Festival dei popoli

‘A Night of Knowing Nothing’ di Payal Kapadia: un viaggio onirico nell’India in bianco e nero

A Night of Knowing Nothing di Payal Kapadia, un viaggio onirico nell’India delle proteste studentesche. Un film di costruzione realizzato accostando diversi materiali video

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A Night of Knowing Nothing, documentario della regista indiana Payal Kapadia, è in concorso al Festival dei popoli di Firenze.
Il film racconta le proteste degli studenti indiani contro il governo nel corso degli anni. La trama prende avvio dal ritrovamento di una scatola in una stanza del Film & Television Institute of India. Al suo interno ci sono varie cose, fra cui materiale video, articoli di giornale e soprattutto lettere.

A Night of Knowing Nothing è viaggio nell’animo di “L”

Partendo da questo materiale, Payal Kapadia sviluppa una narrazione onirica accostando materiale d’archivio, riprese di manifestazioni e scontri fra gli studenti e la polizia.

Tutto questo è tenuto assieme dal punto di vista visivo dal bianco e nero, mentre a livello sonoro sentiamo una voce leggere estratti da alcune lettere.

Chi ci parla è “L”(la voce  di Bhumisuta Das) la proprietaria del materiale nella scatola, una ragazza che scrive al suo innamorato “K”, da cui è stata costretta a dividersi.

“Come potevo spiegare che la tua famiglia ti ha rinchiuso in una stanza impedendoti di uscire perché hai espresso il desiderio di sposarmi?”

Il peso della lotta in A Night of Knowing Nothing

Nel corso del film L esprime la difficoltà esistenziale di portare avanti una lotta per la giustizia sociale in un paese come l’India. In questo senso il film ha un tono distaccato, opaco e quasi onirico. Sotto i nostri occhi scorrono immagini di manifestazioni e rivolte, gli studenti si mobilitano, gridano slogan e la polizia li bastona e li arresta.

Tutto sembra distante, passato e presente si mescolano in una cacofonia di immagini e suoni. L commenta amaramente che dagli anni Settanta ad oggi nelle manifestazioni sono cambiati solo gli slogan, il resto è identico.

Lo sguardo della ragazza è cinico, disincantato; c’è la consapevolezza che ciò contro cui la sua generazione sta lottando, il mondo delle caste e della discriminazione religiosa, è qualcosa di profondamente radicato nel pensiero comune.

Il peso delle domande in A Night of Knowing Nothing

L’India che vediamo è un paese privo di colori ed esotismo, è un mondo in bianco e nero dove assistiamo a scene raccapriccianti che riportano alla mente il G8 di Genova.

Come può la lotta continuare in simili circostanze? Dove trovare le energie per andare avanti?  Queste le domande che la regista ci  lascia per mezzo di  “L”. Domande pesanti che chiudono una narrazione atmosferica dove la musica elettronica contribuisce a creare un senso di straniamento e di distanza.

Nonostante ciò, l’ultima scena di A Night of Knowing Nothing riprende la prima: Payal Kapadia ci mostra dei ragazzi che stanno danzando, liberamente, selvaggiamente; danzano a una musica che noi non possiamo sentire. Che sia quest’espressione di libertà un monito di speranza per il futuro?

Di seguito un’intervista al direttore artistico del Festival Alessandro Stellino.

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