Il Piemonte Factory è stato uno dei premi collaterali della 39° Edizione del Torino Film Festival, terminato lo scorso 4 dicembre, con la premiazione di Between Two Dawns, come miglior film.
Una vasta offerta
In concorso nove cortometraggi realizzati dalle troupe di filmmaker under 30, che hanno eseguito i loro lavori, guidati dalla direzione artistica del regista Daniele Gaglianone.
Le opere presentate al Piemonte Factory, otto cortometraggi di finzione e un documentario della durata massima di dieci minuti, testimoniano un viaggio ideale nel territorio piemontese.
I giovani cineasti hanno realizzato lavori davvero meritevoli, apprezzabili sia per l’aspetto narrativo che estetico. L’offerta di Piemonte Factory è stata molto ricca, affrontando vari generi cinematografici. La denuncia di carattere ecologico, con Green Tag; la pura arte visiva, con Ensan. L’essere che dimentica e poi il thriller, con Ratavoloira. Tematica di carattere distopico, invece, viene affrontata ne I parchi, mentre Estate in città racconta la condizione della vita dei giovani in periferia.

Estate in città
Vincitore di Piemonte Factory 2021 è stato proprio Estate in città di Lorenzo Radin e Samuele Zucchet, con Vito Martinelli come tutor. Il cortometraggio, della durata di otto minuti, è stato realizzato nel quartiere di Vallette di Torino.
Luca, un ragazzo cresciuto in periferia, incontra Lorenzo, venuto a passare un’estate lì, da dove tutti provano a fuggire. Questo incontro cambierà Luca, che si avvicina alla musica per esprimere sé stesso. L’estate in città giunge al termine, Lorenzo se ne va e Luca dovrà affrontare il ritorno alla vita precedente.
“Abbiamo deciso di premiare Estate in città per la sua descrizione realistica e insieme visionaria”.
È stata questa la motivazione della giuria per il premio conferito al cortometraggio di Lorenzo Radin e Samuele Zucchet. Estate in città è un’opera realista, con un punto di vista visionario.
I due giovani protagonisti si muovano in un paesaggio dominato da una colata di cemento. Gli enormi palazzoni della periferia torinese danno una sensazione di asfissia, ma Luca e Lorenzo continuano a sognare un futuro migliore.
Il loro è un grido che chiede l’attenzione su una tematica urgente: la vita dei giovani nelle periferie, abbandonati al loro destino in una quotidianità senza stimoli, dominata dalla noia.
Estate in città, però, non è solo un cortometraggio con un forte messaggio sociale, ma è apprezzabile anche esteticamente. Una fotografia a colori, spesso accecante, deforma l’immagine, che diventa la diretta proiezione del pensiero dei protagonisti.

I parchi
Un altro cortometraggio di Piemonte Factory, premiato con una menzione speciale è I parchi di Flavio Mastrillo, con tutor Emanuele Policante. É stato girato nel comune di Vercelli e utilizza come set la celebre Torre dell’Angelo.
È la storia della squadra CX35 della Società Thanatocratica Italiana, che ha lo scopo di porre fine alla vita recidendo i fili del fato, seguendo una rigida burocrazia fatta di previsioni e calcoli di un computer. Nella squadra, però, c’è chi prova a opporsi a questo sistema.
I parchi risulta un’opera dove convivono noir, thriller e fantascienza, senza che nessuno dei tre generi predomini. Gli autori riescono ad ottenere un’atmosfera dal sapore orwelliana, in questo corto privo di effetti speciali sofisticati, sfruttando i pochi mezzi tecnici a disposizione.
Una fotografia in bianco e nero sgranata, l’uso di soggettive deformate e il riprendere le figure in plongée sono gli ingredienti essenziali per la creazione di un mondo espressivo inquietante, dove il volere del fato e una burocrazia informatica schiacciano l’individuo al loro volere.
Nella merda. Storie dai ragazzi dei Palazzi
Nella merda. Storie dai ragazzi dei Palazzi di Anita Luz Berman, con tutor Maurizio Fedele, è stato realizzato nella zona industriale di Novara.
Il cortometraggio, della durata di dieci minuti, racconta la quotidianità di due bambini che giocano in un quartiere industriale di periferia. Le vicende dei due giovani protagonisti si intrecciano con le storie degli adulti, giungendo a descrivere la società post industriale.
Con questo cortometraggio, Il Piemonte Factory sembra riportare in vita i personaggi di pasoliniana memoria, come suggerisce il titolo. Non si tratta, ovviamente, di una trasposizione di Ragazzi di vita, né tanto meno di Una vita violenta, ma Nella Merda. Storie dai ragazzi dei Palazzi vengono ricalcati alcuni aspetti dei romanzi di Pier Paolo Pasolini.
I tempi sono senza dubbio cambiati; alcune vicende, però, si ripetano e a pagare il prezzo più alto sono sempre i giovani.
In chiave post industriale, il cortometraggio di Anita Luz Berman utilizza alcune dinamiche neorealiste, per raccontare la cruda vicenda di due ragazzi, poco più che bambini, abbandonati dai genitori. Il contatto con il mondo degli adulti è traumatico, ma la giovane età permette loro di vivere con spensieratezza.

Ratavoloira
Con Ratavoloira di Giulio Maria Cavallini, tutor Valentina Ferroni, Piemonte Factory strizza l’occhio ai noti film hollywoodiani di supereroi.
È la storia di un supereroe che protegge la sua città, ma non ci troviamo a Gotham Citty, piuttosto in una lugubre Torino. Il protagonista (interpretato dal regista) è un tipico studente universitario, che decide di travestirsi da supereroe.
Il cortometraggio mescola il thriller, con l’azione e la commedia. L’uso del dialetto torinese, infatti, rende più leggero il tutto, donando all’opera un tocco d’ironia, che non guasta mai.
Ratavoloira parte dal cinema hollywoodiano, ma poi sembra prenderne le distanze schernendolo.
È l’ironia il vero motore del cortometraggio di Giulio Maria Cavallini, autore, regista e interprete. E con l’ironia Ratavoloira descrive il mondo della politica, come la candidata a sindaco della città sabauda, che appare come una caricatura di alcuni esponenti della politica reale.
La confezione di questo cortometraggio, ideato per essere un fumetto, resta comunque quella del Kolossal, visto il gran numero di persone coinvolte nella produzione.

La finestra che respira la città
La finestra che respira la città di Elisa Lacicerchia, con tutor Rodolfo Mongitore, appare come un oggetto artistico, in cui l’audiovisivo si incontra con le arti coreutiche. Il cortometraggio è stato realizzato nella città di Biella e in comuni limitrofi, Rosazza e Piedicavallo.
È una passeggiata a ritmo di danza stilizzata in spazi urbani e rustici.
Il cortometraggio è molto vicino ad una istallazione artistica per immagini. Il linguaggio cinematografico viene utilizzato per raccontare una danza visionaria e onirica.
È un’opera semplice, ma senza dubbio poetica, che riporta lo spettatore in un mondo in bilico tra reale e irreale. La finestra diventa uno strumento d’indagine che svela il pensiero nel suo formarsi. Ma è anche un passaggio metafisico nello spazio e nel tempo.
Questo cortometraggio di Piemonte Factory può apparire come un’opera astratta; possiede, però, un suo percorso di leggibilità, riconducibile al desiderio di fuga dalla realtà e il rifugiarsi in fantasticherie di un mondo parallelo.
Cloro
Cloro di Matteo Tarditi, con tutor Stefano Ruggeri, è stato realizzato nella città di Alessandria.
Michael, un ragazzo ignaro del suo talento per il nuoto, viene notato da un ambizioso allenatore che gli propone di entrare nella sua squadra. Michael dovrà decidere se accettare e mettersi in gioco.
Il protagonista di Cloro è un giovane come tanti, che vive la sua passione per il nuoto in maniera sincera e naturale. Michael non sente l’esigenza di proiettare in vasca obiettivi e speranze di successo. Lui in acqua si sente semplicemente libero, perché è lì che riesce a ritrovare sé stesso.
Ma il giovane possiede un vero talento e non passa inosservato, la sua pura passione può mutarsi in qualcosa di concreto.
La trama di Cloro diventa un percorso di formazione, di crescita, una soglia da varcare per abbandonare il mondo della gaia giovinezza e fare ingresso in quello degli adulti.
Ma la crescita comporta anche l’acquisizione di doveri e responsabilità e Michael forse non si sente ancora pronto.

Ensan. L’essere che dimentica
Un altro cortometraggio presentato da Piemonte Factory è Ensan. L’essere che dimentica di Nicola Winkler, Giorgia Rosso e Amir Shadman, con tutor Andrea Pierri. L’opera è stata realizzata in provincia di Verbania, utilizzando come set il Lago Maggiore e il Lago d’Orta.
Il vento invitò Ensan a volare con lui, ricordando la possibilità di armonizzarsi con le forze che la circondavano. Ensan ignorò l’invito illudendosi di essere libera nella propria fortezza, finché non iniziò a sentirsi ingabbiata. Da quel giorno venne soprannominata l’essere che dimentica e che può ricordare.
“Ensan, essere umano nella lingua persiana, deriva dalla parola araba Insan. Quest’ultima ha due radici: Nisyan (dimenticare), Unsiyet (entrare in relazione)”.
Con questo intertitolo, che svela l’origine del racconto, termina Ensan. L’essere che dimentica. La giovane donna, protagonista del cortometraggio, appare come una figura mitologica e riporta lo spettatore in una dimensione ancestrale. L’ambientazione bucolica data dal Lago di Como e dal Lago d’Orta è utilizzata per creare un mondo irreale, senza tempo e spazio, dove l’essere umano è immerso nella natura.

Fiume
Fiume di Asiyat Gamzatova, con tutor Zelia Zbogar, è stato realizzato in provincia di Asti; tra le sue location c’è la Riserva Naturale Della Valle Andona.
È un viaggio tra le domande del presente e i ricordi del passato, per trovare la pace interiore e la capacità di guarire quelle ferite che non si sa neanche di avere.
Come suggerisce il titolo, il cortometraggio, scritto e diretto da Asiyat Gamzatova, è un fiume di ricordi ed emozioni. Una rievocazione del passato che ci lega a ricordi felici e al contempo malinconici.
Ma è appunto il passato, che una delle protagoniste vuole che ritorni nel presente in una nuova veste. Non sempre, però, ciò è possibile e il tutto può essere traumatico oppure liberatorio, sciogliendo un filo che ci tiene legati a un mondo ormai trascorso.
In Fiume è suggestiva la fotografia a colori. In alcuni momenti, questa è sgranata e con tonalità calde e riesce a evocare i ricordi della protagonista, ancorata nel passato.

Green Tag
Il Piemonte Factory presenta anche un documentario, Green Tag di Leonardo Signoretti, con tutor Marco Duretti. L’opera, della durata di dieci minuti è stata realizzata in Val di Susa.
È una testimonianza sui danni ambientali procurati dalla lavorazione della Linea ferroviaria ad alta velocità tra Torino e Lione.
Green Tag affronta una tematica per nulla semplice e che ormai da decenni attanaglia un immenso territorio, come la Val di Susa. Il cortometraggio, con una costruzione classica da documentario di denuncia, è centrato intorno alle interviste a personaggi che conoscono benissimo questa vicenda.
Loredana Bellone, consigliera comunale e già sindaco di San Didero, racconta come nel corso di anni la zona è stata inquinata e depredata dall’esistenza di aziende senza scrupoli.
Intere aree verdi sono state rase al suolo per dare spazio a infrastrutture che non hanno nessuna regione d’esistere.
Luca Giunti, naturalista e membro della commissione tecnica per la Torino Lione, invece, si sofferma sul rischio idrogeologico.