura inizierà a muoversi, con silenziose falcate, una presenza ostile che non tarderà a manifestare la sua rabbia, attraverso fenomeni apparentemente paranormali di attività cinetica, riportabili a quella di malvagi spiriti casalinghi detti poltergeist.

Per cercare di venire a capo dei misteriosi eventi, Laura si troverà a dover ripercorrere ricordi ed esperienze che la collegano al fratello scomparso, a sprofondare nella sua stessa insanità, per riuscire a vedere un mondo che, pur non appartenendole direttamente, è riuscito a modificarne (in peggio) passato e presente.

Padiglione 22 riesce ad ottenere il finanziamento della Direzione Generale Cinema del Ministero dei Beni e delle Attività culturali, essendo riconosciuto di interesse culturale nazionale; quello che più si nota, di genuino e non convenzionale al suo interno è l’intuizione di partire da fatti realmente accaduti (la chiusura dei manicomi in Italia nel 1978, e la successiva re-immissione dei malati mentali nella società) per raccontare una storia ibrida, dove indefiniti sono i contorni che separano l’horror dal drammatico, l’immaginifico (del regista-autore) il realistico (il vissuto del personaggio).

La cosa che, però, convince poco è lo spiegarsi di questo nodo di generi, troppo difficile da srotolare e che alla fine non riesce ad arrivare ad una chiusa che regga la qualità narrativa della prima parte del film, disperdendo le energie attoriali (non indifferenti) e creative in una sensazione di fretta ingenua e poco cosciente, che smaterializza l’orrore che il fratello-fantasma vorrebbe restituire alla sorella che aveva cercato per tanto tempo di ignorare, e che forse è il prezzo da pagare per essere considerata “una di famiglia”, in qualcosa di comune e facilmente digeribile.

Luca Ruocco

 

PADIGLIONE 22

Regia: Livio Bordone

Con: Regina Orioli, Giuseppe Artignati, Arturo Paglia

Sceneggiatura: Livio Bordone

Anno: 2006

Durata: 82’

Nazionalità: Italia

 

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