Diabolik, film del 2021, secondo adattamento cinematografico dell’omonimo fumetto (il primo fu di Mario Bava nel 1968), arriva gratuitamente su Raiplay.
Diabolik – la trama
Clerville, anni ‘60. Diabolik, ladro privo di scrupoli e di cui nessuno conosce la vera identità, ha portato a segno un altro colpo, sfuggendo anche questa volta con i suoi abili trucchi agli agguati della polizia. Intanto in città è arrivata Lady Kant, affascinante ereditiera che porta con sé un famoso diamante rosa. Il gioiello, dal valore inestimabile, non sfugge all’attenzione di Diabolik che, nel tentativo di impadronirsene, rimane però ammaliato dal fascino irresistibile di Eva. Sarà la vita stessa del Re del Terrore ad essere in pericolo: l’ispettore Ginko e la sua squadra hanno trovato finalmente il modo di stanarlo e questa volta Diabolik non potrà salvarsi da solo. Inizia così la storia oscuramente romantica tra Diabolik ed Eva Kant. Un sodalizio e un amore che faranno da sfondo a mille pericolose avventure.
Diabolik e i Manetti Bros.
I Manetti Bros. hanno vinto la loro scommessa. Anzi, realizzato alla perfezione il loro sogno. Perché Diabolik, adattamento cinematografico delle avventure del personaggio creato dalle sorelle Giussani, era il sogno impossibile che i due fratelli coltivavano da anni.
Ci ricordiamo adolescenti, aspiranti filmmaker, a discutere di come avremmo fatto il film di Diabolik. La strada che a noi sembrava ovvia, e che nessuno sembrava voler intraprendere, era la fedeltà alle suggestioni e ai temi offerti da questo straordinario e amato fumetto.
Un giorno, spinti dal coraggio del loro socio produttivo, Carlo Macchitella, i Manetti Bros. decidono di provarci sul serio, nonostante diverse realtà produttive più grandi di loro lo avessero fatto più volte, senza successo. I due registi hanno scritto quattro semplici pagine su come avrebbero visto il film e le hanno fatte leggere a Mario Gomboli, l’erede artistico delle sorelle Giussani, le autrici del fumetto. Mario Gomboli è diventato, così, il loro co-autore. Il sogno ha avuto inizio.
Il vero Diabolik
Diabolik è una riuscita visione cinematografica dell’omonimo fumetto. Questo l’intento dei Manetti Bros. e la chiave di volta che rende vincente la scelta compiuta: dare una visione cinematografica del mondo di Diabolik. Non contemporaneizzandolo, ma facendolo vivere e agire nella temporalità che lo contiene. Sul finire degli anni ’60, per la precisione.
Clerville è un non-mondo sospeso, che raccoglie una serie di stereotipi, ben definiti sul piano manicheo. Dentro la dicotomia bene e male si insinua una emotività rappresentata dai due protagonisti, incarnati alla perfezione da Luca Marinelli e Miriam Leone. Due trasgressori, di anima libera, governati unicamente dalla propria natura. Diabolik è intransigente nella sua essenza malefica. Senza storia retroattiva che giustifichi ciò che è. Eva Kant ha bisogno di riempire di emozioni vere la sua esistenza. Quando i due si incontrano, non possono che inevitabilmente riconoscersi e non lasciarsi più. Il noir impernia l’atmosfera, alla caccia prima di un diamante rosa, poi di un tesoro. Più l’oggetto dei desideri è impossibile, difficile da possedere se non con l’ingegno, i cambi di identità, le fughe, le eliminazioni degli ostacoli, più risulta affascinante, irresistibile per Diabolik. Eva Kant ha di fronte una sfida emotiva fortissima: un uomo implacabile, privo di emozioni.
Al di fuori, regna l’ipocrisia, la forma statica di sentimenti e rapporti.
C’è la legge, impersonificata dall’ispettore Ginko alias Valerio Mastandrea, efficace nel rappresentare il braccio legale di un sistema mai messo in discussione: la legge è la legge. Qualcuno deve farla rispettare. Ristabilire un ordine, domare il caos.
C’è una donna mediamente sottomessa all’uomo, sua appendice senza alcuna consapevolezza di sé. Serena Rossi anch’essa brillante nel ruolo di cui si carica, è Elisabeth, la moglie devota di Diabolik (di cui ignora la vera natura). Un nulla senza di lui. Relegata in una bella villa, con tutti i comfort di una esistenza agiata (cosa volere di più, la incoraggia un’amica), ma sempre sola. Sempre in attesa. Eva Kant è l’altra faccia della dimensione femminile, quella che si ribella ad un destino di relegazione e dipendenza. Vuole stare accanto a un uomo, ma non esserne succube. In un rapporto di uguaglianza e complicità.
Un’impeccabile eleganza minimalista
Per tutti gli stimoli che sollecita, Diabolik di sicuro è un fumetto che ben meritava una trasposizione cinematografica, oggi più che mai. Il primo tentativo, nel 1968 firmato Mario Bava, non fu particolarmente amato sia dal pubblico che dalle sorelle Giussani. Si era commesso l’errore di snaturare il suo protagonista, caduto in una forma da 007 e del suo stesso universo che l’aveva partorito.
I Manetti Bros. hanno invece il merito di aver identificato l’essenza di Diabolik e non averla lasciata mai. Un rigore in cui ci imbattiamo sin dal primo fotogramma. La fotografia asettica e fumè di Francesca Amitrano ci proietta immediatamente in una sospensione temporale e di materia. Dalla stessa Clearville, i suoi paesaggi, gli interni, i personaggi… Tutto si eleva in rilievo, l’immedesimazione è totale. Il taglio visivo inconfondibile dei Manetti, dai primi piani profondi, al prospetto d’insieme dedicato alla materia, ai suoi dettagli. L’interno, l’esterno, tutto è catturato, fissato, concentrandosi sui simboli, su ciò che la forma custodisce, rivela. Luoghi, palazzi, strade, ristoranti, hotel. Courmayeur, Milano, Trieste e naturalmente a Bologna, città cara ai Manetti Bros., le location utilizzate.
La musica: un altro livello di percezione riuscito
Fondamentale, in questo processo, la colonna sonora di Pivio e Aldo De Scalzi. Mai banale, mai piatta, sempre emotivamente legata alla narrazione. Di sicuro, l’elemento in cui si è osato di più, si è sperimentato di più. I due brani inediti di Manuel Agnelli, il guizzo riuscito, che ‘attualizza’ una valutazione del personaggio Diabolik alla luce di oggi. Così Manuel Agnelli, sulla genesi dei due brani a lui dedicati:
Di Diabolik mi piaceva l’immagine netta, quella di un cattivo senza ombra di ironia, in contrasto con la modalità facilona della commedia all’italiana, che sdrammatizza ogni cosa. In un paese in cui le persone usano la morale per giustificare qualunque azione, dove ci si confessa per togliersi i peccati, Diabolik si prende le nostre cose, senza scuse. In questo lo vedo educativo! Non è torbido, o morboso, è il male puro. Dato il contesto, cioè l’Italia, lo considererei più un supereroe che un criminale…
Diabolik è una produzione Mompracem con Rai Cinema. Prodotto da Carlo Macchitella e Manetti bros., in associazione con Astorina e con Luigi de Vecchi, con il sostegno di Emilia – Romagna Film Commission, Friuli Venezia Giulia Film Commission, Film Commission Vallée D’Aoste.