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Torino Film Festival

‘Quattordici giorni’. Le imprevedibili sfumature di un addio

Torino, fuori concorso. Una commedia da camera, rappresentativa dei nostri tempi, sulle molteplici sfaccettature di una crisi. La coppia Trabacchi-Natoli, pronta alla separazione, è costretta a quattordici giorni d’isolamento in casa. Il diario giornaliero della fine di una relazione: proprio quando tutto è stato deciso, tutto può ancora sorprendere.

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Quattordici giorni

Quattordici giorni è scritto e diretto da Ivan Cotroneo, tratto dal romanzo 14 giorni. Una storia d’amore firmato dal regista e da Monica Rametta (La nave di Teseo), la quale è anche co-sceneggiatrice della pellicola. Il film, fuori concorso al Torino Film Festival, è prodotto da Indigo Film per Paramount+. L’autore è uno sceneggiatore versatile e ha firmato opere molto diverse tra loro come Paz!, L’uomo che ama, La prima linea fino alla serie Tutti pazzi per amore. Cotroneo, adesso, vince una sfida latente: raffigurare uno dei contesti più emblematici del nostro tempo.

Quattordici giorni d’isolamento

Roma, giorni nostri. Lorenzo e Marta (Thomas Trabacchi e Carlotta Natoli), avvocato e osteopata, dopo dodici anni di matrimonio, sono pronti alla separazione. Lui ha una nuova compagna e sta per andare via di casa. Siamo agli esordi della pandemia e alla coppia viene imposto l’isolamento per sospetto contagio. I due sono costretti a trascorrere questo tempo, insieme, nel loro appartamento. Per Marta è il momento di dichiarare al marito il suo dolore, per Lorenzo è l’occasione di rinfacciare all’altra le sue mancanze. Liti, cene a due, lavori domestici, palestra in casa, ricordi; i film condivisi e i libri che li dividono. Poi affiora la nostalgia, poi si contano di nuovo i giorni che mancano a Lorenzo per lasciare la casa.

Al termine dell’isolamento, nulla è cambiato: lui e lei sono ancora le stesse persone di quattordici giorni prima e Lorenzo è sull’uscio di casa, pronto ad andar via.

Quattordici scene, quattordici round

In Quattordici giorni, l’elemento comico tende a scolorire il dolore della crisi. L’impronta attoriale ricorda la sit-com; la recitazione pare spesso innaturale, in particolare nella Natoli. I personaggi tuttavia sono interessanti, complessi e ben lontani dagli stereotipi di coppia. La sceneggiatura è intensa, perfettamente segmentata nelle quattordici scene che compongono il severo schema narrativo. Gli argomenti di Lorenzo e Marta sono verosimili, gli scontri pungenti ma razionali e mai rabbiosi. Per l’intera durata del film, agli occhi della coppia, la separazione pare ormai un fatto compiuto, da metabolizzare; eppure il confronto è ancora serrato, interminabile e la densità di battute altissima; così, di riflesso, cresce la curiosità dello spettatore rispetto l’èsito di questa crisi.

La fotografia (Luca Bigazzi) si muove con destrezza dentro questa scenografia unica che è l’appartamento. Le inquadrature sono metodiche e ritmano ottimamente il racconto, incorniciando ogni scena con abilità.

Al centro della narrazione, questa intimità improvvisa e isolata dal resto del mondo: «la bolla» di cui parla Marta; un’intimità fatta di cenni di risata, lacrime represse e una fisicità a tratti rimpianta e a tratti respinta. L’attualità circonda la casa ma resta al di fuori; quel che accade all’esterno viene fugacemente immaginato e, durante una cena, di fronte al telegiornale, Lorenzo spegne la tv prima ancora che lo spettatore possa ascoltare le notizie.

Un dramma borghese contemporaneo

L’appartamento di Quattordici giorni è il laboratorio ideale in cui scucire e ricucire un rapporto interpersonale con ironia, risentimento e affetto; il film, certamente, può rappresentare solo una fetta della popolazione. Il regista ha ottenuto una forma di dramma borghese, molto piacevole e antiretorico.

Giunge il finale, e non importa che sia prevedibile o meno. In Quattordici giorni, la frattura diventa luogo di scoperta, sorpresa; una parentesi in cui gli errori possono essere perdonati o rievocati, le distanze colmate o esasperate e dove non si è mai abbastanza nudi.

Cos’è, in fondo, una crisi, se non la nuova pagina nella storia di un rapporto?

Quattordici giorni

Thomas Trabacchi e Carlotta Natoli in una scena del film.

Quattordici giorni

  • Anno: 2021
  • Durata: 100 minuti
  • Distribuzione: Indigo Film
  • Genere: commedia
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Ivan Cotroneo

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