Il film è in streaming su Sky dall’11 dicembre 2021.
La trama
In una non definita località di confine, in un tempo non precisato, c’è un avamposto di legionari retto dal pacifico Magistrato (Rylance): la pace viene interrotta dall’arrivo del Colonnello (Depp). Inviato dal governo centrale, deve indagare sui progetti dei fantomatici “barbari” che sembrano vivere sul confine in attesa di colpire il mondo civilizzato. I metodi del Colonnello sono la tortura e il terrore: e gli equilibri nell’avamposto cambieranno ancora con l’arrivo del suo braccio destro (Pattinson).
Waiting For The Barbarians è un libro del premio Nobel J. M. Coetzee, scritto nel 1980 in pieno apartheid, ed inserito da alcune case editrici tra i migliori del ventesimo secolo.
La recensione
Il regista colombiano Ciro Guerra lo adatta morbidamente per il grande schermo: da una parte, lasciando furbamente il sottotesto sempre attuale, dall’altra sgrezzandone alcune asperità a favore di una fascinazione visiva estrema grazie alla visione surreale e straniante delle location.
Il territorio di confine è luogo di scontro tra culture, o meglio tra quella occidentale e l’alieno, l’altro da noi, il barbaro: questa è forse l’intuizione migliore del film, la forza trainante.
Perché la storia raccontata potrebbe essere collocata geograficamente prima della Caduta dell’Impero romano, prima della conquista del West o in qualunque altra situazione di frontiera.
É lo scontro tra la presunzione di essere detentori della Civiltà e tutto il resto del mondo a formare il nucleo del film, dal ritmo lento e compassato, meditativo e profondo, di per sé lontano dai gusti massificati da multisala.
Il cinema di Guerra parte da El Abrazo de la Serpiente e finisce per riecheggiare il Deserto dei Tartari di Buzzati e la sua trasposizione di Zurlini: nel percorso, passa in maniera sottile e intelligente da temi terribilmente attuali in maniera cruda e sincera.
In questo senso, l’unico difetto del film potrebbe essere quello di avere tra gli interpreti Johnny Depp: tornato (ma è stato un -bellissimo- incidente di percorso in una carriera appannata) ai chiaroscuri di una volta, esplora le penombre nelle quali si trova tanto a suo agio e purtroppo fagocita il film, che avrebbe forse avuto bisogno di un personaggio centrale più low profile che si inabissasse nei campi lunghi e lunghissimi di frontiera.
In Waiting for The Barbarianslo spettro emozionale viene però ugualmente esplorato da una messa in scena sontuosa ed efficace, sgretolando una ad una le sovrastrutture culturali e sociali, completando in quel momento l’essenza profonda del film.