‘I’m Fine (Thanks for Asking)’, ritratto di una donna e madre
Presentato al RIFF 2021, I'm Fine (Thanks for Asking) è una sgargiante commedia che contiene la drammatica storia di una giovane donna sola con figlia a carico
Proiettato al RIFF 2021, I’m Fine (Thanks for Asking) è il colorato – vero – esordio nel lungometraggio di Kelley Kali, supportato da Angelique Molina.
I’m Fine (Thanks for Asking) – Trama
Danny (Kelley Kali), parrucchiera rimasta vedova da poco tempo, e la sua piccola figlia Wes (Wesley Moss) di 8 anni, vivono accampate in una tenda poco fuori la città. Per prendere in affitto un nuovo appartamento, Danny ha bisogno di altri 200 dollari, e per racimolarli fa di tutto, anche la rider sui pattini a rotelle. Alla fine della giornata, non riuscendo a raggiungere quella cifra, decide di fare la scelta più drastica.
Kelley Kali regista
Al netto dei giudizi critici che I’m Fine (Thanks for Asking) può suscitare, la pellicola va menzionata per due fattori: essere un vivido tassello da inserire nel genere afroamericano e segnare il vero esordio nel lungometraggio di Kelley Kali, coadiuvata da Angelique Molina.
Prevalentemente produttrice, la Kali si era fatta le ossa registicamente con due cortometraggi: The Discovery of Dit Dodson (2016) e Lalo’s House (2018); e poi aveva preso parte nell’affollato (ben 9 registi) The Adventures of Thomasina Sawyer (2018).
Con questo lungometraggio, che possiede un movente molto più personale, la Kali può riallacciarsi a quelle tematiche sociali della cultura afroamericana a cui aveva dato precedentemente un convinto contributo.
Come produttrice con Home Girls (2015), diretto da Elizabeth Cirillo, in cui due donne cercano di lasciarsi alle spalle il loro passato e tentare di ricominciare una nuova vita, e come regista con il già citato Lalo’s House, basato su una storia vera, ovvero il traffico sessuale dietro un orfanatrofio cattolico.
I’m Fine (Thanks for Asking), dietro la patina di colorata e rollante commedia, contiene la storia di una giovane donna rimasta vedova, con una piccola figlia a carico, che deve ricominciare da capo facendo leva sulla sua forza di carattere, mentre intorno a lei la società (la cultura afroamericana) è quasi rimasta la stessa, con un imperante maschilismo, a cui non tutte le donne sono capaci di reagire.
Spike Lee e John Singleton
Archiviata ormai la stagione della Blaxploitation, cinema per neri ma principalmente genere che sfornava prodotti per soli uomini (azione e seni nudi), il cinema afroamericano dagli anni Ottanta in poi ha affrontato la propria cultura con maggiore attenzione, cercando di mettere da parte gli stereotipi, spesso creati proprio dal cinema (esempio lampante la Mami di Via col vento).
Di questo genere Spike Lee è certamente il miglior cantore, recepito anche dal pubblico bianco. Storie di quartiere, ma anche di vicende politiche, oltre a saper mettere in rilievo le figure femminili in ambienti prettamente maschili. Anche John Singleton ha avuto la sua importanza, ma non è mai riuscito, dopo il suo folgorante esordio, a imporsi come nuovo autore afromericano.
Ambedue vengono citati nei dialoghi, attraverso la menzione dei loro due film più noti: Fa’ la cosa giusta (Do the Right Thing, 1989) e Boyz n the Hood – Strade violente (Boyz n the Hood, 1991). A questi due, andrebbe aggiunta anche la scena in cui il barbiere (Ira Scipio) battibecca con il cliente (Lamar Usher).
Un episodio che rievoca La bottega del barbiere (Barbershop, 2002) di Tim Story e con Ice Cube, tassello filmico fondamentale per comprendere la società degli uomini afroamericani nei propri ambienti cardine.
I’m Fine (Thanks for Asking): critica al maschilismo afroamericano
I’m Fine (Thanks for Asking) è chiaramente un film femminile, incentrato sulla protagonista ma che carrella, attraverso le pattinate della protagonista, anche su altre donne, fornendo dei piccoli e vivaci ritratti.
I pochi uomini presenti nel racconto (3 + il ladro), sono sullo sfondo; eppure, quando entrano in scena, rapportandosi con Danny, prendono il sopravvento. Sono tre figure che mostrano come tutt’oggi, in quella cultura, la donna viene vista ancora come un oggetto sessuale.
Esemplificativa, in tal senso, la scena in cui Chad (Deon Cole) cerca di abbordare Danny, sfogliando banconote di grosso taglio per ingolosirla. Il triviale Chad è un maschio che pare uscito direttamente da Boyz n the Hood.
Significativa anche la battuta del barbiere, disposto a dare a Danny qualche dollaro in più per la catenina ceduta se uscisse dal suo negozio sui pattini a rotelle in modo sexy.
Ma qualche critica negativa la Kali, autrice della sceneggiatura assieme ad Angelique Molina e a Roma King, la riserva anche alle donne, poco propense a ribellarsi a questo status quo culturale.
Il personaggio di Brooklynn (BK Marie) ne è il fulgido esempio, poiché decanta a Danny le qualità di questo fantomatico Chad (protagonista di una volgare corte a Danny) senza accorgersi che invece l’uomo è semplicemente un essere triviale. Brooklynn rappresenta quelle donne che accettano tutto da un uomo (anche la violenza), purché abbia i soldi.
I’m Fine (Thanks for Asking), pregi e difetti
I’m Fine (Thanks for Asking) ha un’estetica molto anni Ottanta con colori sgargianti, dalla fotografia curata da Becky Baihui Chen fino agli oggetti di scena (la maglietta abbagliante della protagonista).
Anche i titoli di testa, in cui la Kelley Kali si mostra abile pattinatrice per le strade della città, marcano questa “sfumatura” Eighteen e rievocano i titoli di coda di Qualcosa di travolgente (Something Weird, 1986) di Jonathan Demme. Una scelta che comunque rimane esteriore, perché il plot aderisce al presente.
Una contemporaneità marcata anche dai personaggi che indossano le mascherine e rispettano le distanze di sicurezza, anche se il tema del Covid-19 non viene mai tirato in ballo (fortunatamente).
Il problema di I’m Fine (Thanks for Asking), scorrevole come le pattinate della protagonista, ma meno virtuoso di quanto promette, è nell’inserire un paio di argomenti di troppo nella storia.
L’episodio dello sballo, con relativa rimembranza visionaria in stile Trainspotting(1996) di Danny Boyle, è divertente in sé, ma non è funzionale all’economia del racconto come anche il personaggio del ladro, che dovrebbe aggiungere una nota di tragedia al dramma che sta vivendo la protagonista.
Quello che manca soprattutto nel film è un viscerale approfondimento sulle difficoltà vissute da una donna rimasta vedova che deve lottare per la sopravvivenza della sua famiglia. L’argomentazione rimane sempre un po’ superficiale.
I'm Fine (Thanks for Asking)
Anno: 2021
Durata: 90'
Distribuzione: Film Sales Company
Genere: Commedia
Nazionalita: Stati Uniti
Regia: Kelley Kali Angelique Molina
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