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Taxidrivers Magazine

In dvd l’Abel Ferrara inedito e il Peter Weir ritrovato

Segnali dall’universo digitale. Rubrica a cura di Francesco Lomuscio

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“Io sto ricercando le mie orgini italiane attraverso la storia di mio nonno. Se fossi partito da mio padre avrei dovuto fare un film di gangster ambientato a New York, dove lui è nato e cresciuto. Invece mio nonno è arrivato in America per cercare la ricchezza e a questo ha dedicato tutta la sua vita. In seguito, mio padre ha fatto il passo successivo ed è entrato pienamente nel meccanismo economico americano. Tutto è ciclico: se mio nonno alla fine degli anni Venti fu travolto dalla crisi economica e perse l’azienda che era riuscito a costruirsi, mio padre, in seguito, è riuscito a sistemarsi facendo buoni affari durante la guerra del Vietnam. Ma io stesso, come film-maker indipendente, ho avuto grandissime difficoltà con la crisi mondiale del 2007, per cui mi dico che risulta evidente che siamo tutti quanti vittime dell’economia e che, piuttosto che all’economia, possiamo soltanto affidarci alla misericordia di Dio”.

Questa lunga dichiarazione appartiene ad Abel Ferrara, osannato autore di classici cinematografici del calibro de L’angelo della vendetta (1981) e Il cattivo tenente (1992), il quale, un po’ a causa di difficoltà produttive, un po’ per il desiderio di immergersi in una specie di autobiografismo, ha cominciato – nel periodo a cavallo tra gli anni Zero e gli anni Dieci del XXI secolo – a girare documentari incentrati sul racconto della città di New York e, quindi, di se stesso; tra i quali rientra anche Mulberry St. (2010), finalmente disponibile su supporto dvd italiano grazie a Ripley’s Home Video.

Un viaggio che lo stesso Ferrara affronta, accompagnato dall’amico attore Butchie “The Hat”, sullo sfondo dei dieci giorni – dall’11 al 21 Settembre – della Festa di San Gennaro a Little Italy, tra preparazione e costruzione di stand, interazione con i personaggi che vivono nel quartiere e perfino la rievocazione, con tanto d’immagini, dell’hard 9 lives of a wet pussy (1976), che il cineasta girò da giovane.

Per circa 87 interessanti minuti di visione che, non privi d’ironia, tirano in ballo perfino Danny Aiello e Matthew Modine, mentre la narrazione si snoda tra ricordi, divertenti aneddoti di vita vissuta e un’esibizione canora dello stesso Ferrara (del quale, inoltre, viene esposto il rapporto con l’alcool), all’insegna di un elaborato volto da un lato a mostrare l’orgoglio delle sue origini e dall’altro a lasciar emergere l’amarezza per la semplicità perduta.

Ed è sempre Ripley’s a lanciare nel mercato dell’home video digitale L’ultima onda (1977), ovvero uno dei più noti lavori del regista australiano Peter Weir, in seguito responsabile, tra l’altro, di Witness-Il testimone (1985) e The Truman show (1998).

Una vicenda che apre immediatamente con una strana, improvvisa tempesta per introdurre l’avvocato di Sydney David Burton, il quale, con il volto del Richard Chamberlain conosciuto soprattutto per aver concesso anima e corpo al padre Ralph dello sceneggiato tv Uccelli di rovo (1983), prima assume la difesa d’ufficio di un gruppo di aborigeni accusati di un omicidio avvenuto nel centro della città, poi scopre che il fatto è avvenuto durante un rito tribale; mentre comincia ad essere tormentato da incubi riguardanti la forza distruttrice dell’acqua e inspiegabili fenomeni atmosferici colpiscono l’intera Australia, fino ad un’inaspettata rivelazione.

Perché, anticipando tanti fantafilm e disaster movie, è proprio quello di sfruttare per primo le proprietà orrorifiche dell’acqua uno dei pregi della pellicola di Weir, atipico mix di storia a sfondo sociale e thriller dal retrogusto soprannaturale che, impreziosito dalla splendida fotografia di RussellGhost riderBoyd, viene qui presentato con una sezione extra comprendente trailer, galleria fotografica e, soprattutto, Michael.

Quest’ultimo, della durata di ventotto minuti, è l’estratto firmato dal regista – su richiesta del Commonwealth Film Unit – per Three to go, lungometraggio antologico in tre parti sulla gioventù contemporanea risalente al 1969.

Insomma, due dvd da non perdere per chiunque si ritenga estimatore del cinema d’autore con la “a” maiuscola.

Francesco Lomuscio

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