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‘Friends and Strangers’ di James Vaughan su MUBI, la grande piattezza in Australia

Presentato alla 68esima edizione del Sydney Film Festival, il film d'esordio del regista australiano allude, con divaganti sketch di algida ironia e asciutto umorismo, allo spaesamento di un millenial nella vacuità della declinante civiltà dei consumi

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Friends and Strangers: Ray e un ricco signore

Era naturale che Friends and Strangers di James Vaughan, disponibile su MUBI dal 10 novembre, venisse proiettato al Sydney Film Festival, visto che proprio tra le strade della metropoli ambienta larghi tratti del suo racconto. Che non è, in realtà, un racconto. Semmai, un bighellonare tra sketch e assenza di eventi, in mezzo ai quali cogliere – se si appartiene alla categoria degli spettatori volenterosi – un qualche significato più o meno ingegnoso: più o meno, il disorientamento annoiato dei millenials nella declinante civiltà del consumismo. Non si sarà annoiato il pubblico australiano, considerando che alla 68esima edizione del festival di Sydney Friends and Strangers è risultato tra i cinque film più votati. Una scommessa apparentemente vinta, dunque, questo esordio semi-sperimentale, piuttosto bizzarro, che gioca a mascherare la sua critica socio-esistenziale. E che sarà anche tremendamente intelligente, ma forse è un po’ monocorde come la gente che racconta.

Il trailer e la trama

Ray (Fergus Wilson) e Alice (Emma Diaz) si sono incontrati casualmente e, dopo aver girovagato per la città, hanno deciso di andare in campeggio. Durante il viaggio, una serie di maldestri approcci romantici e di singolari incontri genera disagio e tensione tra i due. Di ritorno a Sydney, qualche tempo dopo, Ray e un amico si dirigono verso un quartiere ricco della città per un’intervista di lavoro: i due sono candidati a girare il filmino del matrimonio di una promessa sposa, figlia di famiglia (Amelia Conway). Ma la macchina, per strada, fa le bizze; e quando i due giungeranno a destinazione, l’incontro sarà piuttosto surreale.

La noia giovane 

Camminando per strada, all’angolo di un quartiere dove è arrivato per caso dopo la sosta forzosa dell’auto in panne, Ray nota una busta della spazzatura adagiata all’angolo della strada. Si avvicina, ci curiosa; ne estrae una pallina da tennis, con la quale giochicchia prima di lasciarla rotolare per il viale. È solo una delle scene rappresentative del fare abulico e distratto di Friends and Strangers. Nella prima parte, il campeggio improvvisato – rigorosamente per caso – di Alice e Ray sembrerebbe indirizzare il film a una sorta di mumblecore di giovanotti in crisi, che recitano a mezza voce, in maniera naturale, senza che nulla accada davvero. Un dialogo ne riassume l’incerto vagare:

(Alice) Allora, qual è il piano?
(Ray) Non lo so. Possiamo fare quello che vogliamo.

Ma non è quel filone di film dal racconto piano, tutto fluire e cesello di dettagli. Non c’è l’immediatezza di Rohmer, né il sottile romanticismo di Linklater; né, soprattutto, la profonda verità di Hong Sang-soo. Friends and Strangers è più una straniante “sagra del cazzeggio giovanile“, consapevole – con gelida ironia – del suo strategico girare a vuoto. La scena della pallina da tennis termina con la camera fissa sul vento che agita le foglie, specie di parodia del film d’autore. Come a dire: il match point è non prendersi troppo sul serio.

Civiltà dell’immagine, o immagini della civiltà

Ma la serietà c’è: nel senso di un sottotesto tematico. In un film volutamente incolore, è evidente la critica al piattume emozionale e cerebrale del bianco benestante. Anche se celati per larghi tratti nell’impassibilità del suo umorismo deadpan, gli indizi appaiono seminati proprio sul versante dell’essai, dell’artistico, dell’immagine. Il film si apre con la camera fissa su gente che riposa in riva alle acque, con una palette e una disposizione da tableau vivant che cita fin troppo smaccatamente la borghesia parigina di Georges Seurat e della sua Grand Jatte – anch’essa raggelata e osservata con distacco. Ci saranno anche dame con l’ombrellino, o l’ombrellone.

Friends and Strangers: due ragazze sotto un ombrellone

Le statue che punteggiano piazze e strade, su cui la regia insiste in una serie di sequenze mute, effigiano eroi e padrini della stessa civiltà contro la quale si scaglia il vedovo del campeggio nel suo monologo sul declino della vita culturale australiana. E nello stesso contesto, Ray e Alice incontrano anche un bislacco signore che suggerisce ai due giovani di andare a vedere certi “schizzi aborigeni” che si trovano nei paraggi, con lo stesso qualunquismo con cui s’inviterebbe a vedere un cinepanettone.

Friends and Strangers: statua a Sydney

Nella villa dei ricconi, poi, spiccano con evidenza ritratti di Francis Bacon, il maestro per eccellenza dell’alienazione e del disagio di vivere nell’arte del ‘900. È lo stesso padrone di casa a profilare la sociologia del quartiere:

Tutti quelli che abitano qua hanno a che fare con la finanza. Usura, nel vecchio gergo

Di tanta civiltà, questo resta: il conto in banca, una casa vetrata vista oceano, i tombini stracolmi di spazzatura, le bottigliette di plastica – come quella che Ray perde a inizio film, e che finisce in un mucchietto di altri contenitori di plastica. Un’insistenza sui rifiuti che suona tanto come il de profundis del presunto progresso: una ricchezza che è vacuità, consumismo, vuoto interiore. Infine: vuoto filmico.

Tanto rumore per nulla

Perfino il linguaggio si svuota. Campionando la sceneggiatura di Friends and Strangers, si osserva come James Vaughan metta in bocca a Ray una miriade di “non lo so”, “tipo”, “forse”, “magari”. La parola chiave, in un surreale scambio di battute sul futuro, diventa “un fico secco” (e la sua traduzione: “niente“). Se la lingua come strumento di referenza del mondo si trova a dire di un mondo grigio, essa stessa diventa indeterminata, sprofonda nell’abisso dell’inconsistenza. C’è una sola parola su cui si sottilizza, e ha a che fare coi soldi. Il padrone della villa chiede a Ray se il suo lavoro di videomaker gli frutti molti guadagni, e Ray lo definisce “remunerativo”. L’uomo lo corregge: “redditizio”. E parte una piccola disputa sul termine giusto da usare: ovviamente oziosa. Il tutto, mentre risuona dal vicino abitato un’inquietante cacofonia di archi di un musicista che fornisce l’involontaria colonna sonora horror alla commedia della vanità.

Friends and Strangers: shooting fotografico

Nella sospensione della sua ironia distaccata e nell’apparente casualità della sua debole linea narrativa, Friends and Strangers invita lo spettatore a una riflessione sull’apatia dei millenials nel declino di una civiltà nata dallo scippo identitario del colonialismo e diretta verso la mediocrità del consumo. Brillante, a suo modo. Ma per raccontare questo nulla, era davvero necessario scegliere la forma così poco amichevole delle allusioni intelligenti in mezzo a una storia così piatta e sfilacciata?

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Friends and Strangers

  • Anno: 2021
  • Durata: 82'
  • Distribuzione: MUBI
  • Genere: Commedia, drammatico
  • Nazionalita: Australia
  • Regia: James Vaughan
  • Data di uscita: 10-November-2021