Dopo più di trent’anni dalla prima uscita, ilrestauro in 4Kdona nuovo smalto a Days Of Being Wild, splendido, secondo lavoro diWong Kar Wai, perla nascosta e allo stesso tempo dirompente, ricordata come la scintilla definitiva che accese la carriera dell’istituzione per eccellenza della nuova generazione di cineasti hongkonghesi.
Un film di dolore e sentimento, dove l’incapacità di amare complica irreparabilmente le vite di personaggi imperfetti, sospesi in una realtà rarefatta da atmosfere magicamente selvagge. Lo stile è quello poi divenuto canonico nel cinema di Wong Kar Wai, perfino gli attori sono gli stessi e l’unica cosa che, forse, può distinguerlo dalle opere più blasonate, è quell’estro ancora troppo timido, decisamente acerbo per mostrarsi già del tutto.
Viscerale e maledetto
Ambientato nella Hong Kong del 1960, il film racconta di Yuddy(Leslie Cheung), un giovane casanova che vive la conquista amorosa come un gesto compulsivo da reiterare meccanicamente. Il ragazzo infatti seduce e abbandona ogni donna che incontra. Farà la conoscenza della cassiera Su Li-Zhen (un’insospettabile Maggie Cheung), giovane e timida e della passionale cantante Mimì (Carina Lau).
Yuddy entrerà presto in conflitto con entrambe e con se stesso; privo di una identità e ossessionato dalla ricerca della sua vera madre, Yuddy è il ritratto perfetto di quel fascino tossico, maledetto, che non potrà cambiare mai, anche quando deciderà di partire in cerca delle sue origini, porterà con sé solo guai
La legge della giungla
Il mondo in cui si muovono i protagonisti è rarefatto,irreale; i colori sono estremamente saturi e il buio pervade gli spazi stretti, claustrofobici. Il verdeè il colore dominante praticamente in ogni scena. Questo, insieme a tutti gli altri elementi visivi e a una componente sonora estremamente curata, rende l’ambientazione del film più vicina a unagiungla umida e selvatica piuttosto che a un paesaggio urbano.
Days Of Being Wild è la pioggia incessante, è il buio, umido e sconosciuto, e sono i fari dei tram che illuminano la notte come occhi di animali tra le frasche. Il film si regge sul disequilibrio costante tra i dialoghi forzati ma intimi dei personaggi, persi, intimoriti e il contesto ostilein cui ogni corpo è buono per trovare un po’ di calore. Il gioco del regista è chiaro e viene esplicitato sin dalla sequenza d’apertura, in cui i titoli di testa scorrono sulle immagini di una giungla esotica che ricorda immediatamente il celebre incipit diApocalypse Now, altro capolavoro che fa delle atmosfere selvagge nella foresta, del sudore e dei rapporti umani corrotti, i propri tratti distintivi.
InDays Of Being Wildpare non esista stabilità.Tutto è sospeso in un tempo sfuggente e i personaggi, in particolare il protagonista Yuddy, sono i prodotti della crudeltà di questa vita che, col tempo, li ha resi tristi o spessoindifferenti ai sentimenti e ai rapporticon le altre persone. Lo stato peggiore in cui può trovarsi un animale sociale come l’essere umano, soprattutto in una giungla come quella ritratta in questo film.
La ricerca impulsiva della felicitàda parte delle ragazze con cui entra in contatto Yuddy le rende nervose e sempre più sofferenti standogli vicino. Quella che si crea è una situazione senza via d’uscita; l’amore non corrisposto trasforma lagiunglain un luogo inospitale, dove cacciatori e prede si rincorrono senza tregua in un gioco sadico gravato dall’incidere del tempo.
Un circolo vizioso in cui tutti, compresi i comprimariTide(Andy Lau) eZeb(Jacky Cheung), si trovano davanti a situazioni sentimentali disperate e senza un lieto fine, forse perché quello che stanno cercando è altrove. Lo capisce Yuddy che,non potendo controllare il tempo, cambierà spazioin cerca della madre, quella che sembra essere l’unica persona in grado di colmare un vuoto interiore che le sue sporadiche relazioni non sapranno mai soddisfare.
Tempismo imperfetto
Questo meraviglioso film, considerato ormai un classico, ha il merito di aver dato vita a quello che è lo stile inconfondibile di Wong Kar Wai, il quale aveva esordito sul grande schermo solo due anni prima conAs Tears Go By, un raffinato noir ben più canonico rispetto alle successive opere dell’autore. Days Of Being Wild introduce uno dei punti fondamentali nella poetica di Wong Kar Wai, il tempo.
L’elemento del tempo torna spesso e in diverse forme per tutto il filmlegandosi inesorabilmente ai destini dei personaggi, che ne diventano sempre più schiavi a mano a mano che le loro vite scivolano via dal loro stesso controllo.
Il Regista di Hong Kong negli anni ha studiato attentamente loscorrere inesorabiledel tempo nel tentativo di controllarlo, dilatarlo e renderlo reale, tridimensionale, tangibile e proprio l’inizio di questo film presenta uno deidialoghipiù memorabili della sua filmografia in questo senso, uno scambio di battute chedimostra la sua maestria anche nella scritturain unmonologoquasi teatrale sull’amicizia e il tempo, che presenta il personaggio di Yuddy dal punto di vista di una delle tante ragazze che conquista, convincendo anche lo spettatore a legarsi a un protagonista che ben presto si rivelerà invece freddo e anaffettivo: “D’ora in poi siamo amici di un minuto. É un fatto e non puoi rifiutarlo, ormai fa parte del passato”
Taglio netto
Per la prima volta nella filmografia di Wong Kar Wai possiamo apprezzare davvero la sua capacità nelmuovere la macchina da presa nello spazio. In un cinema che punta tanto sulle atmosfere, hanno un ruolo fondamentale la rappresentazione degli spazi e il modo in cui i protagonisti si relazionano ad essi. Yuddy vive il mondo che lo circonda come una prigione: pareti troppo strette per contenere il suo dolore. La camera, impietosa, lo segue senza mai scollarsi, pressandolo, mettendolo in difficoltà e costringendolo spesso a scappare o a cercare un modo per restare da solo, nascosto.
Wong Kar Wai lavora quindi conastuzia ed economiariducendo al minimo, quando possibile, il numero d’inquadrature, preferendo elaborati piani sequenza e carrelli senza stacchi che collegano sguardi e ambienti. Un rilassato campo medio può rapidamente stringersi a un primo piano teso su un personaggio se la situazione lo richiede. Curiosamente la pellicolasi evolve nel finale, tornando ad un approccio noir come nel precedente lavoro del regista di Hong Kong.
Necessità e virtù si mescolano con gusto e attenzione come nei migliori film indie, la ricetta per far impazzire un cinefilo.
Days Of Being Wild
Anno: 1990
Durata: 95'
Distribuzione: In-Gear Film
Genere: Romantico, Drammatico
Nazionalita: Hong Kong
Regia: Wong Kar Wai
Data di uscita: 15-December-1990
Vuoi mettere in gioco le tue competenze di marketing e data analysis? Il tuo momento è adesso!
Candidati per entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi Drivers