Comedians, la 19sima regia di Gabriele Salvatores, è in straming su Sky dal 23 dicembre 2021.
Uscito al cinema il 10 giugno 2021, con Natalino Balasso, Christian De Sica, Alessandro Besentini, Francesco Villa, il film è un parziale remake di Kamikazen – Ultima Notte a Milano, dello stesso autore.
La trama
I sei aspiranti comici che frequentano il corso di stand-up comedy tenuto dall’ex-comico Eddie Barni (Balasso) sono nelle fasi finali della preparazione di uno spettacolo presso un famoso club: a esso presenzierà il grande comico televisivo Bernardo Celli (De Sica), che ingaggerà il più meritevole tra essi nella sua agenzia di spettacolo. Ciascuno dei sei è profondamente insoddisfatto della sua vita e del suo lavoro, e vorrebbe vincere questa gara per ottenere una possibilità di rilancio.
La recensione
Molto spesso, il cinema di Gabriele Salvatores è stato accusato di avere uno sguardo fin troppo superficiale sui suoi oggetti.
Nonostante come autore abbia sempre avuto una sua cifra personalissima, il problema più evidente nei film più riconoscibili (Mediterraneo, Il Ragazzo Invisibile, Marrakech Express) è sempre stato quello di cadere nelle trappole di qualche scivolone di pensiero a favore di un easy telling troppo spinto.
E non che nella sua filmografia non mancassero i casi opposti, come la trilogia Nirvana/Denti/ Amnèsia. L’ostracismo della critica e la sempre verde querelle sulla dignità del cinema comico sono stati allora terreno fertile per la creazione di Comedians: il comico deve illuminare le coscienze o rinunciare alla complessità?
Per il suo diciannovesimo lungometraggio, Salvatores sceglie allora di confrontarsi (come all’inizio della sua carriera nel 1983) con un testo teatrale importante e impegnativo come Commedianti, un dramma del 1975 che consegnò alla fama Trevor Griffiths: l’istinto anarcoide dell’autore sembra essere andato lentamente scemando, a favore di una declinazione sempre più comodamente e morbidamente borghese, nonostante l’avvicinamento periodico alla penna cannibalica di Niccolò Ammaniti.
Con Comedians riscopre la sua vena più radicale: una vera e propria pièce raccontata all’interno di una stanza, con unità di tempo e luogo. La cornice è quasi horror, così come le tonalità della fotografia virate in grigio scuro: e i sei personaggi si lanciano in cerca di autore per arrivare al nucleo fondante della comicità alla base della commedia.
Così Salvatores restituisce una riflessione sul tragico dilemma del comico, che diventa un saggio quasi rabbioso sull’esistenza, sulle ingiustizie, sulla sopraffazione, sulla violenza. Scritto, girato e recitato con cadenze selvagge, che preferisce accollarsi il rischio di un allontanamento dello spettatore medio e distratto per perdersi e autocompiacersi in un labirinto di frasi, dialoghi serrati, sequenze verbose ma mai inutili, anzi scarnificate.
Comedians si trasforma lentamente in un vero e proprio esercizio teorico, duro e ambizioso quanto minimale nella messa in scena e intimo nella realizzazione, attentissimo alle scelte registiche e alle sottigliezze teoriche: che una volta messe a punto affidano il risultato finale all’estro degli interpreti.
Dove se Natalino Balasso conferma la sua capacità di mimetizzazione, a vincere è però Christian De Sica.
Superata la prova drammatica con l’avatiano Figlio Più Piccolo, il re della risata senza misura trova nel personaggio di Comedians una scrittura del personaggio precisa e affilata, perfetta per mostrare la sua incredibile, enorme abilità nel far ridere lasciando sempre e comunque un retrogusto non amaro ma profondamente, ineluttabilmente tragico. Proprio come l’esistenza.