Film d’esordio di Vincenzo Lauria , Verso la notte segue le vicende di Hesam (Alireza Garshasbi), un ragazzo iraniano che vive in Italia e lavora a un documentario con Maryam (Duné Medros), sua connazionale.
Maryam è profondamente colpita da Anna (Paola Toscano), una clochard che si esprime per mezzo di visioni e presagi. Per questo motivo ha deciso di riprenderla, aiutata da Hesam, sotto la supervisione di un loro ex professore di cinema (Giorgio Magliulo).
I due ragazzi si innamorano improvvisamente, cominciano a frequentarsi e poco alla volta vengono travolti da un sentimento di cui non hanno il controllo.
Hesam riflette sulla sua passività di fronte a ciò che sta accadendo, sulla potenza indomabile di ciò che prova e sul terrore che l’amore suscita in lui.
Maryam e Hesam vedono la propria relazione scorrere inesorabile verso la fine, rendendosi conto di non essere padroni del loro destino.
Verso la notte: una malinconia tangibile
La storia è ammantata di una malinconia bohémien. Hesam assiste attonito al crollo della sua vita e della relazione con Maryam senza poter fare nulla; ciò che prova è un male lacerante e irrazionale. I due protagonisti, sebbene giovani e “internazionali”, sembrano non poter sfuggire al peso della loro cultura di origine che ne condiziona irrimediabilmente la vita.
Verso la notteadotta uno stile documentaristico fatto di piani sequenza e lunghe inquadrature, facendoci esplorare la fenomenologia dell’amore da un punto di vista che potremo definire antropologico.
Lo stile registico e l’argomento ci fanno pensare a una continuità tematica con Fino all’ultimo respiro (1960), tuttavia a differenza della spensieratezza di Godard lo sguardo di Lauria è scientifico, pronto a cogliere ogni sfumatura e accidente in maniera clinica e impietosa.
“Si inizia una strada intravedendo un punto d’arrivo. E come un miracolo si accoglie la
felicità. Maryam e Hesam si perdono l’uno nell’altro, nel piacere dell’amore e nella
prospettiva di una completezza che dovrebbe essere il senso stesso dell’unione d’anime e
di corpi. Ma come per una legge ineludibile della causalità ad ogni felicità corrisponde una paura che ne mina l’esistenza… la paura di perdersi e di perdere tutto.”
L’eleganza narrativa di Verso la notte
La relazione di Maryam e Hesam ci viene mostrata nel suo arco costitutivo dall’inizio alla fine.
Lo stile appare ad un primo sguardo crudo (la macchina a mano sembra quasi suggerirci la presenza costante di un osservatore). Tuttavia, analizzando più a fondo si nota una costruzione sapiente.
Nella sceneggiatura il flashforeward è utilizzato abilmente per creare momenti di tensione narrativa. Gli ambienti interni nascondono eleganti giochi di colori (come nell’appartamento di Maryam) mentre gli esterni raffigurano una Roma fredda, molto diversa da quella cui siamo abituati: una città grigia e silenziosa. Una città in cui la solitudine di Hesam diventa tangibile.
I silenzi assordanti di un’umanità delicata
La forza di Verso la notte sta nella finezza della regia che riesce a operare in maniera incisiva con leggerezza e buon gusto. La recitazione è centrale, ogni elemento sembra costruito appositamente per esaltarla al meglio, anche nei lunghi momenti di silenzio (memorabile quello di Hesam che aspetta Maryam fuori dall’albergo) la tensione è palpabile.
Un esordio di alto livello, una storia intima e ben costruita che commuove per la sua delicata umanità.
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