As far as i can walk è risultato il film vincitore di una meritata Menzione Speciale al 33° Festival del cinema di Trieste appena concluso.
L’opera è incentrata sulla tragica epopea di una coppia di coniugi del Ghana, fuggiti verso l’Europa alla ricerca di una nuova vita.
Si chiamano Strahinja e Ababuo e da migranti si ritrovano cacciati dalla assai agognata Germania, per essere riportati in Serbia, ove tentano il riscatto cercando di affermarsi in ciò in cui eccellono.
As far as i can walk: una rivisitazione in chiave moderna di un poema epico medioevale della tradizione serba
Lui sogna di diventare calciatore professionista; lei, che in Ghana era attrice teatrale piuttosto nota, si adatta ad insegnare presso una scuola materna.
La loro storia diventa una sorta di emblema di riscatto, che finisce per separarli, per mettere l’uno alla ricerca dell’altro, fino a riavvicinarli, ma solo per cercare di salvare il salvabile ad almeno uno tra di essi.

Il regista Stefan Arzenljevic è nato e ha sempre vissuto a Belgrado, da decenni fulcro della rotta balcanica dei migranti, il cui esodo egli ha sempre potuto seguire con i propri occhi, dirigendo il suo sguardo sulla disperazione dei migliaia di profughi coinvolti.
Con questo suo lavoro, l’autore ha sentito il dovere morale di occuparsi della causa di questi fuggiaschi, ponendo l’accento sulle singole storie, e trattando questi sventurati con la dignità che meritano.
Non più come semplici numeri o fredde statistiche, come purtroppo accade spesso quando stampa ed informazione tendono superficialmente a sintetizzarne o tradurne le vicissitudini ai lettori o spettatori.
As far as i can walk: il dramma reale che supera la fantasia popolare
Allo stesso tempo il regista ha inteso proporci una rivisitazione in chiave moderna di un poema epico medioevale della tradizione serba, conosciuto come Banovic Strahinja, che è anche una parte integrante della letteratura locale e dell’intero patrimonio culturale del paese.
L’unione di questi due aspetti, con la sostituzione di eroi nazionali serbi con migranti africani testimoni e spesso vittime dei drammatici esodi via mare, finisce per adattare questo poema storico alle non meno drammatiche vicissitudini attuali.
Nel rispetto dell’universalità tipica di questa e di molte altre opere letterarie fondamentali.
L’intento del regista è quello di riuscire a fare capire meglio entrambi: le radici dell’antico poema, e, contemporaneamente, le drammatiche dinamiche di questo tragico esodo di massa senza fine.
“E poi Strahinja si preparò.
Indossò il velluto ed il broccato, e la seta costosa, più luminosa dell’acqua, più scarlatta del sole.
Come un falco serbo adorno, si mise in cammino.”

Il film del quarantaquattrenne regista serbo, conosciuto nel 2008 per Amore e altri crimini, è un’opera delicata e matura.
As far as i can walk è’ un lavoro che sa tradurre le più intime sfaccettature caratteriali di un intenso rapporto di coppia devastato da una fuga frustrante e minato dal desiderio dei singoli di potersi almeno illudere di poter aspirare ad un futuro che assomigli a quello agognato da tempo.
Nel cast risulta bravissimo, in particolare, il protagonista maschile, ovvero Ibrahim Koma, nei panni dello sventurato aspirante calciatore professionista Strahinja, che vede naufragare il suo sono di realizzazione e serenità familiare proprio nel momento in cui pare coronato il suo sogno di soddisfazione professionale.