La furia di un uomo è un thriller d’azione del tipo colpo grosso diretto da Guy Ritchie. Prodotto nel Regno Unito e negli Usa da Metro-Goldwyn-Mayer, Miramax e CAA Media Finance.
Il film è ora disponibile su Prime Video, insieme all’ultima opera del regista, Il ministero della guerra sporca.
Tra gli interpreti, Jason Statham, Holt McCallany, Josh Hartnett, Rocci Williams, Jeffrey Donovan, Scott Eastwood e Andy Garcia.
La furia di un uomo – La trama
Dopo aver subito una rapina con perdita di vite umane, la grossa compagnia portavalori di Los Angeles. Fortico assume Patrick Hill, che però si fa chiamare solo H (Aitch). H è un uomo freddo e distaccato, apparentemente mediocre come agente di sicurezza e senza alcuna capacità empatica. In occasione di un’altra rapina a un furgone portavalori, H si distingue per il coraggio e la freddezza con cui sgomina la banda di criminali diventando l’eroe dei suoi colleghi. Quando in un’ulteriore rapina fa scappare i malviventi col solo sguardo, la sua reputazione si ammanta di un’aurea sovrannaturale e diabolica. Lo sviluppo dei fatti svela poi il vero motivo della presenza di H alla Fortico.
Il piatto freddo della vendetta
Se la furia è quello stato di forte agitazione che si manifesta con azioni violente, quella del protagonista H è una furia interiorizzata. L’agitazione di H è tutta dell’anima, mentre il suo corpo algido rimane immobile dentro e attorno alla tempesta. A causa della struttura non lineare del film, che divide la narrazione in quattro parti ciascuna delle quali torna con circolarità all’evento scatenante, non è subito chiara la causa della furia di H. La stessa grafica dei titoli (che abbonda di segni e icone vagamente sataniche), il titolo del primo capitolo (Uno spirito maligno) e le allusioni nelle battute dei personaggi del film, lascerebbero presagire che siamo di fronte a un misterioso personaggio degli inferi. Se non fosse che come genere dichiarato il film non ne contempli la possibilità. Ma non appena la causa di questa furia è resa manifesta, ecco che il personaggio di. H rientra nell’alveo del genere cinematografico sotto le vesti del giustiziere. È la sete di vendetta quella che muove il protagonista per tutto il tempo, filmico e narrativo, che separa l’entrata in scena del protagonista dal suo obiettivo e dalla risoluzione finale.
Più che per le rocambolesche scene d’azione che contraddistinguono le interpretazioni di Jason Statham (dopo quattro film fatti assieme e un quinto annunciato per il 2022 possiamo chiamarlo attore feticcio del regista Ritchie che lo ha anche scoperto) in La furia di un uomo Statham ci restituisce una stasi statuaria capace d’incutere la stessa soggezione di un moai dell’Isola di Pasqua.
L’amore paterno scioglierebbe un ghiacciaio
Tra questioni e temi toccati in La furia di un uomo, oltre a quello già menzionato della vendetta c’è quello, speculare, della privazione brutale dall’affetto più caro, la morte violenta di un figlio innocente.
Mentre quello dell’avidità degli uomini è più strumentale e pervasivo e segue lo schema consolidato del chi troppo vuole nulla stringe, vera morale accessoria del film, quello della paternità negata sembra quasi un tema incontrato per caso e che non porta ad alcuna acquisizione finale, mandando in frantumi l’arco del personaggio.
Se è vero che nei buoni film nulla viene mostrato o detto per caso, a riferimento della freddezza del personaggio Patrick Hill, meglio noto come H, nell’unico dialogo con l’amato figlio. Dougie si parla di Artico e Antartico. La freddezza di H è costitutiva, preesistente al grave lutto e alla conseguente modalità vendetta. In quest’unico dialogo padre-figlio è ravvisabile un desiderio di avvicinamento e di scioglimento del ghiaccio interiore di fronte al calore dell’affetto filiale. Peccato che questo momento narrativo non sia sufficientemente sviluppato, lasciando la figura di. Dougie come quella di un fantasma del passato e quella di H un uomo dal cuore di ghiaccio crepato.
Tensioni senza grandi emozioni
A prima vista La furia di un uomo sembra un film scarno senza i grossi accorgimenti visuali che ci si aspetterebbe. Girato tra Los Angeles e gli studi Pinewood alle porte di Londra, la buona fotografia ha una prevalenza di toni cupi da fumetto cyber.
La struttura non lineare della storia da un lato la rende più intrigante per il gioco di ricostruzione a cui è invitato lo spettatore. Dall’altra l’eccessiva frammentazione impedisce alla tensione drammatica di consolidarsi verso veri e propri climax.
La sceneggiatura del film La furia di un uomo, remake del francese Le convoyeur da un soggetto di Nicolas Boukhrief e Éric Besnard, scritta dallo stesso Guy Ritchie insieme a Ivan Atkinson e Marn Davies, sposta la scena in una Los Angeles periferica e, a giudicare dal numero di rapine per unità di tempo, in mano ad assetate bande di criminali di cui fanno parte frustrati reduci delle varie guerre che gli USA disseminano per il Pianeta. Uomini feriti, impavidi e cinici (quando non psicologicamente instabili) che non trovano altra via per far saldare alla.Patria e alla sua opulenta società l’inestinguibile debito di sangue. Se non quella di prendersi con la violenza, prima la propria fetta e poi tutta la torta. Con gli immancabili tradimenti e le complicità di apparati e membri delle istituzioni corrotti e/o altrettanto avidi. Quest’ultimo aspetto più oscuro della vicenda non viene mai messo in piena luce, lasciando un tono vagamente criptico e misterioso che tuttavia ben si armonizza.
Anime blindate
I personaggi di La furia di un uomo lavorano in un ambiente blindato e sbarrato da gabbie. La fauna umana che gira nello zoo della. Fortico, e quindi di tutto il film, è prettamente maschile e maschilista e ha sviluppato in cattività comportamenti pervasi da ambigue allusioni sessuali. Attitudine che riguarda anche la dura Dana, unica donna tra le guardie giurate. Ma non il protagonista H che rimane sempre così freddo, distaccato e calmo. Nel rispetto di una scelta narrativa che tuttavia risente della mancanza quasi assoluta di un profilo privato del personaggio che non ci permette di coglierne l’umanità.
Insomma, il bel personaggio H avrebbe potuto essere anche migliore. Senza essere uno di loro, ha la freddezza di tanti automi e replicanti di ogni ordine e grado presenti nella cinematografia universale. Ma almeno quelli, in più occasioni, ci hanno fatto commuovere.