Nella categoria Fuori Concorso della 39a edizione del Torino Film Festival, sarà proiettato domani Il Mio Anno Stranissimo, un delizioso mini documentario di Rai ragazzi, in cui alcuni ragazzi tra i dieci e i quattordici anni hanno saputo incapsulare con originali video pillole il loro 2020, una annata particolare, per loro, fatta di paure, frustrazioni, troppa solitudine e didattica a distanza (DAD).
Il film di Marco Ponti, nato da un’idea di Daniele Segre, è la risposta a un appello fatto dal regista ai ragazzi in cui chiedeva loro di raccontare il loro lockdown, armati solo di smartphone, tanta creatività e un pizzico di innocente protagonismo.

L’inquadratura iniziale del film, Il mio anno stranissimo di Marco Ponti.
Cosa emerge dal film
I ragazzi hanno espresso con estrema franchezza il forte senso di noia e alienazione che hanno provato studiando in DAD. “Non ho fatto nulla durante il lockdown”, tuona frustrato uno dei ragazzi riferendosi all’attività scolastica svolta al computer, mentre il sostantivo “nulla” si moltiplica sullo schermo a caratteri cubitali. Il senso di fallimento di questo tipo di didattica sembra unanime. Nessuno dei ragazzi, infatti, racconta cosa ha imparato attraverso questa nuova modalità di apprendimento, quasi a testimoniare la vacuità dei contenuti assorbiti in quei mesi, resi ancora più difficili dall’isolamento forzato tra le mura domestiche.
Tuttavia, il girato del film, editato in formati diversi nel rispetto delle modalità e della strumentazione anche limitata utilizzata dai ragazzi, assume un tono del tutto diverso, positivo, ottimistico e giocoso, quando raccontano come hanno occupato il tempo libero. Ogni loro video dimostra l’intraprendenza, l’ingegnosità e lo spirito di iniziativa di questi ragazzi. C’è chi racconta di aver finalmente imparato a cucinare, chi si è dilettato nella lettura o nel disegno, chi ha preferito i videogiochi o le costruzioni. C’è chi ha continuato a danzare o a praticare il proprio sport preferito e chi, tra i più fortunati, ha potuto vivere la natura assieme ai propri animali.
Facendo un bilancio
Il film mostra come questi ragazzi hanno appreso molto in questo loro “stranissimo anno”. Hanno imparato sicuramente a conoscere meglio loro stessi e cosa significa mobilitarsi per riuscire a riempire un vuoto temporale o una mancanza affettiva. Il documentario, quindi, non critica la DAD, né la scuola, ma solleva quesiti e problematiche sostanziali che hanno interessato una fascia di giovani durante la pandemia. Cosa ha o non ha funzionato per loro durante questo anno? Cosa li ha o non li ha aiutati? Perché il 2020 è stato così strano, al di là dell’emergenza sanitaria? Proprio grazie all’apporto creativo e sincero dei ragazzi, il documentario fornisce alcune possibili risposte, nelle quali risiede la bontà di questo gioiellino digitale realizzato da e per i ragazzi italiani della generazione Z.
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