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American Horror Story Double Feature: tra Red Tide e Death Valley, la recensione della nuova stagione

Come nei vecchi grindhouse, la nuova stagione della serie antologica si presenta con due storie differenti

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American Horror Story: Double Feature è la decima stagione della serie creata da Ryan Murhpy, divisa in due storie, Red Tide e Death Valley, disponibili su Disney Plus.

La Trama

Red Tide:

Harry Gardner, sua moglie incinta Doris  e la loro figlia Alma viaggiano da NWC a Provincetown, in Massachussets, per un viaggio di tre mesi.

Doris e Alma decidono di fare una passeggiata e vengono seguite da un uomo pallido che indossa un cappotto. Il commissario Burleson rassicura i Gardner che Provincetown sia un posto sicuro e che probabilmente si trattava solo di un tossicodipendente. Una notte, Harry si reca ad un bar locale, il The Muse, dove incontra Belle Noir  e Austin Sommers; la prima è una famosa scrittrice di romanzi erotici, il secondo è uno sceneggiatore.

Harry è deliziato dalla conversazione, che varia dall’arte alle ispirazioni, visto che passa tutto il suo tempo lavorando su uno script televisivo.

Di ritorno a casa, Harry viene aggredito dall’uomo pallido e, difendendosi, lo uccide. Il giorno dopo, i Gardner pianificano di lasciare Provincetown definitivamente, ma prima di partire, Harry riceve una chiamata da Austin che gli promette una “cura” per il suo blocco dello scrittore. Austin da ad Harry una bustina di plastica contenente pillole nere. Restio nel provarle, dopo una telefonata col suo agente che lo convince a restare a Provincetown e finire il suo script, Harry ne ingoia una davanti ad Alma.

Death Valley: nel 1954 ad Albuquerque, nel New Mexico, dei mulinelli di sabbia prendono forma dopo una presunta visita degli UFO. Il figlio di Maria Wycoff  viene sopraffatto da una presenza misteriosa e dice alla madre di non avere paura. Poco dopo anche Maria viene posseduta da questa presenza. A Palm Springs, in California, il Presidente Dwight D. Eisenhower  si dirige nel deserto con un convoglio militare per dare un’occhiata a un misterioso aereo abbattuto dall’aeronautica.

Scoprono accanto a questo Amelia Erhart viva, ma con segni misteriosi sulla schiena. La donna ricorda come i comandi dell’aereo da dove è stata avvistata l’ultima volta nel 1937 non funzionassero correttamente e afferma che, da quanto ricorda, le è stato tolto del sangue e le è stato messo qualcosa in corpo.

Infatti, Amelia, che dovrebbe avere circa 60 anni, risulta della stessa età di quando scomparve e incinta. I medici recuperano un corpo alieno dal relitto dell’aereo, ma dopo averlo studiato, vengono attaccati da una misteriosa creatura che li uccide entrambi.

Al giorno d’oggi, un gruppo di studenti, Kendall, Jamie , Troy  e Cal , è diretto verso il deserto, dove decidono di fare un campeggio senza cellulari. Arrivati, scoprono che un lago presente lí è stato prosciugato e un branco di bovini è stato ucciso e mutilato. Dopo un incontro con una luce accecante e con delle figure non ben identificate, tornati a casa, iniziano a provare nausea, per poi scoprire di essere tutti incinta (ragazzi inclusi) tramite dei test per la gravidanza.

La recensione

Dopo nove stagioni, un ottimo spinoff (American Crime Story) che a volte supera l’originale, e una serie collaterale (American Horror Stories) sfiatata, la celebre creatura di Ryan Murphy porta a casa un risultato altalenante per la decima antologia, quel Double Feature su cui si fantasticava mesi fa e che si presenta con dieci episodi per due stoyline differenti, Red Tide e Death Valley, rispettivamente i primi sei e gli ultimi quattro episodi.

AHS è stata fin dall’inizio un cortocircuito di altissimo livello: visivamente paginatissimo, il serial del creatore di Glee ha messo in piazza, come un pugno in faccia, gli orrori sepolti dell’America cosparsa di lustrini che nasconde lo sporco sotto il tappeto, quando rimosso fa rima con rimorso. Ma se il Crime prosegue nella sua indagine lucida e spietata dei casi giudiziari declinati nell’ottica dell’epoca della comunicazione (la nostra, la peggiore), il tronco principale ha subito qualche battuta d’arresto.

Forse dopo l’acme raggiungo con Roanoke e Cult, che serpeggiava nel malcontento dell’era Trump, era difficile continuare un discorso così ragionato e sottile sulla contemporaneità, mentre nello stesso tempo si doveva (?) costruire un meccanismo narrativo fascinoso e abbagliante: e infatti 1994 è stato un sonoro fiasco, fuori tempo e fuori luogo, senza brividi né vertigini.

Double Feature aveva quindi l’infame compito di riportare l’opera sui giusti binari dopo aver perso in parte i favori di un pubblico che aspettava di inorridire di fronte all’horror più spinto ma insieme rimanere spaventati dall’abisso morale ed etico che la serie spalancava. Ed in parte c’è riuscito, ma con risultati diversi come diverse sono le storie che sviluppa.

Red Tide parte benissimo, con le solite, straordinarie Lily Rabe e Sarah Paulson a portare avanti una storia fosca e fredda (per non dire frigida) che però si arena in più punti.

In questo senso, le prime tre puntate sono eccezionali: puntellate dai camei strepitosi degli affezionati Frances Conroy ed Evan Peters, sembrano voler raccontare -di nuovo- una storia di vampiri innestando sui succhiasangue una metafora neanche troppo velata sul momento creativo degli artisti: l’aura decadente e nostalgica degli interni si scontra con paesaggi lunari e spazzati dal vento, e pare davvero che i vampiri trovino nuove forme e nuove paure accanto alle riflessioni sul talento, la popolarità e sui limiti del lecito che un artista è disposto a violare. Peccato che all’improvviso la storia si afflosci su sé stessa toccando vertici insopportabili di lezioso autocompiacimento: i clichè iniziano ad ammantare tutto, con la sola giustificazione di dover vestire la serie di elementi perversi e morbosi.

Resta interessante però il discorso meta su cui AHS sembra insistere almeno da Roanoke: nei dialoghi abbondano termini come Netflix, episodio pilota, stagione, talento, sceneggiatura, suggerendo letture stratificate particolarmente interessanti se a porgerle è proprio una serie tv di successo.

Discorso diverso per la seconda parte della stagione, la decisamente più incisiva e appassionante Death Valley.

Perché è nel primo dei quattro episodi previsti che riscopriamo la vena autentica di Murphy, dissacrante e allucinata, anarchica e violenta, divertita ed etica, ma sempre terrificante e spiazzante.

Death Valley è un viaggio (esteriore e interiore) a metà strada tra illusione e realtà: la sceneggiatura riprende in mano, come nelle migliori occasioni, il Mito Pop americano e racconta di rapimenti extraterrestri, in una dimensione ai limiti degli istinti umani e di quello di cui si è capaci per raggiungere i propri obiettivi e preservare la propria vita.

Death Valley continua a costruire, anzi a fortificare, un universo narrativo consolidato, mostrando sempre più chiaramente il nucleo narrativo fin da Murder House, ovvero la riflessione su un immaginario che sembra sfiancato e invece è ancora vividissimo, capace di essere riattualizzato con nuove storie (qua è la volta della fantascienza classica degli anni Cinquanta e Sessanta): e se la spinta iniziale può sembrare addirittura naif -la visione maniche di buoni e cattivi-, lo sviluppo è esplosivo e appassionante, in un’ucronia tanto incisiva quanto affascinante.

AHS Double Feature

  • Anno: 2021
  • Durata: 10 stagioni, 113 episodi
  • Distribuzione: Fox, Disney Plus, FX
  • Genere: horror
  • Nazionalita: stati uniti
  • Regia: aavv
  • Data di uscita: 20-October-2021

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