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In blu-ray Come true e Sputnik – Terrore dallo spazio

Segnali dall’universo digitale. Rubrica a cura di Francesco Lomuscio

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Koch Media amplia ulteriormente la sua ricca collana Midnight Factory, dedicata all’horror, rendendo disponibili in limited edition blu-ray Come true e Sputnik – Terrore dallo spazio. Entrambi datati 2020, accompagnati dal rispettivo trailer italiano quale extra e inclusi, con relativo booklet, in custodia amaray inserita in slipcase cartonato. Con il Vincenzo Natali autore di Cube – Il cubo  coinvolto in qualità di produttore esecutivo, il primo vede al timone di regia Anthony Scott Burns. Oltre un’ora e quaranta di racconto per immagini caratterizzato da una struttura a scatole cinesi e incentrato sull’adolescente Sarah alias Julia Sarah Stone. Adolescente dall’animo ribelle e che, tormentata da diversi disturbi del sonno, decide di scappare di casa. Perché, a quanto pare, lo stesso regista soffriva da bambino di paralisi del sonno. Ha quindi pensato bene di partire dalla sua esperienza personale per mettere in piedi una storia di fantasia. La storia di questa ragazza che si affida ad uno studio universitario che, riguardante, appunto, il sonno, le offre sicurezza e soldi.

Ma anche problemi, visto che qualcosa di strano comincia a verificarsi fin dalla prima seduta, con tanto di forze oscure che si manifestano nella realtà. Trascinando quindi l’operazione nello stuolo di lungometraggi atti a rendere la dimensione onirica covo di malefiche entità. Un’operazione dal gusto piuttosto cronenberghiano che, però, più che al’universo di Freddy Krueger sembra avvicinarsi a quello di Slumber – Il demone del sonno.

Man mano che la cupa atmosfera generale si fa sempre più funerea; con tanto di visione al cinema del capolavoro La notte dei morti viventi.

Cupa atmosfera che, affascinato dai primi film di James Cameron e Michael Mann, Burns non esita oltretutto ad enfatizzare sfruttando soprattutto dominanti blu. Passando a Sputnik – Terrore dallo spazio di Egor Abramenko, invece, ci spostiamo nell’ambito della fantascienza russa, con ambientazione nel 1983. Quando, all’apice della Guerra Fredda, il volo di rientro di una missione spaziale sovietica finisce in modo tragico, segnata dalla morte di uno dei due cosmonauti. Ne consegue che Konstantin, sopravvissuto dal volto di Pyotr Fedorov, appare fin da subito disturbato, tanto da finire rinchiuso in una base segreta.

Dove viene seguito dalla psichiatra Tatyana, ovvero Oksana Akinshina, messa al corrente del fatto che nel corpo dell’uomo si nasconde una raccapricciante realtà. Infatti, ogni notte libera dal suo interno, per qualche ora, un parassita alieno di eccezionale forza e ferocia. Parassita che testimonia la pregevole fattura dell’effettistica in CGI che impreziosisce Sputnik – Terrore dallo spazio. Sebbene non ci troviamo affatto dinanzi ad un prodotto mirato al facile intrattenimento. Perché è vero che la classica idea di partenza può essere associata ad Alien o al suo predecessore Il mostro dell’astronave, ma non il resto. Che, con il produttore Fedor Bondarchuk incluso nel cast nei panni del disprezzabile colonnello Semiradov, si evolve pian piano. Privilegiando i dialoghi rispetto all’azione e svolgendosi quasi del tutto in claustrofobici interni. Fino al sanguinolento massacro vero e proprio, cui vengono riservati gli ultimi venti minuti dell’insieme. Se vogliamo guardante alla mitologia fumettistica di Venom a causa del fatto che l’extraterrestre tirato in ballo sia un simbionte. Un essere in simbiosi con l’umano che lo ospita, per intenderci, l’uno dipendente dall’altro. E c’è, chiaramente, anche il risvolto in salsa di critica sociale, che non può fare a meno di collocare ‘opera nel filone dei b-movie d’autore.

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