Al cinema Massimo, si conclude la trentanovesima edizione del Torino Film Festival. Il direttore, Stefano Francia Di Celle, ha definito questa rassegna una «visione a 360 gradi di quello che succede nella produzione cinematografica contemporanea», che conferma la sua attenzione al «cinema indipendente e giovane».
È il primo festival di cinema in Italia a ripristinare il cento percento della disponibilità di posti in sala, nonché il luogo dove si è sperimentata la smaterializzazione dei biglietti, con l’abolizione delle biglietterie fisiche. L’evento, dichiara il presidente, è stato realizzato alla luce di una salda collaborazione con il Museo del cinema di Torino.
Torino 39, film in concorso
Il miglior film è Between Two Dawns, opera prima del regista turco Selman Nacar; per la giuria, presieduta da Ildikó Enyedi e composta da Alessandro Gassmann, Evgeny Galperine e Isabel Ivars, il lungometraggio «è stato diretto con sobrietà intelligente e rivela un nuovo grande talento».
Feathers di Omar El Zohairy e El Planeta di Amalia Ulman ottengono, ex aequo, il premio speciale della giuria. Il regista egiziano è stato giudicato un «autore potente, audace ed espressivo che domina con maestria i numerosi livelli del linguaggio cinematografico»; la seconda opera, che ha ricevuto anche il premio Fipresci e il riconoscimento di Avanti!, è una «denuncia lievemente comica ma ugualmente emozionante dell’incerto futuro dell’Europa e del declino della società moderna».
Miglior attrice è Gong Seung-Yeon in Aloners, capace di suscitare «emozioni profonde e complesse […] con la sola presenza». Miglior attore è Franz Rogowsky in Grosse Freiheit. L’interprete «porta sulla sua faccia e sul suo corpo l’odissea raccontata dal film, attraversandola con dolore, disperazione e con un’intensità straordinaria».
Il premio per la miglior sceneggiatura va a Une jeune fille qui va bien, film francese di Sandrine Kiberlain che ha ricevuto anche il premio Scuola Holden per la scrittura. «Una storia [l’Olocausto] che tutti già conoscono ma è stata raccontata da una angolazione così innovativa e forte che suscita una lettura molto moderna e potente».
Documentari internazionali e italiani
Miglior film internazionale è 918 GAU di Arantza Santesteban Perez, autrice che «nel sottrarsi alla sua demistificazione quale simbolo pubblico, crea un intimo autoritratto di una donna che trascura la narrazione immaginaria di una combattente per la libertà». Il premio speciale della giuria è stato assegnato a Another Brick on the Wall di Nan Zhang. Il miglior documentario italiano è Rue Garibaldi di Federico Francioni, «per aver raccontato, con delicatezza, onestà e vicinanza, la storia di due persone, una sorella e un fratello, in un momento di definizione delle loro vite partecipando dei loro sogni e delle loro frustrazioni». Il premio della giuria per il doc italiano, invece, va a Commedia all’italiana di Fabrizio Bellomo.
Corti italiani e Torino 39 corti
«Per una ricerca visiva potente e funzionale», il premio speciale della giuria di corti italiani va a La nascita di un regno di Gaia Formenti e Marco Piccaredda. Il miglior film è Giochi di Simone Bozzelli, «per il trattamento sperimentale della narrazione che rivisita il tema delle relazioni e degli affetti». Nella sezione Torino 39 corti, vince il canadese Babatoura di Guillaume Collin, mentre Night del palestinese Ahmad Saleh viene premiato dalla giuria dedicata.
Gli altri riconoscimenti di Torino 39
Il premio stella della Mole, infine, è stato assegnato a Monica Bellucci per «l’innovazione artistica». Clara Sola si aggiudica il premio Dams; Estate in città di Lorenzo Radin e Samuele Zucchet vince il premio Piemonte Factory e una menzione speciale va a I parchi di Flavio Mastrillo.