The Expanse 6 è un incontro trionfale tra fragori bellici e silenzi assordanti. Le tenebre ammantano l’intero racconto, attirando il pubblico in una dimensione a sé stante.
La questione principale di The Expanse 6
Come già anticipato, The Expanse ha debuttato con il suo sesto e ultimo capitolo su Amazon Prime Video il 10 dicembre 2021. Il primo episodio ha immediatamente dichiarato il nucleo portante di questa stagione conclusiva: subito si è parlato di strange dogs (“strani cani”), con riferimento a particolari creature con misteriose abilità che attirano l’attenzione degli abitanti di Laconia.
Le ataviche tensioni per il controllo fra la Terra, Marte e la Cintura sfociano in incessanti battaglie nello spazio, cosicché il conflitto è costantemente rinnovato per un motivo o per un altro.
La famiglia Nagata-Inaros
All’interno di questa tragica confusione, si muovono personaggi che abbiamo imparato a conoscere e altri che si mostrano per la prima volta.
Senza dubbio, emerge l’ego sconfinato di Marco Inaros (Keon Alexander). La sporadica attenzione per il figlio è legittimata esclusivamente da una logica opportunista. La Cintura dev’essere coesa per dimostrarsi forte, perciò non c’è tempo da perdere dietro a sterili tensioni famigliari. Non che questa sia la premessa migliore su cui costruire un rapporto.
“[Filip] è parte di me. […] Ho bisogno che sia l’uomo che deve essere.”
Attraverso i sei nuovi episodi, il narcisismo egocentrico di Marco non fa che peggiorare. È come se, per lui, il fine giustificasse i mezzi – a prescindere dalle ripercussioni. Ecco, dunque, che dichiara:
“Ho detto loro quello che avevano bisogno di sentirsi dire.”
Filip (Jasai Chase-Owens), per quanto sottomesso e devoto, giunge a mettere in discussione quantomeno sé stesso. La sua cieca e indiscussa ammirazione per il padre va incontro a una svolta, portandolo a riflettere su ciò che è stato e su ciò che deve ancora essere.
Dall’altra parte dell’universo, Naomi (Dominique Tipper) affronta i postumi di una morte scampata all’ultimo nel corso della stagione 5. I suoi demoni tornano a perseguitarla, talvolta paralizzandola. Ma nonostante tutto, Naomi non alcuna ha intenzione di arrendersi. È una guerriera nata.
Un po’ scontato, certamente, il contentino finale: quella di Filip è un’autentica catarsi, oppure un atto di consolazione verso lo spettatore?
Il tema portante di The Expanse
La storia di The Expanse 6 ruota attorno al tema della perdita. A partire dalla guerra, una situazione che coinvolge (e sconvolge) tutti – a prescindere dalla fazione di appartenenza.
Amos: “La guerra è il posto sbagliato per gli uomini buoni.”
Bobbie: “Buoni o cattivi, la guerra è lo stesso posto per tutti.”
Nel racconto riecheggia, chiaramente, il ricordo di Alex (Cas Anvar): seppur fisicamente assente, il pilota marziano viene rievocato dai compagni a più riprese. È una nota rara, che però contribuisce a raccordare gli avvenimenti attuali con quelli precedenti. La storia prosegue, al di là di chi resta e chi se ne va.
Tuttavia, la figura che meglio incarna e trasmette questo senso di devastazione è Camina Drummer (Cara Gee). La sua lotta è dettata da un senso di rivalsa, oltre che da un profondo desiderio di giustizia per i morti che le gravano sulle spalle. Cinturiana dalla nascita, la sua prerogativa è quella di assicurare un futuro prospero alla propria nazione – senza accettare compromessi di alcuna sorta.
Il risveglio della coscienza
Avasarala (Shohreh Aghdashloo) si guarda attorno e chiede a chi le sta accanto di fare lo stesso. Un punto cruciale della vicenda è la richiesta, formulata da Avasarala in persona, di raccontare il dramma scatenato dalla guerra.
“Voglio solo aria, acqua e cibo, […] una buona vita. Sono stanco di tutto quest’odio.”
Questo è il solo obiettivo delle persone comuni, essere in pace con l’universo e smettere di dover combattere per la sopravvivenza.
The Expanse 6 è costellato di scene di immenso impatto emotivo, capaci di travolgere il pubblico con la loro schietta e irrefrenabile intimità. È un appello all’umanità, a riconoscere i propri errori e a provare a voltare pagina. Vivere, insomma, implica anche compiere dei sacrifici e quindi:
“[…] rinunciare a qualcosa e renderlo sacro.”