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Festival dei popoli

‘First Time’ il viaggio senza fine nel film di Nicolaas Schmidt al Festival dei popoli

Un lungo e interminabile viaggio alla scoperta di una città e, anche, di un amore

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first time festival dei popoli

Mediometraggio in concorso al Festival dei popoli 2021 (qui per il sito e qui per il programma), First Time di Nicolaas Schmidt cerca di raccontare una città in maniera insolita. Forse fin troppo.

First Time al Festival dei popoli 2021: la sinossi

Tutto inizia con una serie di spot anni ’80 mixati insieme, prosegue con lo schermo completamente arancione, per poi terminare con l’inquadratura fissa su un giovane, al quale se ne aggiunge presto un altro, su un treno. Dalla posizione in cui si trova la macchina da presa è possibile vedere il panorama fuori dal finestrino e, in qualche modo, attraversare la città.

Un documentario insolito

Sicuramente un modo fuori dagli schemi di considerare il documentario come lo si è sempre inteso. Con il suo First Time, presentato al Festival dei popoli, Nicolaas Schmidt fa riflettere proprio sul genere stesso. Si può raccontare, in maniera documentaristica anche senza uniformarsi alle regole classiche del cinema di questo genere. E soprattutto si può raccontare senza parlare, senza commentare, senza avvalersi di qualcosa di diverso dalla pura e semplice immagine (fatta eccezione per suoni e musica).

Un viaggio nella città o solo un’attesa infinita?

L’intento del regista con First Time al Festival dei popoli è probabilmente quello di portare lo spettatore a visitare la città attraverso il viaggio in treno e, più precisamente, attraverso le immagini che scorrono dietro al finestrino. Immagini che, per come è collocata la macchina da presa, sembrano creare una situazione di metacinema. Lo spettatore vede contemporaneamente i due ragazzi e le immagini che scorrono accanto a loro. Ma l’eccessiva lunghezza e la (solo apparente) staticità tendono a creare l’effetto contrario: confondere il pubblico.

Immobilizzato dall’inquadratura fissa, la sensazione dello spettatore è quella di voler evadere, uscire, scappare e mettere il punto a un viaggio che dura da fin troppo tempo.

First Time al Festival dei popoli: un contrasto esagerato

Interessante è sicuramente l’avvicinamento di immagini, suoni e mondi completamente diversi, quasi opposti. La prima sequenza mostra, come detto, una serie di spot mescolati e uniti insieme, colorati, vivi, allegri, con in sottofondo una canzone dalla quale è ripreso il titolo del film. Vengono mostrate persone che si ricongiungono, che si danno la mano, che si abbracciano, che si cercano e si trovano. Il tutto in mezzo a un amore presente, anche se non mostrato direttamente. A contrastare ciò, tutto il resto del film: 40 minuti di immobilità e staticità. Nell’intento del regista c’è l’idea di mostrare una sorta di amore, non per forza da intendersi nell’accezione vera e propria del termine. I due ragazzi protagonisti si incontrano, si scrutano e, seppur nel silenzio e nell’immobilità, si conoscono. Ma il protrarsi dell’immagine e della narrazione è eccessivo, anche per raccontare tutto questo.

L’intento rivoluzionario c’è sicuramente, ma forse non basta per fuoriuscire veramente.

Leggi anche: Festival dei popoli 2021: intervista al direttore artistico Alessandro Stellino

Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli

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