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Approfondimenti

Pedro Almodóvar e il cinema spagnolo

Una panoramica sulla storia del cinema spagnolo con particolare riferimento a uno dei registi più influenti dell'epoca moderna

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La Spagna s’interessa al cinema all’inizio del secolo con lo stesso fervore delle controparti europee e origina alcuni dei talenti più influenti dell’epoca moderna, tra cui Pedro Almodóvar.

L’epoca del muto

Il film La processó de les filles de Maria (1902) di Fructuos Gelabert è uno dei primi dilettantismi.

Segundo de Chomón rivaleggia, invece, con il francese Georges Méliès. De Chomón lavora principalmente in Francia e realizza Gita sulla luna, la versione spagnola del film più famoso di Méliès.

Luis Buñuel e Salvador Dalí realizzano Un Chien Andalou nel 1928, ma per il resto poca produzione spagnola muta ha un riscontro internazionale.

L’avvento del sonoro

Le tensioni politiche precedenti la guerra civile rendono quasi impossibile lo sviluppo di un’industria stabile.

Dopo il secondo film francese intitolato L’Age d’Or (1930), Luis Buñuel torna in Spagna per realizzare La terra senza pane (1933), una parodia-documentario surrealista sui contadini poveri dell’Estremadura. Gira ancora España 1936, un documentario sulla guerra distribuito dai repubblicani, e poi parte per gli Stati Uniti.

Antonio Nieves Conde prende in prestito il neorealismo italiano per girare Surcos (1951), che racconta le lotte di una famiglia per sbarcare il lunario a Madrid. Bienvenido Mr Marshall (1953) è, invece, una commedia sui malintesi ispano-americani.

Gli interpreti

L’attrice Sara Montiel ottiene successo con El Último Cuplé (1957).

Rafael Rivelles e Juan Calvo interpretano Don Chisciotte e Sancho Panza nel 1947 e si riuniscono per Marcelino Bread and Wine nel 1955, che vince un paio di piccoli premi al festival di Cannes di quell’anno.

La storia di un bambino che muore in modo commovente è il successo che segna la carriera di Fernando Rey. Rey inizia una proficua collaborazione con Buñuel in Viridiana (1961), una satira anticlericale vincitrice della Palma d’Oro a Cannes.

I temi

Il legame con il Messico è l’unico sbocco per gran parte del cinema spagnolo.

Buñuel si trasferisce in Messico nel 1949 e prende la cittadinanza. Los Olvidados (1950), ambientato nelle baraccopoli di Città del Messico, segna un nuovo inizio. Fanno seguito El (1953), L’angelo sterminatore (1962) e Simon of the Desert (1953).

Il movimento si inverte quando la mania degli spaghetti western decolla a fine anni ’50. Quasi sempre ambientati in Messico, film come Per un pugno di dollari (1964) sono girati in gran parte nel sud della Spagna. Lo stesso attacco ad Aqaba in Lawrence d’Arabia (1962) è girato presso un fiume spagnolo.

Il contesto

L’isolamento politico sotto Franco impedisce alla Spagna di partecipare alle nuove ondate europee.

La caccia (1996) di Carlos Saura è un’allegoria dell’aggressione latente del fascismo spagnolo.

Un’altra critica all’era franchista arriva con Lo spirito dell’alveare (1973) di Victor Erice, in cui una bambina diventa ossessionata da Frankenstein.

La svolta

La morte di Franco nel 1975 libera un’intera generazione.

Guidato dalle commedie trasgressive di Pedro Almodóvar, il cinema spagnolo inizia a reinventarsi da zero. Almodóvar raggiunge il successo internazionale con Law of Desire (1987) e Donne sull’orlo di una crisi di nervi (1988), che porta Carmen Maura e Antonio Banderas sotto i riflettori internazionali.

Bigas Luna filma il primo incontro di Penelope Cruz e Javier Bardem in Jamon Jamon (1991), simbolo della nuova sensualità della Spagna.

Fernando Trueba vince un Oscar per la Belle Epoque (1992). A Barcellona,  Vicente Aranda ottiene il plauso con Amantes (1991), mentre Vacas (1992) di Julio Medem sposta l’attenzione sul cinema basco.

Le proposte più recenti

Presto cresce una nuova generazione, interessata all’horror e al fantasy.

Alejandro Amenábar ha un enorme successo con l’inglese The Others (2001).

Guillermo del Toro, nato in Messico, è autore de Il labirinto del fauno (2006). Il film prende spunto da Lo spirito dell’alveare nella sua visione infantile della guerra civile.

Del Toro sponsorizza un altro capolavoro dell’inquietudine spagnola, The Orphanage (2007) di Juan Antonio Bayona.

Il cinema secondo Pedro Almodóvar

Pedro Mercedes Almodóvar Caballero, nato il 25 settembre 1949 a Calzada de Calatrava (Spagna), è un regista spagnolo noto per i film melodrammatici spesso legati a temi di natura sessuale.

Da giovane, Almodóvar si trasferisce a Madrid e sogna di frequentare la scuola nazionale di cinema spagnola, purtroppo chiusa sotto il governo dittatoriale di Francisco Franco. Malgrado ciò, Almodóvar acquista una Super-8 e inizia a realizzare dei cortometraggi.

L’esordio

Il primo lungometraggio da lui scritto e diretto, Pepi, Luci, Bom y otras chicas del montón (Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio, 1980), esplora la scena punk rock a Madrid negli anni dopo la morte di Franco.

Apparentemente una commedia, il film tratta temi di stupro, corruzione e vendetta.

La collaborazione con Antonio Banderas

Dopo molti altri sforzi, Almodóvar scrive e dirige una serie di film con protagonista Antonio Banderas. I primi due film, Matador (1986) e La ley del deseo (1987), si occupano dell’intersezione tra violenza e desiderio sessuale.

Una farsa vertiginosa intitolata Mujeres al borde de un ataque de nervios (Donne sull’orlo di una crisi di nervi, 1988) vince riconoscimenti internazionali, tra cui una candidatura agli Oscar per il miglior film in lingua straniera.

Almodóvar prosegue con ¡Á domare!, (Legami! Legami!, 1990), che attira le critiche dei gruppi di difesa delle donne per un complotto in cui un uomo malato di mente (Antonio Banderas) persuade una donna rapita a innamorarsi di lui.

Il successo di Penélope Cruz

Carne trémula (1997), basato su un romanzo di Ruth Rendell e interpretato da Javier Bardem, esamina le intricate conseguenze di uno sparo accidentale. È stato anche il primo di numerosi film di Almodóvar a presentare Penélope Cruz.

Almodóvar ottiene il successo con Todo sobre mi madre (Tutto su mia madre 1999), che scrive e dirige. Il film narra la ricerca da parte di una donna del padre del figlio, recentemente scomparso. Per questo titolo, Almodóvar vince un Oscar per il miglior film in lingua straniera ed è premiato come miglior regista al Festival di Cannes.

Riceve elogi simili per Parla con lei (Hable con ella, 2002), per cui ottiene un Oscar per la migliore sceneggiatura originale, oltre a una candidatura per la migliore regia.

Almodóvar dirige, poi, La mala educación (2004), che si occupa di abusi sessuali all’interno della Chiesa cattolica romana.

Seguono, quindi, il dramma familiare Tornare (Volver, 2006) e Abbracci spezzati (Los abrazos rotos, 2009), un esercizio di stile nel film noir. Entrambi sono interpretati da Penélope Cruz.

Le opere recenti

Dopo più di 20 anni, Almodóvar torna a lavorare con Antonio Banderas per La piel que habito (La pelle in cui vivo, 2011), un thriller psicologico su un chirurgo plastico che esegue esperimenti su una donna tenuta prigioniera.

La commedia pungente Los amantes pasajeros (Sono così emozionato!, 2013),  è ambientata a bordo di un aereo in preparazione per un atterraggio di emergenza.

Tre anni dopo scrive e dirige Julieta, un dramma su una madre e una figlia separate ispirato a diversi racconti della scrittrice canadese Alice Munro.

Almodóvar lavora ancora con Antonio Banderas e Penélope Cruz in Dolor y gloria (2019), su un regista che contempla la propria vita.

Infine, si ricordi Madres Paralelas (2021) che racconta la storia di Janis (Penélope Cruz) e Ana, due donne che diventano madri lo stesso giorno in una clinica di Madrid. Tuttavia, forte è la contrapposizione: Janis è una fotografa affermata, mentre Ana un’adolescente intimorita.

Fonti: The Guardian

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