Sbarcato nelle sale italiane, il 15 dicembre 2021, Spider-Man: No Way Home è ora di nuovo al cinema.
In cabina di regia torna Jon Watts, e probabilmente ripaga delle grandi attese.
Che tre sia il numero perfetto, lo dimostra anche Spider-Man: No Way Home!
Spider-Man: No Way Home | La trama
Dopo aver affrontato ed eliminato dalla scena Mysterio (Jake Gyllenhaal), Peter Parker (Tom Holland), in arte Spider-Man, deve ora vedersela con qualcosa di inaspettato e forse ancora più complicato. Nel momento in cui sugli schermi viene rivelata al mondo la sua vera identità, nulla sarà più lo stesso.
Dai, non è mica la fine del mondo.
A partire dal rapporto con la sua MJ (Zendaya) e con il migliore amico Ned (Jacob Batalon), dai quali è costretto a separarsi per evitare la luce dei riflettori, sino ad arrivare alla possibilità di entrare al college. L’FBI non lo molla un attimo, così come i media, desiderosi di ottenere uno scoop.
L’unica soluzione a cui riesce a pensare coinvolge niente meno che Stephen Strange (Benedict Cumberbatch), alias Doctor Strange: solo lui può infatti tornare indietro nel tempo e impedire che la situazione degeneri ulteriormente. Ma la Gemma del Tempo non è più in suo possesso; decide quindi di ricorrere alle rune per far dimenticare a tutti la verità.
Il tema dell’identità al centro dell’attesa pellicola Marvel
Come anticipato nella scena extra di Spider-Man: Far From Home, questo terzo episodio prende avvio esattamente dal finale del precedente e pone al centro il tema dell’identità. Da amichevole Spider-Man di quartiere, Peter Parker diviene il Nemico Pubblico #1.
Dopo aver a lungo vissuto una doppia esistenza, difficile da gestire, ma anche solo da concepire, i nodi vengono al pettine. La popolarità, che non ha mai avuto durante gli anni del liceo, esplode improvvisamente, gettando nel caos lui e chi lo circonda.
Il costume e la maschera che tanto gli hanno dato, iniziano a pesare oltre modo. In fondo Peter non è che un adolescente come tanti, sebbene abbia più volte salvato l’umanità – da ultimo insieme agli Avengers – e non sogna altro se non trascorrere del tempo con la sua ragazza, con gli amici, e andare al college insieme a loro.
L’inizio di una nuova vita sembra tanto urgente quanto necessario. Eppure ogni cosa viene loro preclusa dall’invasione della privacy, dai pregiudizi dell’opinione pubblica, dalla curiosità morbosa. Se il ricorso alla magia di Doctor Strange e dei suoi incantesimi è un tratto indiscutibilmente Marvel, e legato all’intrattenimento, il discorso sull’identità ha invece la legittimità per sollevare una riflessione importante e delicata.
La punta di diamante è l’esplorazione del personaggio
In veste di Spider-Man, Peter ha sempre saputo che “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”. Ma insieme ad esse, a gravare sulle sue spalle ci sono il senso di colpa e un desiderio di giustizia che può sfociare in vendetta.
Stai per volare nell’oscurità e combattere un fantasma.
Il fatto che, a causa sua, soffrano anche le persone a lui vicine, lo spinge a compiere sacrifici inimmaginabili per un giovane della sua età. Fare la cosa giusta spesso significa rinunciare a ciò a cui si tiene di più in assoluto, e per farlo bisogna imparare a convivere col dolore. L’altruismo e l’etica del personaggio emergono in maniera preponderante in Spider-Man: No Way Home, rappresentandone la vera punta di diamante.
Condita della solita, ma sempre funzionale, ironia stile Marvel, la pellicola gioca con citazioni, rimandi e omaggi, mandando letteralmente in brodo di giuggiole i suoi fan. Il progetto si arricchisce infine delle performance attoriali: su tutti, Holland e Zendaya – coppia fissa dentro e fuori lo schermo – la cui intensità ed intesa regala momenti di pura emozione.
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