Latta e cafè potrebbe sembrare un documentario per gli addetti ai lavori di architettura e design. Sbagliato. Antonello Matarazzo, ottimo background in video e video installazioni, realizza un interessante ritratto di Riccardo Dalisi, presentato al festival del cinema di Roma del 2009 (L’Altro Cinema-Extra). Chi è Dalisi? Una figura di spicco e di eccellenza nel panorama internazionale dell’arte contemporanea. Classe 1931, attivissimo nel campo del design, della scultura, della pitture e del teatro, spiana strade e percorsi per la cosiddetta “arte povera”.
Fondamentale il rapporto con la sua Napoli, che Matarazzo delinea delicatamente, dove Dalisi ha dato vita a laboratori di strada coinvolgendo ragazzi e bambini dei quartieri disagiati. Davvero un personaggio proiettato tra passato e futuro: alla base del su lavoro c’è la concezione dell’architettura e dell’arte come attività eco-compatibili, nel rispetto dell’ambiente degli altri. Nessun artigianato utopistico. Nel 1979 la ditta Alessi incarica Dalisi di produrre una versione della caffettiera napoletana, partendo dalla collaborazione quotidiana con lattonieri e ramaioli della città partenopea. La caffettiera entra in produzione e Dalisi diventa internazionalmente noto.
Una piccola sconfitta per i detrattori della possibilità di un design che sia arte e funzionalità. Impreziosiscono il documentario gli interventi di Ferruccio But, Gillo Dorfles, Alex Zanotelli, Serge Latouche, Alba Cappellieri e tanti altri.
Natasha Ceci
Tra arte povera e design d’avanguardia, tra riconoscimenti a livello internazionale e indomita attenzione nel conservare il patrimonio della tradizione locale, Riccardo Dalisi ha fatto di una creatività che nasce dal riciclo dei materiali e dal recupero dell’uso delle mani – una manualità a forte rischio con l’avanzare della smaterializzazione digitale dell’arte – la sua scelta di vita.
Artista napoletano, architetto, autore de L’architettura dell’imprevedibilità e creatore tra le altre cose del design della caffettiera Alessi, Dalisi è ora al centro di Latta e cafè, documentario prodotto da Aurelio De Laurentis (a quanto pare, per una volta, capace di inoltrarsi in qualcosa di diverso d’un cinepanettone) e diretto da Antonello Matarazzo, attento ricercatore in campo visivo, autore nell’ultimo decennio di numerosi cortometraggi, lavori di videoarte e installazioni in cui integra vari media (fotografia, pittura, video, suoni, etc…), mescolando cura estetica a indagine antropologica sui corpi.
Tra autorevoli elogi all’impegno profuso da Dalisi in campo sociale e artistico e salti nello spirito ancora “infantile”, giocoso e iperattivo di un quasi ottantenne pervaso da una irresistibile carica di fiducia nell’uomo, il film procede con l’irriverenza di chi, come Matarazzo, opera con un approccio laterale alla regia cinematografica, tale da permettergli di ri-leggere e ri-animare attraverso il video l’esuberanza fuori dalla righe di Dalisi, di cui più che le tappe di una vita, si raccontano i sommovimenti di uno spirito e le scelte di un metodo lontano da qualsiasi precetto accademico.
Con il supporto di Bruno Di Marino, voce e corpo al servizio di una indagine tra i labirintici meandri dello studio e del pensiero dell’artista napoletano, si passa dalle maschere grottesche ai laboratori a “partecipazione creativa” organizzati con i bambini delle periferie metropolitane – il Rione Sanità di Napoli – , dalla storia della nascita delle marionette di latta sino al recupero delle botteghe artigiane (lattonai e ramaioli) di Rua Catalana. Il tutto rivendicando sempre un insostituibile contatto ravvicinato con le cose e le persone (facendo pensare a Munari e Zavattini) e allargando il lavoro ad un contesto sociale alla ricerca di un rilancio attraverso nuove vie: la decrescita teorizzata da Serge Latouche, ma anche – e questo è il caso sia di Dalisi che di Matarazzo – la possibilità di ri-generare il reale per mezzo di un uso mai domo della sperimentazione e della ricerca.
Salvatore Insana