In cinquecento copie numerate, CG Entertainment (www.cgentertainment.it) rende disponibile su blu-ray La decima vittima di Elio Petri nella sua versione restaurata. Un restauro digitale 2K realizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e dalla Cineteca di Bologna in collaborazione con Surf Film. Al servizio di una limited edition in slipcase cartonato che, insieme al disco racchiuso in custodia amaray, dispensa un interessante libro. Al cui interno, tra l’altro, abbiamo fotografie dal set e il soggetto originale dattiloscritto del film. Liberamente ispirato nel 1965 al racconto The seventh victim di Robert Sheckley per concretizzarsi in un apologo fantascientifico immerso in una futuristica Roma.
Apologo fantascientifico in cui, inizialmente, l’autore de I giorni contati intendeva lavorare su un’ipotetica borghesia alla maniera di 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick.
Apologo fantascientifico che sembra in un certo senso anticipare parte dell’idea di base della popolarissima serie horror La notte del giudizio. Basta pensare che s’immerge in una società in cui le guerre sono state abolite e, per dare sfogo all’aggressività dell’individuo, viene legalizzata la caccia all’uomo. Una società dove, una volta entrati a far parte di un club internazionale e accettate le regole, ogni membro può essere sia cacciatore che preda. Con onori trionfali concessi, come il titolo anticipa, a coloro che portano a termine l’eliminazione di dieci soggetti. E, senza perdere tempo, è fin dal prologo de La decima vittima che vengono poste in evidenza le diverse regole della “perversa” gara. Man mano che troviamo in scena un Marcello Mastroianni assurdamente biondo platino. Ovvero la nuova preda di Ursula Andress.
La sua decima preda, appunto, in un contesto che, tra l’altro, sembra aver precorso la sempre più cinica e disprezzabile era dei reality show. Spingendo inoltre a pensare che Stephen King ne sia stato sicuramente influenzato per scrivere il suo romanzo L’uomo in fuga. Romanzo da cui, nel 1987, Paul Michael Glaser ha derivato L’implacabile con Arnold Schwarzenegger. Perché è chiaramente una denuncia rivolta ai media e al sistema capitalistico che vuole l’essere umano ridotto a merce di consumo ad emergere dalla visione. Mentre il bianco si rivela il colore dominante in scenografie manifestanti un certo sapore pop dovuto, probabilmente, anche al decennio degli spy movie proto-James Bond.
Scenografie che ospitano un valido cast comprendente, tra gli altri, Elsa Martinelli, Salvo Randone e Massimo Serato. Oltre che valorizzate dalla bella fotografia a firma di Gianni Di Venanzo.
Aspetto, quest’ultimo, destinato a rappresentare un ulteriore pregio di un vero e proprio classico, che è tale non solo per la sua grande originalità di plot. Ma anche a causa della non poco innovativa commistione di generi, comprendenti addirittura la commedia (viene perfino citato un Lungotevere Fellini). Un classico che, oltretutto, accanto al trailer annovera nella sezione extra del disco in alta definizione l’esauriente documentario Elio Petri, appunti su un autore. Documentario datato 2005 costituito da interviste a colleghi e conoscenti del cineasta romano, a cominciare da Giuliano Montaldo e Gillo Pontecorvo. I quali anticipano Robert Altman, Bernardo Bertolucci, Ennio Morricone,Francesco Maselli, Marco Risi, Giancarlo Giannini, Furio Scarpelli, Dante Ferretti, Vanessa Redgrave, Flavio Bucci e tanti altri. Fino a Franco Nero, che arriva a definire colui che ci ha regalato La decima vittima il più grande regista italiano del passato.