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‘7 donne e un mistero’, Genovesi si diverte a rifare Ozon

Elegante remake di 8 donne e un mistero di François Ozon, ma purtroppo con alcune significative sottrazioni, come già rimarca il titolo.

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7 donne e un mistero

Distribuito dalla Warner Bros. Pictures, 7 donne e un mistero (2021) altro non è che il remake, con rimodulazioni italiane, di 8 donne e un mistero (8 femmes, 2002) di François Ozon. Un sofisticato ma per nulla incisivo film con cui Alessandro Genovesi, giunto all’ottavo lungometraggio, conferma le sue doti di metteur en scène e regista corale, ma al contempo di non riuscire a staccarsi da rappresentazioni generiche.

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7 donne e un mistero, la trama

Ambientato nell’Italia degli anni ’30, in una villa isolata, la pellicola racconta le concitate ore che seguono l’inspiegabile omicidio di un imprenditore, nonché marito, padre e fratello. Al centro un variopinto gruppo di donne che, dopo essersi riunite nella villa di famiglia per celebrare insieme la vigilia di Natale, si trovano costrette ad affrontarsi e rivelarsi segreti. Chi ha ucciso l’uomo? Tutte avrebbero un valido movente.

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Riflessioni intorno a 7 donne e un mistero

Per approcciarsi alla visione di 7 donne e un mistero è necessario vergare quattro punti guida, che possano spiegare le caratteristiche, con i relativi pregi e difetti, di questa commedia italiana d’ambientazione natalizia.

Punto primo. Il film è il remake di 8 donne e un mistero, per tanto se gli spettatori hanno visto – e apprezzato – la versione originale, conoscono già il filo della trama e potrebbero non particolarmente gradire questo diretto rifacimento.

Punto secondo. Per descrivere questa rappresentazione filmica è necessario utilizzare il polisemico verbo inglese To Play.

Punto terzo. Il film rientra sia nella vena natalizia e sia in quella dei rifacimenti di Alessandro Genovesi.

Punto quarto. 7 donne e un mistero è la conferma, abbastanza dolente, che sempre più spesso va di moda attingere da sceneggiature di film stranieri, aggiungendovi folklore italiano.

Ci sarebbe anche un quinto punto, esprimibile in poche righe: il film di Genovesi, al netto dei propri limiti, è un’opera apprezzabile per aver messo assieme alcune delle migliori attrici nostrane, che meriterebbero ruoli migliori.

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7 donne e un mistero Vs. 8 donne e un mistero

La pellicola di Genovesi, (ri)sceneggiata assieme a Lisa Nur Sultan (Sulla mia pelle), si rifà direttamente al film di Ozon, prima ancora che alla pièce teatrale Huit Femmes (1962) di Robert Thomas. Il rifacimento di Genovesi, che potrà essere accolto come amorevole omaggio cinefilo oppure come semplice film fotocopia, è di sottrazione sin dal titolo: invece di otto, le donne diventano sette.

Viene tolto l’omaggio al musical. Se nell’originale ogni figura femminina si presentava in scena cantando e ballando una canzone popolare, in 7 donne e un mistero le protagoniste non accennano a nessuna canzone. Chiaramente cambia anche l’ambientazione temporale e lo sfondo sociale: là una villa aristocratica negli anni Cinquanta, qui una villa borghese negli anni Trenta (con un impalpabile rimando all’arrivismo fascista).

Quello che permane sono le tre unità aristoteliche (tempo, luogo e azione), l’utilizzo del colore, con gli abiti che contraddistinguono i variegati caratteri dei personaggi, e il bacio saffico (veramente necessario in questo remake?).

E tornando alla sottrazione, sebbene le attrici sfoderino le loro virtù recitative (e i relativi limiti), questo settetto è inferiore all’ottetto originale, perché nel film di Ozon le protagoniste rappresentavano quattro generazioni di storia del cinema francese, mentre nel film di Genovesi l’unica attrice che conferma la propria duttilità è Margherita Buy (acconciata come Catherine Deneuve).

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To play: recitare, giocare, suonare, scherzare

Già la trama, come si capirà alla fine, è tutta una celia architettata che si poggia sulla recitazione, che è anche sinonimo di menzogna. Ma il To Play va applicato soprattutto alle attrici e al regista. Le sette attrici coinvolte in questo giallo recitano la loro parte, ma al contempo giocano con le – grottesche – figure femminili che gli sono state assegnate. Una recitazione professionale, certamente, ma trapela nella loro attuazione anche uno spiccato divertimento, tanto di complicità quanto di contesa scenica (i personaggi vogliono essere tutte dive).

Alessandro Genovesi, che è commediografo, allestisce cinematograficamente, alla sua maniera, la narrazione. “Suona”, da intendere come orchestrare, questo settetto composto dai variegati personaggi femminili e dalla ricercata scenografia. Danza con la macchina da presa, creando anche qualche deliziosa volée. Dietro al rigore registico Genovesi sembra il primo, del cast, a trastullarsi con questo rifacimento, realizzando un gioco – filmico – appagante per lui (la raffinatezza della messa in scena e l’orchestrazione attoriale) e godibile – si spera – per gli spettatori.

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Alessandro Genovesi, tra Natale e remake

Con 7 donne e un mistero Genovesi firma la sua ottava regia. Di queste otto, quattro sono di ambientazione natalizia, ma soltanto due sono state distribuite propriamente durante il periodo delle festività natalizie (questa e il precedente 10 giorni con Babbo Natale).

Se si dovesse fare un confronto tra 7 donne e un mistero e una sua pellicola precedente, si possono riscontrare delle similarità con Soap Opera (2014). Ambedue hanno una storia con una messa scena di tipo teatrale (tempo, “luogo” e azione), e un cast corale (oltre a un delitto su cui indagare). Dopotutto quest’ultima regia di Genovesi ha figure femminili che paiono estrapolate da una soap opera. Però 7 donne e un mistero mette in evidenza anche un’altra peculiarità della filmografia di Genovesi: il rifacimento, in salsa italiana, di un’opera straniera. La peggior settimana della mia vita (2011) è un adattamento della sitcom inglese The Worst Week of My Life (2004-2006); Ma che bella sorpresa (2015) è il remake del film brasiliano A Mulher invisível (2009) di Claudio Torres; 10 giorni senza la mamma (2019) e il ri-arrangiamento dell’argentino Mamá se fue de viaje (2017) di Ariel Winograd.

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Rifacimenti italiani

Un’ultima riflessione che scaturisce dal film, ed è alquanto “sconfortante” se la confrontiamo con il ricco passato creativo nostrano, è il dover costatare come in quest’ultimo decennio ci sia il costante ricorso a rifare un film estero. Una prassi produttiva che sembra copiare il modus operandi hollywoodiano: invece di distribuire la pellicola straniera di successo nel proprio circuito nazionale, si prende il copione, si fa qualche aggiustamento, e si realizza il remake.

Certamente non c’è nulla di male, e a volte i rifacimenti sono migliori degli originali, ma in passato era il cinema italiano a sfornare copioni originali che poi le produzioni straniere compravano. Un lontano prototipo, di scarso successo ma che già anticipava il prossimo nuovo corso, fu È già ieri (2004) di Giulio Manfredonia e con Antonio Albanese, rifacimento di Ricomincio da capo (Groundhog Day, 1993) di Harold Ramis e con Bill Murray.

Fino ad ora sono stati realizzati all’incirca una trentina di remake e, ricollegandoci a quanto scritto nel paragrafo precedente, Genovesi ne ha realizzati ben quattro. Un segnale che marca una preoccupante mancanza d’idee di molti nuovi sceneggiatori, e del poco coraggio dei produttori. Una questione che riguarda principalmente il genere commedia, dove appunto l’Italia eccelleva per qualità e originalità.

7 donne e un mistero

  • Anno: 2021
  • Durata: 82'
  • Distribuzione: Warner Bros. Pictures
  • Genere: Commedia
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Alessandro Genovesi

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