Il cinema come sogno in What Do We See When We Look At The Sky?, l’opera di Alexandre Koberidze presentato a Berlino e disponibile su MUBI dal 7 gennaio
Su MUBI potete vedere il film
What Do We See When We Look At The Sky?, la storia
Un incontro fugace. Una scintilla scoccata davanti alle porte di una scuola. Lisa e Giorgi s’innamorano, e sono consapevoli che quel sentimento è ricambiato. Non ci pensano due volte e organizzano subito un appuntamento per conoscersi, ma la città di Kutaisi, in Georgia, sembra voler ostacolare la loro relazione, condannandoli ad avere un nuovo aspetto.
What Do We See When We Look At The Sky La recensione
Film di questo tipo vanno incoraggiati sempre. Possono essere imperfetti, prolissi, retorici (non è questo il caso), ma What Do We See When We Look At The Sky? è la rappresentazione più fedele delle potenzialità del mezzo cinematografico. Uno strumento meccanico, fatto di inquadrature, stacchi, dissolvenze, e poetico allo stesso tempo, dove la realtà si mescola al sogno del suo autore.
Alexandre Koberidze dimostra subito che la libertà è un discorso di movimenti, non solo dalla macchina da presa, ma che dipendono soprattutto dalle scelte e dai comportamenti dei protagonisti. La sequenza iniziale sotto questo aspetto è emblematica.
Un incontro che è frutto di uno scontro, inquadrato dal basso, mostrando solo le gambe dei personaggi, Lisa e Giorgi. In quella scena tutto comincia già a fluttuare. Niente è così chiaro e razionale: si avvicinano, si toccano, s’incrociano di nuovo sbagliando strada. Le scintille di quell’amore hanno attivato qualcosa in loro, un sentimento che li spingerà in un terreno scivoloso come il sogno. L’amore è così, ma in questo caso è una maledizione come la telecamera (quella di sorveglianza), la grondaia e il vento cercano di comunicarle.
Cinema, mon amour
What Do We See When We Look At The Sky? non ha punti di riferimento. Si trasforma senza porsi troppe domande. Il film non utilizza paletti, ma lascia che si formino delle nuvole che vanno a costellare questo cielo che è il racconto, con il narratore che come in un documentario descrive passo per passo ciò che sta avvenendo.
Questa commistione di stili si percepisce prima di tutto esteticamente: Alexandre Koberidze sceglie di giocare con lo spettatore cambiando persino registro, tra campi lunghi, primi piani e zoom ripetuti in alcune scene. È come se volesse lasciare andare la storia senza porre freni, mostrando quello che è il suo punto di vista sul cinema e l’effetto che questo provoca in lui. Questa scelta va poi a imporsi inevitabilmente sul racconto, che non segue un percorso definito dall’amore tra Lisa e Giorgi.
Giorni e Notti magiche
Alexandre Koberidze non si sofferma solo sui singoli particolari. A lui interessa l’insieme che rende questo sogno così reale. Ci sono infinite storie che posseggono la stessa identica importanza, come si sente in uno dei passaggi cruciali del film.
E sono tutte queste piccole, quasi impercettibili, scintille a nascondere quell’incantesimo che ha travolto Lisa e Giorgi: le notti magiche del calcio mondiale sempre nello stesso posto come da tradizione (come la canzone di Bennato e Nannini, presente in questa colonna sonora); i ragazzi che rincorrono un pallone; il processo di lavorazione di una torta o di un film dove si cerca di trovare l’ingrediente giusto nel tempo più opportuno.
Uomini, cani. Gli esseri viventi sono ripresi nelle loro dinamiche con una leggerezza e uno sguardo ammaliante che risente solo della una durata. Troppi 150 minuti. Ma Alexandre Koberidze sa farsi perdonare con il più bel messaggio da trasmettere a chi ama il cinema.
Il Cast
- Ani Karseladze
- Giorgi Bochorishvili
- Vakhtang Fanchulidze
Il film é stato prodotto da Mariam Shatberashvili e distribuito in Italia da MUBI.
Berlinale 2021: What Do We See When We Look at the Sky? di Alexandre Koberidze