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‘The Lincoln Lawyer’: la giustizia dai mille volti
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3 anni agoon
The Lincoln Lawyer è un film del 2011 diretto da Brad Furman, tratto dal romanzo Avvocato di difesa di Michael Connelly e disponibile in streaming su Netflix.
The Lincoln Lawyer la trama
Mickey Haller (Matthew McConaughey) è un avvocato difensore di Los Angeles che ricorre a metodi discutibili per gestire i suoi casi, risolti dal sedile posteriore di una Lincoln Continental con autista e con targa NTGUILTY (abbreviazione di “not guilty”, ovvero “non colpevole”).
Grazie a un garante della cauzione (John Leguizamo) Haller viene ingaggiato per difendere Louis Roulet (Ryan Phillippe), figlio di una famiglia benestante accusato di percosse e tentato omicidio di una prostituta. Dalle ricerche effettuate da Frank Levin (William H. Macy), amico investigatore di Haller, sembra emergere l’innocenza dell’imputato. La procura distrettuale, per la quale lavora l’ex moglie di Haller, Maggie McPherson (Marisa Tomei), insiste con le accuse e apre il processo.
Il dibattimento fa tornare alla memoria di Haller un caso analogo, accaduto alcuni anni prima, nel quale aveva difeso un uomo accusato dell’omicidio di una prostituta. In quell’occasione, Haller era solo riuscito ad evitare la pena di morte per il suo assistito convincendolo a patteggiare, nonostante l’uomo avesse professato la propria innocenza.
Viste le analogie tra i due casi, Haller chiede a Levin di approfondire, finché questi viene assassinato. Haller si trova diviso tra l’etica professionale di tutelare il proprio cliente e il timore che Roulet sia colpevole, mentre in prigione si trova un innocente.
Haller rischia di diventare un accusato a propria volta, mentre la sua famiglia viene minacciata. Intanto, Haller viene assolto e torna a piede libero. Soltanto grazie all’aiuto di una banda di motociclisti, clienti abituali, Haller riesce ad ottenere giustizia.
The Lincoln Lawyer il team
Il gruppo di lavoro alle spalle del film vanta una grande esperienza in fatto di criminalità.
Lo sceneggiatore John Romano ha lavorato come sceneggiatore e produttore in Hills Street Blues, LA Law e Monk. Il regista Brad Furman, invece, si è dedicato al crimine nel suo primo lungometraggio The Take.
Il film è basato sul primo romanzo di Michael Connelly, autore che ha reinventato il romanzo noir di Los Angeles con la serie procedurale sul detective Harry Bosch e con la serie Lincoln Lawyer sull’avvocato Michael “Mick” Haller.
The Lincoln Lawyer cliché
Dejà vu tipici del genere emergono a vario titolo, fino a raggiungere l’apice nel momento in cui un poliziotto chiede a Haller come faccia a dormire la notte, considerata la feccia che difende.
Capita che alcuni interpreti pongano le basi per uno sviluppo più solido e profondo dei propri personaggi, sebbene sia una speranza destinata a sfumare. Questo è il caso di Michael Peña, che interpreta un povero sciocco difeso una volta da Haller solo per finire nella prigione di San Quentin anziché nel braccio della morte. Lo stesso vale per Marisa Tomei, il cui ingresso in scena sembra porre le premesse per un coinvolgimento attivo nel racconto, ma l’impressione è presto disattesa.
Dato che i film polizieschi sono un po’ vincolati alle solite location, The Lincoln Lawyer si aggira per Echo Park, Boyle Heights, Inglewood e luoghi simili per rappresentare quartieri logori, non convenzionali, curiosi da filmare.
Ovviamente, la regia sollecita inquadrature frenetiche e instabili nel caso di accesi scambi dialogici, arrivando a sfruttare i tradizionali carrelli circolari durante le arringhe in tribunale. La fotografia, in particolare, predilige toni cupi e piani claustrofobici negli snodi più drammatici.
The Lincoln Lawyer i contrasti
La Los Angeles che fa da sfondo alla vicenda giudiziaria è un mondo di bianchi, in cui le persone BIPOC (Black, Indigenous and People Of Color, nda) compaiono come meri ornamenti o fonti di sospetto.
In questo senso, la lealtà di Val (John Leguizamo) viene infondatamente messa in dubbio senza che pervengano scuse in seguito; il ruolo di Earl (Laurence Mason) si riduce a quello di autista privato di Haller e l’effettiva innocenza di Jesus (Michael Peña) non viene presa in considerazione come ipotesi nemmeno per un secondo.
“Io non potevo credere che fosse innocente. Io difendo solo colpevoli.”
A ciò si aggiunga la superficialità dell’approccio maschile all’universo femminile. Un primo esempio è l’atteggiamento sprezzante di Louis, che lo porta a definire un’ideale gerarchia d’importanza tra donne e che lo convince che esistano cose che meritano più di altre. Una prostituta non ha il diritto di lamentarsi di uno stupro, no?
E poi, è innegabile la cedevolezza al “fascino” maschile. Le donne si arrendono, violano il segreto professionale, sono al servizio degli uomini e hanno una facoltà di parola ridotta. Questo elemento emerge fin da subito: per l’incontro di Louis con l’avvocato, Haller chiede alla madre del ragazzo (Frances Fisher) di uscire dalla stanza. Certo, è importante che la donna non senta nulla della conversazione per evitare di dover testimoniare per l’accusa. Ma serviva davvero essere così bruschi? Un’estromissione un po’ radicale, se consideriamo che [SPOILER] è lei la diretta responsabile dell’omicidio di Levin.
Tutta questa commistione di sensazioni è arricchita da una colonna sonora che passa attraverso la musica di Bobby Bland, Marvin Gaye, Marlena Shaw e Ya Boy, Gang Starr. Una vasta panoramica, insomma, che spazia tra soul, jazz, hip-hop e rap.