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‘Happy Together’ di Wong Kar Wai – Recensione della versione restaurata in esclusiva su MUBI

Happy Together, Wong Kar Wai 1997. Da Gennaio in versione restaurata su MUBI il grande classico del regista di Hong Kong.

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A venticinque anni dalla prima uscita, torna restaurato in 4K , Happy Together, lo splendido sesto lavoro da regista di Wong Kar Wai. Un film che esce dagli schemi con una storia LGBT ambientata lontano da Hong Kong e in cui il regista spinge al massimo i tratti stilistici che lo contraddistinguono, rendendo il film una tra le opere più amate dai suoi fan.

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Dopo il successo ottenuto quest’estate in sala con la rassegna Una Questione di stile, arrivano in Italia, in streaming, sei dei migliori film di Wong Kar Wai, leggenda della cinematografia mondiale e di Hong Kong, il cui stile onirico e malinconico è diventato simbolo di quel cinema capace di trascendere il tempo e le emozioni, analizzando l’amore e la passione nella loro reale essenza, con colori meravigliosi e storie ricche di atmosfera.

Le luci e i suoni delle città in piena globalizzazione sono coprotagoniste in storie di solitudine e fragilità, che mettono a nudo le debolezze umane con poetica delicatezza.

La Trama

Po-wing e Yiu-fai sono una coppia gay che lascia Hong Kong per una città ai suoi antipodi, Buenos Aires, in cerca di una vita e un futuro diversi, con il sogno di raggiungere le bellissime cascate di Iguacu (al confine tra Argentina, Brasile e Paraguay). Poco dopo essere giunti in Argentina e aver affittato un’automobile, i due si mettono in viaggio in direzione delle cascate; però poi, in seguito a un violento litigio, prendono strade separate.

Yiu-fai è il più stabile e impegnato e non desidera altro che continuare a condurre una vita entro i limiti della normalità per quanto possibile. Po-wing, invece, ha un carattere autodistruttivo, si dà alla perdizione e alla lussuria nelle calde notti argentine. Ma come canta Venditti, certi amori non finiscono

L’omosessualità nel cinema di Wong Kar Wai

Già dalle premesse è facile intuire che questo non è un titolo come gli altri all’interno della filmografia del regista, a partire dalla coppia protagonista del film formata da due mostri sacri del cinema di Hong Kong:  Tony Leung e il compianto Leslie Cheung, alla sua ultima interpretazione.

Una storia anticonvenzionale che trova la sua forza nel fatto di non dare troppo peso al fattore dell’omosessualità, trattandola, certo, come uno degli elementi fondanti della trama, ma senza renderne la narrazione dipendente. Scelta audace anche oggi, perché sembra ancora che ogni cosa necessiti di essere etichettata e lo è stata ancor di più nel 1997, all’uscita del film.

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L’inclinazione sessuale dei due protagonisti non è vista come un difetto o una particolarità, né da loro né da chi gli sta intorno. Se ne parla poco ed è più una modalità per approfondire il carattere dei due personaggi.

Yiu-Fai (Leung) cerca di nascondere i suoi sentimenti e le sue emozioni, sia davanti a Po-Wing (Cheung) sia nella vita pubblica, specialmente al lavoro, dove fatica a stringere rapporti di amicizia con i colleghi, ad eccezione di uno, Chang (Chang Chen) che riesce a sciogliere la sua corazza, grazie alla sua delicatezza e alla sua intelligenza.

Po-Wing, al contrario, è un ragazzo di mondo, sempre alla ricerca di nuove avventure e amanti. Questa differenza tra loro dà vita ai continui attriti e litigi; una storia d’amore tossico nella quale il regista, come i suoi personaggi, cerca disperatamente un po’ di bontà, dispensandocela poco alla volta.

Una location inedita

La parola chiave per descrivere Happy Together è “Esplorazione”. A partire dalla concezione stessa del film da parte di Wong Kar Wai, che lo scrisse ispirandosi a The Buenos Aires Affair, romanzo di Manuel Puig, con l’idea ben precisa di cambiare registro e iniziare a osare un po’ di più. Nel suo cinema così ricco di atmosfere, suoni e luci la location è fondamentale, è parte integrante della narrazione e condiziona fortemente lo stato d’animo e i comportamenti di chi questo spazio lo vive.

La scelta dell’Argentina è quindi vincente, un luogo lontanissimo dalla buia e caotica Hong Kong, da dove i protagonisti sono voluti scappare e dove cercano disperatamente di tornare. Il senso di lontananza e quasi di prigionia si riflette inevitabilmente nelle loro vite. Con la scusa di ricominciare, riprovare, non riescono ad andare avanti, a superare i problemi. E restano così  intrappolati in una routine alla quale sembra impossibile ribellarsi.

Lo stile inconfondibile

La regia è particolare anche per laspetto tecnico. La collaborazione con il direttore della fotografia di origini australiane, Christopher Doyle, è da sempre uno dei punti di forza del cinema di Wong Kar Wai. In questo film si sono divertiti sperimentando nuove tecniche e scelte stilistiche per raccontare la storia al meglio, secondo la visione del regista.

L’uso dello step-printing reso celebre proprio dai film dell’autore di Hong Kong, la camera a mano ad esplorare gli spazi e i volti, il grandangolo e l’uso dei colori, rafforzato dall’alternanza con sequenze in bianco e nero, rendono Happy Together uno dei film più interessanti e sperimentali del regista.  Sicuramente il più personale del suo direttore della fotografia, che ha perfino documentato tutto il ‘dietro le quinte’ delle riprese con bellissime fotografie contenute in un libro dal titolo “Don’t Try For Me Argentina”.

La narrazione fatta di sguardi e sensazioni si amalgama perfettamente allo stile di ripresa virtuoso dando sostanza alle emozioni che si vogliono raccontare, e così una calda partita di calcio tra colleghi per le strade di Buenos Aires può diventare un sogno lucido, un viaggio dentro la mente del protagonista scrutando il suo sguardo tra i raggi di sole e il fumo della sigaretta.

La forza nei dettagli

Wong Kar Wai lavora spesso, e bene, sui dettagli, come l’orologio rubato a Po-wing da Yiu-fai, un gesto innocuo che qui assume un significato simbolico potentissimo nel raccontare il rapporto tra i due, il modo in cui il personaggio interpretato da Tony Leung si sente derubato del suo tempo da parte del fidanzato e, non riuscendo a scappare, cerca un altro metodo per riappropriarsene.

Oppure la bellissima cascata che per tutto il film viene vista e nominata, la promessa di pace, il punto di arrivo della storia al quale, però, i protagonisti non riescono mai ad arrivare perché troppo impegnati a tenere assieme le loro vite precarie.

A immergere ancora di più i personaggi nel clima esotico dell’Argentina ci pensa la musica, che in questo film, rispetto agli altri del regista, cambia fortemente di stile. Il tango ballato dai personaggi  – sia in senso letterale che figurato –  è accompagnato anche dalla bellissima colonna sonora ritmata che culmina nella famosa Happy Together dei The Turtles, da cui il titolo del film.

Una coppia unica

La trama principale di Happy Together si muove al ritmo di un tango, una danza sinuosa e sincronizzata tra i due protagonisti, un irresistibile gioco di sguardi e quel reiterato concetto del “ricominciamo”, dai litigi, ai dialoghi più intimi: tutta una coreografia seguita, accompagnata, con maestria dai bellissimi movimenti di macchina e tagli che si susseguono. A tratti il tempo sembra rallentare fino quasi a fermarsi. Un abbraccio può dilatarsi nei secondi e durare un’eternità; subito dopo, una settimana può passare in un battito di ciglia. Nessun regista al mondo sa manipolare il tempo come Wong Kar Wai.

Allo stesso tempo il cast scelto è perfetto per raccontare questa storia; Tony Leung è probabilmente l’attore più significativo sia per Wong Kar Wai, sia per tutto l’ambiente cinematografico di Hong Kong e la sua scelta d’interpretare un personaggio omosessuale, prestandosi a scene anche molto esplicite, come quella che apre il film – seppur non ne fosse a conoscenza prima dell’inizio delle riprese – attribuisce inevitabilmente prestigio al titolo.

Così come la presenza di Leslie Cheung, attore allora sulla cresta dell’onda per le sue interpretazioni in A Better Tomorrow (I e II) e in Addio Mia Concubina. Cheung era tra i pochi interpreti asiatici apertamente bisessuali e soffriva di depressione da molto; il suo volto sofferente e il suo sguardo perso nei pensieri lo resero perfetto per questo ruolo. Fu la sua ultima interpretazione, colpevole la prematura morte per suicidio sei anni più tardi.

Tutti i personaggi e le situazioni secondare sono solo echi di sottofondo che fanno da contorno ai protagonisti.

Un’iniziativa da non perdere

A partire dallo scorso dicembre e per tutto il mese di gennaio, su MUBI, potremmo goderci In The Mood For Love, Fallen Angels, Hong Kong Express, Happy Together, As Tears Go By e Days Of Being Wild. Sei grandi classici del regista originario di Shangai in splendide versioni restaurate sotto la sua supervisione. Un’occasione unica per scoprire, o riscoprire, uno degli autori più amati dai cinefili di tutto il mondo. Fu proprio l’amore per Wong Kar Wai che portò, nel lontano 2007, alla fondazione di MUBI, con l’idea che: “dovrebbe essere possibile guardare In The Mood For Love anche in un Cafè di Tokyo”.

Dopo più di otto lunghi anni dal suo ultimo film, The Grandmaster, Wong Kar Wai è pronto a fare il suo debutto nella serialità con Blossoms Shangai, tratta dall’omonimo romanzo di Jin Yucheng e considerata dal regista come la terza parte di un percorso iniziato con In The Mood For Love, nel 2000, e continuata quattro anni dopo con 2046.

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