Iniziata nel 2017 sulla CBS, la serie S.W.A.T. è disponibile su Netflix (è andata prima in onda su Rai Due) con le sue quattro stagioni. Dopo il rinnovo nella primavera del 2021, si attende la trasmissione della quinta anche in Italia.
Remake dell’omonima serie del 1975-76, da cui ha avuto origine la pellicola con Samuel L. Jackson e Colin Farrell, S.W.A.T. è il classico divertissement targato USA. La formula dello show si basa su una trama orizzontale e una verticale; ogni episodio presenta un caso da risolvere, ma c’è sempre un fil rouge che lega gli episodi di un’intera stagione e porta i personaggi, con le rispettive storie, ad evolversi.
La quarta stagione di S.W.A.T., per esempio, è ambientata nella Los Angeles del 2021, nel momento in cui la popolazione mondiale affronta una pandemia e gli Stati Uniti combattono con i tumulti per i diritti dei neri. La prima messa in onda italiana dell’episodio numero 1, dal titolo Ferite aperte (3 Seventeen Years Olds), risale al 23 ottobre 2021.
S.W.A.T. | La trama della quarta stagione
La città degli angeli è percorsa (e percossa) dagli scontri razziali che intonano “Niente pace, né giustizia. Solo polizia razzista.” Le manifestazioni portano subbuglio nelle strade, tra i negozi e le persone ormai stanche di non aver nessun’altra scelta se non quella della lotta. Un anno prima, George Floyd è stato brutalmente ucciso da un agente di polizia, che gli ha tenuto il ginocchio sul collo per quasi dieci minuti.
Il Black Lives Matter è più acceso che mai. Hondo (Shemar Moore) e suo padre Daniel (Obba Babatundé) rivivono quanto accaduto nel lontano 1992, nel pieno della rivolta di Los Angeles. All’epoca, fu il verdetto del processo per il pestaggio di Rodney King a innescare le sommosse: i quattro poliziotti furono tutti assolti.
Dobbiamo lasciarci il passato alle spalle.
A distanza di un trentennio, la situazione si ripete – sebbene non si sia mai realmente esaurita nel frattempo – ed evidenzia le problematiche intrinseche di un Paese come gli USA. In un simile contesto, il lavoro della S.W.A.T. non si ferma mai. Sulle tracce del nipote di El Diablo, ex capo di uno dei più importanti cartelli della droga, gli agenti speciali scoprono una connessione tra questo e un gruppo jihadista.
Pandemia e razzismo, virus paralleli
Dopo aver presentato e consolidato la squadra di protagonisti, la quarta stagione di S.W.A.T. li pone al centro di un momento storico molto complicato, come la pandemia. Sebbene la forza di un progetto action sia, senza alcun dubbio, nella resa di sequenze ad alto tasso di spettacolarità e adrenalina, la scelta di attualizzare e drammatizzare il contesto, ne alza il livello.
Viene gradualmente a modellarsi una sorta di parallelo tra il virus che assale l’intero pianeta e quello che riguarda in particolare gli Stati Uniti. Se il Covid-19 non fa distinzioni di razza, età, genere e quant’altro, il razzismo agisce su valutazioni arbitrarie e disumane. Entrambi i mali, però, mietono vittime, seminano paure, causano isolamento, rabbia, discriminazione e un senso di ingiustizia incancellabile.
Il mondo sta per cambiare.
S.W.A.T. tra emozioni e intrattenimento
Al tempo stesso, si affrontano tematiche quali il peso del passato, la memoria, il rapporto genitori-figli, la famiglia. Tutti argomenti che contribuiscono a caratterizzare e arricchire il contesto e le figure che lo popolano. Riprendendo le tracce di ciò che è stato seminato nel corso degli anni, alcuni nodi vengono al pettine, mentre altri restano intricati.
Le emozioni e l’intrattenimento sono due elementi cruciali ai fini del successo di S.W.A.T., una serie che è stata capace di conquistare il suo pubblico e di farlo affezionare, come solo i grandi prodotti sanno fare.
La sigla, sulla falsariga di classici come Miami Vice o N.C.I.S., ne diventa in qualche modo il marchio di fabbrica.
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